Perché leggere questo articolo? La Caritas lancia l’allarme sulla povertà. I poveri triplicano in quindici anni e l’esclusione sociale tocca anche i lavoratori.
5,6 milioni di italiani a rischio povertà, quasi un cittadino su dieci, divisi tra 2,18 milioni di famiglie; un dato che sale al 13,4% se guardiamo al dato dei minorenni. Sono questi i dati allarmanti che il recente rapporto Caritas sulla povertà, dall’emblematico titolo “Tutto da perdere”, ha fotografato.
Il welfare parallelo della Caritas
Duro il commento dell’associazione italiana di stampo cattolico e di sostegno ai bisognosi sul futuro impatto di questi dati: “Tutti abbiamo da perdere dalla presenza di oltre cinque milioni e seicentomila persone che vivono in povertà assoluta. Tutti dobbiamo sentirci sconfitti di fronte a un milione e duecento mila minori in condizione di indigenza, costretti a rinunciare a tante opportunità di crescita, di salute, di integrazione sociale, e il cui futuro sarà indubbiamente compromesso”. Un problema che può avere valenza politica e costituzionale, dato che rappresenta una negazione delle minime prospettive di stabilità economica e sociale su cui si fonda la possibilità di un accesso incondizionato dei cittadini al contributo alla società nel suo insieme.
L’Italia è fotografata dalla Caritas per essere il Paese in Europa in cui la trasmissione inter-generazionale delle condizioni di vita sfavorevoli risulta più intensa: chi nasce oggigiorno in situazioni di indigenza ha maggiori possibilità di veder la sua condizione trasmettersi nel resto della vita. E questo crea problematiche strutturali.
Un italiano su dieci a rischio povertà
Il fiume carsico della povertà erode le fondamenta della società nazionale. Il rischio di povertà ed esclusione sociale riguarda 14 milioni di persone, il 24,4% della popolazione nazionale; dall’inizio della Grande Recessione a oggi, il numero di poveri è triplicato e il 23% delle persone che la Caritas assiste sono persone con un impiego. Ovvero i cosiddetti working poors che sono costretti a districarsi tra una precarietà sistemica e la presenza di una rete di protezione che evita loro di andare a fondo. Tra 2022 e 2023 i soggetti in povertà assoluta sono cresciuti di 357 mila unità.
Al 19,1% dei suoi assistiti la Caritas ha offerto sostegno economico, per un totale di 44mila soggetti aiutati, assieme alle rispettive famiglie. Il 99% delle parrocchie italiane, riporta la Caritas, secondo i dati raccolti si è trovata a assistere persone in difficoltà con aiuti economici. Il 53,6% degli assistiti, in quest’ottica, ha ricevuto aiuti per il pagamento delle bollette, e per un totale di 86mila sussidi erogati il 45% ha riguardato bisogni energetici connessi al caro-bollette.
Lucarelli (UniBg): “Modelli basati sui bassi salari comportano problemi”
Insomma, la Caritas analizza un contesto di povertà endemico in cui, per molti, c’entrano anche le condizioni strutturali del mercato del lavoro e dell’economia. I dati recenti sull’occupazione lo testimoniano: mai così tanta gente ha lavorato in Italia come oggi, ma i salari ristagnano. E questo dato, unitamente alle problematiche fatte emergere dalla Caritas sui lavoratori poveri, appare ormai strutturale.
“Esistono ormai molti lavori che dimostrano come l’incremento della flessibilità salariale e più in generale la deregolamentazione del mercato del lavoro spinga parte della popolazione in una sorta di trappola”, dice a True-News Stefano Lucarelli, Professore Associato di Politica Economica presso l’Università di Bergamo.
Il sistema che emargina
“Alcuni”, aggiunge Lucarelli, “la definiscono trappola della povertà, altri trappola della precarietà”. È una situazione in cui “all’attività lavorativa erogata non corrisponde una remunerazione adeguata a raggiungere i minimi esistenziali. Questi modelli di crescita basati sui bassi salari comportano problemi anche per la salvaguardia della partecipazione attiva alla politica e alla società civile. A tal riguardo oltre ai contributi di Amartya Sen vorrei ricordare anche un recente libro di Robert Reich, “Il sistema“, dove Reich entra nel vivo delle conseguenze politiche prodotte dall’aumento dei working poors negli Stati Uniti”. Parliamo di un problema che ha a che fare con la democrazia nella sua forma più pura e nell’accessibilità dei servizi, da quelli abitativi a quelli dell’istruzione e del lavoro, a una fetta il più ampia possibile di cittadini. L’essenza di un sistema libero e inclusivo. Quanto di più lontano sembra esserci dalla media dell’Italia di oggi.