Perché questo articolo potrebbe interessarti? In questi giorni si fa un gran parlare dei Brics. Ma che cosa sono? E qual è il loro vero obiettivo?
A Brasile, Russia, India, Cina e Suadfrica, a partire dal gennaio 2024, potrebbero aggiungersi altri sei Paesi. In occasione del recente summit dei Brics tenutosi a Johannesburg, Argentina, Egitto, Etiopia, Iran, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti hanno formalmente ricevuto l’invito per poter aderire al gruppo.
Ma di che gruppo stiamo parlando? Quali sono i suoi obiettivi? E quali le conseguenze delle sue mosse sul mondo intero? Partiamo dal presupposto che, quando l’acronimo fu coniato nel 2011 dall’economista della Goldman Sachs, Jim O’Neill, l’etichetta includeva Brasile, Russia, India e Cina.
Nazioni, insomma, considerate economie in rapida crescita che avrebbero dominato collettivamente l’economia globale entro il 2050. Oggi, dopo 12 anni, il contesto globale è cambiato. Così come le finalità dei membri di questo particolare club alternativo all’Occidente.
Il ruolo dei Brics
C’è chi lo considera una sorta di anti G7 e chi un’accozzaglia di Paesi riuniti senza alcun collante. La realtà ci dice che i Brics non sono niente di simile. Non sono un G7 alternativo, perché il gruppo dei Sette, oltre ad aver ben più influenza globale, è compatto su un numero elevato di tematiche. Non sono neppure una copia dell’Unione europea, visto che l’Ue ha una moneta comune e basi fattuali.
Come se non bastasse – ed ecco un’altra particolarità – i membri del gruppo delle economie emergenti non decidono niente di comune accordo. Né dal punto di vista militare né in nessun altro ambito, compreso quello economico.
In ragione di un simile contesto, possiamo affermare provocatoriamente che i Brics non esistono. Almeno per il momento, e in attesa che il gruppo rafforzi le proprie fondamenta, facendo sì che il minimo comun denominatore dei membri superi le divergenze reciproche tra gli stessi.
Ricordiamo, infatti, che nello stesso club troviamo India e Cina, ovvero due grandi rivali geopolitici, mentre le politiche estere di Pechino, Mosca, Brasilia e Nuova Delhi non potrebbero essere più divergenti.
Obiettivi e aspettative
Il collante che unisce i membri Brics coincide con l’auspicio di creare un ordine globale alternativo a quello, a trazione occidentale, presente dal termine della Seconda Guerra Mondiale. Significa, quindi, che questi Paesi intendono dare vita ad un’architettura economica e istituzionale alternativa, parallela, capace di venire incontro alle esigenze di popolazioni enormi per decenni lasciate ai margini del piano decisionale. Per il momento, tuttavia, non esiste niente di concreto sul tavolo. Neppure l’ipotesi della creazione di una fantomatica valuta comune.
Dal canto loro, i Brics potranno risultare credibili se nessuno dei membri cercherà di lanciare un’opa sull’intero gruppo. A quel punto, questi governi potranno compattarsi secondo il modello dell’Opec. Con la differenza che, anziché ragionare solo in termini petroliferi, potranno essere prese in considerazione le principali risorse energetiche del mondo, e cioè l’unico carburante che i singoli membri possono offrirsi l’uno l’altro. Può resistere alla prova del tempo un gruppo che si basa soltanto sullo scambio di risorse? È questa una delle grandi domande che, al momento, non ha risposta.