Perché questo articolo potrebbe interessarti? Il prezzo del gas in Italia ha subito una fiammata dopo l’escalation nel Mar Rosso. Nell’arco di un giorno i trader hanno tuttavia ridimensionato il potenziale impatto del blocco traffico merci nella suddetta regione marittima. Quanto c’entra la speculazione e quanto le tensioni in Medio Oriente.
Che cosa sta succedendo al prezzo del gas? In seguito alle tensioni verificatesi nel Mar Rosso, una delle rotte commerciali marittime più importanti al mondo, si sono registrati aumenti potenzialmente preoccupanti. Per quanto riguarda l’Italia, il 18 dicembre il suo prezzo ha chiuso in rialzo oltre i 35 euro megawattora mentre in Europa ha superato i 37 euro.
Il giorno seguente, tuttavia, il valore dell’indice Igi (Italian gas index) è stato pari a 37,34 euro. Preludio ad un continuo aumento? La risposta sembrerebbe essere negativa, a giudicare dal prezzo poi sceso ai minimi.
“A mio avviso queste “punture di spillo” – che sembrano già rientrate – sono speculative e nulla di più. Ci vedo poca sostanza. È tuttavia importante capire da dove arrivano le consegne e quali sono i contratti. La regola generale è che il gas importato via tubo è regolato da contratti a lungo termine. In quel caso ci sono delle protezioni su un eventuale aumento prezzi. Dall’altra parte, quello del gas naturale liquefatto è un “mercato spot” ed è molto impattato dai prezzi. Ci sono navi, giusto per fare un esempio, che in mezzo al mare girano la loro prua e si dirigono verso i mercati che pagano di più”, ha spiegato a true-news.it Amedeo Maddaluno, consulente economico ed analista geopolitico.
Le variabili che incidono sul prezzo del gas in Italia
I trader hanno insomma recente ridimensionano l’eventuale impatto del blocco traffico merci nel Mar Rosso sulle forniture di idrocarburi all’Europa. Dopo la corsa del 7%, sul mercato di Amsterdam, di riferimento per l’Europa, il future sul metano con consegna a gennaio è sceso dell’8%, a 32,5 euro megawattora, aggiornando così i minimi da oltre due anni.
A cosa si devono, allora, questi sbalzi? “L’Italia ha approvvigionamenti di gas che hanno principalmente origine, per quanto riguarda il gnl, dal Qatar, in massima parte. Poi abbiamo l’Azerbaigian, il cui gas arriva tramite tubo. Con entrambi abbiamo contratti negoziati. Tra le variabili che incidono sul nostro mercato del gas troviamo, tra le altre, la domanda complessiva e il contenuto dei suddetti contratti già stipulati. Queste variabili hanno un impatto indipendentemente da quanto viene deciso sulla piazza olandese”, ha puntualizzato Maddaluno.
Il mercato di Amsterdam, il cosiddetto TTF (Title Transfer Facility), è infatti un benchmark, ovvero un punto di riferimento. Non è un Vangelo e, soprattutto, non negozia tutti i flussi di gas ma solo alcuni.
I rischi per le tensioni nel Mar Rosso
Eppure, in questi giorni, i riflettori sono puntati sul Mar Rosso. Gli attacchi sferrati dai ribelli Houthi dello Yemen hanno preso di mira diverse navi commerciali e mercantili. Al punto che le principali compagnie di navigazione hanno sospeso i transiti in loco optando per un percorso attraverso il Capo di Buona Speranza. Nonostante ciò, l’offerta di gnl in Europa rimane abbondante e le scorte sono a livelli record. Anche le temperature sono tornate a livelli moderati dopo una breve ondata di freddo, mantenendo stabile la domanda di riscaldamento ad alta intensità di gas.
“Qualche piccola puntura di spillo sul prezzo degli idrocarburi sembra esserci stata. È difficile tuttavia capire quantosia fattuale il ritardo delle navi qatarine e quanto rientri invece nella speculazione. Ad oggi non mi risulta che navi del Qatar siano state attaccate nel Mar Rosso, meno ancora mi risulta che si sia fermato il traffico nella regione. C’è molta mediaticità su questa vicenda. C’è stata qualche puntata speculativa, dovuta sia all’amplificazione del dossier che a qualche ritardo nelle consegne. In ogni caso, ad oggi non vedo alcuna disruption“, ha chiarito ancora Maddaluno.
Cosa accadrà nei prossimo mesi
Più difficile, invece, prevedere cosa accadrà nei prossimi mesi. “Io ho descritto l’ieri e l’oggi. Sul domani, l’inverno è appena cominciato. I contratti dei gas via tubo sono già stipulati. Se in mezzo al Mar Rosso dovesse scoppiare un vero patatrac, se gli Usa dovessero cadere in una provocazione degli Houthi, e se il Mar Rosso dovesse essere chiuso, non escludo che possano esserci impatti nei prossimi mesi. Un conto, però, è se fatti del genere dovessero verificarsi tra una settimana, un altro tra qualche mese. Nel primo caso, infatti, dovremo affrontare gennaio e febbraio con l’ombra della speculazione. Nel secondo, il contesto sarebbe ben diverso”.