Perché leggere questo articolo? Sempre meno giovani scelgono pensioni integrate. Alberto Frau, Professore di Economia Aziendale all’Università degli studi di Roma “Foro Italico”, spiega il motivo a True-news.it. “Manca la cultura del gruzzoletto del passato. I giovani vivono sopra le aspettative e non guardano al futuro”.
L’indagine Acri-Ipsos per la Giornata del Risparmio mostra un quadro disarmante sul futuro dei giovani. Gli under-40 non scelgono più le pensioni integrative: solo il 7% investe in azioni. L’ottimismo è tornato ai livelli pre-Covid, ma oltre la metà sceglie la liquidità, e chi investe va sul sicuro. Le pensioni preoccupano i giovani, che però non si attivano. Alberto Frau, Professore di Economia Aziendale all’Università degli studi di Roma “Foro Italico”, spiega il motivo a True-news.it.
Professor Frau, l’Italia non è un paese per giovani che vogliono andare in pensione. Come mai?
Guardi, io non ho figli, quindi la valutazione che posso dare è sulla base delle centinaia di studenti che ho avuto in trent’anni di carriera universitaria. I ragazzi di oggi hanno tutta una serie di atteggiamenti nei confronti del rischio piuttosto bassi. Non percepiscono il loro futuro. vivono una vita molto spesso agiata, che non li predispone alla tutela della pensione integrativa.
E’ una questione culturale?
Prevalentemente culturale. Hanno facce sgomente quando spiego loro i contributi previdenziali alle pensioni che dovranno percepire. Eppure, non concepiscono la via d’uscita dell’integrazione. La colpa è anche della famiglia se sentissero parlare del proverbiale “gruzzoletto” da mettere da parte, forse qualcosa farebbero. Ai ragazzi servirebbe un bombardamento di educazione finanziaria. Invece insegniamo loro una marea di nsegniamo una serie di “Minchionate”.
La scuola potrebbe educare i giovani alla pensione?
Va fatto un discorso pasoliniano. Cinquant’anni fa, nei suoi Scritti Corsari, Pasolini si scagliava contro insegnamenti inutili e a favore di un’educazione civica. E il funzionamento di tasse e pensioni sono educazione civica. Andrebbero insegnati a scuola al posto di tante cose di cui ai ragazzi non frega nulla: stanno ore sul Congresso di Vienna e poi non sanno chi sia Aldo Moro. Io li prendo in giro: li chiamo “fagiani di allevamento”, che non hanno mai visto cosa c’è fuori recinto.
Eppure, non eravamo un paese di risparmiatori?
Lo era quello dei nostri nonni. Il mio era nato prima della Grande Guerra, negli anni ha messo da parte il gruzzoletto e si è fatto la casa. Però ha anche avuto per tutta la vita un solo paio di scarpe e un abito solo alla volta. Oggi quale ragazzo si metterebbe a mangiare pane e olio per risparmiare in vista della pensione? Certo, il sistema un tempo era diverso e non c’erano le spese mostruose di oggi.
Il costo della vita quanto incide sulla rinuncia a pensioni integrative?
Enormemente. E’ senza dubbio un fattore scatenante dell’attuale stato delle cose. Gli stipendi in proporzione alla vita sono bassissimi. Tra spritz, vacanze e rate delle vacanze, i ragazzi non hanno più soldi per la pensione. Quando riescono a versare 200 euro al mese, a conti fatto, parliamo di 2500 euro l’anno. Tra quarant’anni – ammesso e concesso che si possa andare in pensione ancora verso i 70 anni, cosa che dubito – non garantiranno nulla. I giovani inizialmente andrebbero spaventanti parlando loro del futuro che gli aspetti. Così almeno potrebbero cercare una qualche salvaguardia. Come è stato fatto con la patente a punti: il terrore a garantito un po’ di salvezza sulle strade.
Certo che risparmiare per andare forse in pensione a 80 anni…
E’ un discorso che capisco. I governi hanno capito che la vita media si allunga e che il sistema pensionistico è insostenibile. Il problema è il “paradosso pensionistico” del sistema italiano. Le classe giovane che dovrebbe alimentarlo è sempre meno popolosa e ha la zavorra delle classi vecchie. Da una parte non entrano soldi, dall’altra le pensioni costano. L’unica via d’uscita è quella drastica all’americana, ma tra 40 anni avremmo una massa di accattoni che creerà disagio sociale ingestibile.
Per concludere, cosa si sente di consigliare ai giovani?
Meno spritz e un piano d’accumulo. Mi rendo conto che servirebbe investire una cifra davvero importante, anche 40-50 mila euro perchè tra 40 anni un giovane possa avere una rendita di 1500 euro euro al mese. Ma è il loro futuro, è giusto che cerchino di investirci. Certo, in passato era più semplice. Pensi che ai tempi di Programma Italia, lanciato da Ennio Doris nel 1983-84 con 2 milioni di lire eri considerato un nababbo. Oggi coi 1200 euro equivalenti, non si farebbe nulla.