Perché leggere questo articolo? Arriva un primo, per certi versi anche storico, via libera al Ponte sullo Stretto di Messina. Per cantare vittoria, però, è ancora decisamente presto. Tutte le lungaggini da qui alla realizzazione dell’opera pubblica più discussa mai realizzata in Italia.
Tra il dire e il far(lo), nel caso del Ponte sullo Stretto, c’è davvero di mezzo il mare. Non solo il braccio d’acqua che collega Sicilia e Calabria, e anche il Tirreno e lo Ionio. Ci sono anche una mare di carte e revisioni, di perizie e di appalti. Il Cda della società incaricata di realizzare il Ponte di Messina ha approvato il progetto definitivo. Ma chi esulta non ha capito nulla, o è in malafede. Non si tratta di progetto esecutivo. E’ solo il primo passo di un vero e proprio rodeo. Inizieranno ora tutte le richieste di modifica delle parti interessate, poi si andrà al progetto esecutivo e si inizierà a parlare di numeri reali. Insomma, ne deve ancora passare di acqua…sotto il Ponte sullo Stretto.
L’ok al progetto definitivo (ma non esecutivo) del Ponte sullo Stretto
Giovedì 15 febbraio, il consiglio di amministrazione della società Stretto di Messina spa ha approvato l’aggiornamento del progetto definitivo del ponte sullo Stretto. Arriva un primo importante avvallo a una delle opere più complesse e costose della storia italiana e di cui si discute da almeno 50 anni. Rispetto all’ultima versione della fine dello scorso anno, le cose sono già cambiate. Nell’ultimo anno il consorzio Eurolink, il gruppo di imprese che aveva vinto la gara d’appalto nel 2005, ha aggiornato il progetto definitivo del 2011 da cui l’attuale governo ha deciso di ripartire per iniziare i lavori dopo anni di attesa e incertezze.
Di fatto con il voto di ieri è stato approvato il progetto definitivo del ponte. Rispetto alla prima versione sono aumentati leggermente i costi e adesso ci sono più informazioni sugli espropri che dovranno essere fatti per lasciare spazio al ponte. Il costo iniziale si aggirava intorno agli 8,5 miliardi nel 2011, mentre oggi sale a 13,5 miliardi, più un altro miliardo di opere accessorie. Su questo fronte la legge di Bilancio ha stanziato 11,630 miliardi di euro fino al 2032, di cui 9,3 miliardi a carico dello Stato, 718 milioni sul Fondo di sviluppo e coesione e un altro 1,6 miliardi che peseranno sulle casse di Calabria e Sicilia. Per quest’anno in cassa ci sono 780 milioni di euro. Tuttavia la procedura per ottenere le autorizzazioni finali e aprire i cantieri è ancora lunga.
Una via libera e tante incognite
Tecnicamente il cda ha acceso semaforo verde alla relazione del progettista di aggiornamento al progetto definitivo del 2011, quello accantonato dal governo Monti alle prese con i pesanti tagli alla spesa pubblica. Oggi l’iter riparte da lì ma deve fare i conti con una serie di incognite, prima tra tutte con i costi dell’opera che non devono lievitare oltre il 50% di quelli previsti dalla gara iniziale pena l’annullamento di tutto l’iter con l’avvio di una nuova procedura di evidenza pubblica.
Toccherà nei prossimi mesi alla Società Stretto di Messina predisporre il piano economico-finanziario “dal quale risulterà l’intera copertura del fabbisogno finanziario dell’opera attraverso i fondi già stanziati dalla legge di Bilancio 2024, unitamente alle risorse derivanti dall’aumento di capitale della Stretto di Messina già realizzato e dalla redditività complessiva attesa dal progetto”, recita una nota della committente.
Ne deve passare di acqua sotto il Ponte sullo Stretto (ancora)
Un piccolo passo avanti, in una storia vecchia quasi quanto la politica italiana. Lo Stato iniziò a occuparsi del collegamento stradale tra la Calabria e la Sicilia nel 1968, ma almeno per due decenni non si andò oltre le ipotesi. L’attuale versione del progetto risale al 2001, finanziata dal governo di Silvio Berlusconi. Nel 2005 il consorzio di imprese Eurolink guidato da Impregilo, una delle aziende di costruzioni più importanti al mondo, vinse la gara d’appalto. All’epoca il costo stimato era di 3,88 miliardi di euro e il tempo di realizzazione 5 anni e 10 mesi. Nel 2006 il governo Prodi bloccò tutto, ma due anni più tardi Berlusconi ci riprovò con un aggiornamento del progetto poi concluso nel 2011, la versione ripresa dall’attuale governo. Mario Monti, che nel 2012 era il presidente del Consiglio di un governo tecnico, mandò in liquidazione Stretto di Messina, la società pubblica responsabile del progetto. Questo è il punto da cui riparte la querelle del Ponte sullo Stretto, ma con un primo via libera.