Perché leggere questo articolo? Le grandi compagnie provano a vendere petrolio e gas alla Generazione Z. Il lavoro si trova su TikTok e i social servono a promuovere il greggio. Con buon pace della transizione ecologica.
Cerchi lavoro nel mondo del petrolio? Vai su TikTok. E’ questo il senso dell’annuncio dell’annuncio di Harold Hamm, pioniere della rivoluzione dello shale oil, che ha reso gli Stati Uniti il più grande produttore di petrolio al mondo. “Re petrolio” non abdica, al contrario, la produzione di greggio sta segnando i massimi storici. L’unica preoccupazione delle major è quella dell’attrattività del settore dal punto di vista lavorativo. Ansia climatica e cassandre su un’inverosimile catastrofe del comparto stanno intaccando l’attrattività del settore. Ma il petrolio resta vivo, e lotta per accaparrarsi nuove leve tra la Generazione Z. Ecco allora che i petrolieri sbarcano su TikTok.
Il petrolio e la Generazione Z
“Utilizzeremo il petrolio per i prossimi 50 anni e il gas naturale a combustione pulita probabilmente per i prossimi 100 o 150 anni. Vogliamo coinvolgere la prossima generazione di rivoluzionari”, ha dichiarato Hamm al Financial Times. Il mondo del petrolio ha però guardato con preoccupazione al recente accordo per la transizione dai combustibili fossili all’ultima COP. Così i signori del greggio hanno deciso di correre ai ripari. Le major del petrolio, Shell e BP, da tempo offrono borse di studio e programmi di apprendistato per attirare più giovani nel settore. Shell si è poi lanciata su TikTok e Twitch per promuovere i suoi prodotti.
Le grandi compagnie petrolifere hanno di fronte un’enorme sfida lavorativa. Uno studio di Lloyd Heinze, professore emerito alla Texas Tech University, mostra che le iscrizioni degli studenti ai corsi universitari di ingegneria petrolifera sono scese dimezzate. Nel 2019 erano 7mila le matricole, ora sono 3mila e 500. Alcune università negli Stati Uniti e in Europa hanno eliminato dai loro programmi di studio i corsi incentrati sul petrolio e il gas, mentre altre stanno ristrutturando i corsi per includere l’energia verde. Per drenare l’emorragia ExxonMobil ha donato 16 milioni alle università e ai college di tutto il mondo. Mentre Chevron ha creato un programma di inserimento, per attrarre giovani lavoratori nel mondo del petrolio e del gas.
L’eco ansia degli studenti universitari
Le preoccupazione dell’opinione pubblica sul cambiamento climatico si stanno abbattendo sulle industrie del petrolio e del gas. E sui loro campus universitari, soprattutto in Europa. A novembre, Swansea è diventata la prima università del Regno Unito a vietare alle aziende produttrici di combustibili fossili di fare pubblicità agli studenti durante le fiere del lavoro. Dalle università, il contraccolpo si fa sentire nelle aziende petrolifere. L’età media dei lavoratori del mondo del petrolio è passata in solo tre anni da 45 a 48 anni.
Alle questioni di natura etica, si aggiunge una sorta di disinformazione economica che sta allontanando i giovani dal petrolio. “Agli studenti è stato detto per molto tempo che il petrolio e il gas stavano scomparendo e loro sono preoccupati di avere una carriera a lungo termine“, ha detto al FT una responsabile dell’ingegneria petrolifera. La carenza di competenze nel settore petrolifero è un tema molto sentito in America, che sta generando un grosso contrasto con la produzione record e il boom di fusioni e acquisizioni del mercato petrolifero negli Usa. Un’intera generazione di ragazzi che non credono che si possano fare cifre a sei cifre, lavorando con le mani. L’obiettivo delle major del petrolio è convincerli del contrario, che poi è la verità.
Il petrolio è vivo e vegeto
“Non rimarremo senza petrolio, rimarremo senza persone in grado di gestire le risorse per produrre petrolio”, ha affermato l’amministratore delegato della malese Hibiscus Petroleum. Gli esperti esperti prevedono che le aziende dovranno rivedere i modelli di reclutamento se vogliono continuare a pompare petrolio. Che in questi mesi sta andando bene come non mai. Nel 2022 il prezzo del greggio ha raggiunto il picco di oltre 130 dollari al barile. Ma lo scorso anno c’è stato un “disaccoppiamento” tra i prezzi del petrolio e le iscrizioni universitarie. Ecco allora che i colossi hanno deciso di sbarcare su TikTok.