Perché leggere questo articolo? Le stime d’inverno sulla crescita sono una doccia gelata che la Commissione Ue scaglia sull’Eurozona. Tra i pochi a sorridere in Europa, per una volta, c’è l’Italia. Il pil italiano viene rivisto al ribasso, ma l’inflazione sembra alle spalle e anche il debito cala.
Le previsioni d’inverno della Commissione europea sono una doccia gelata sull’Eurozona. Per una volta, invece, l’Italia esce meno peggio del previsto. Anzi, gli indicatori economici italiani infondono fiducia. “Le previsioni per quanto riguarda l’Italia sono largamente nella media europea. Come del resto succede da dopo la pandemia. Questa è una valutazione che può dare fiducia all’economia italiana”. Se anche il Commissario Paolo Gentiloni, italiano ma sempre abbastanza accanito nei confronti dell’Italia, spende parole ottimistiche… Per l’Italia vuol dire che va proprio tutto bene, madama la Ue.
Le previsioni sul Pil italiano con più chiari che scuri
Nelle sue previsioni economiche per il 2024, la Commissione europea ha abbassato le stime di crescita del Pil italiano. Un ribasso dal +0,9 al +0,7 per l’anno in corso, mentre è stato confermato il +1,2% per il 2025. Una previsione diversa, dunque, da quanto il governo ha messo nero su bianco nella Legge di Bilancio. Lo “zero virgola due per cento” significa in soldoni 10 miliardi in meno rispetto alle stime di Meloni. Insomma, non è tutto rose e fiori, ma nemmeno da buttare. Anzi, rispetto alla gelata che le previsioni del Pil italiano mostrano più chiari che scuri.
In un momento di forte rallentamento degli investimenti e del consumo privato, in un mondo alle prese con crisi geopolitiche e instabilità internazionale che intacca il commercio e aumenta i costi, l’Italia evita la recessione. Nelle previsioni del Commissione, il Pil italiano dovrebbe conoscere un ulteriore slancio nella seconda metà di quest’anno. La crescita per il momento rallenta, ma anche il debito del nostro Paese. Per il governo arrivano altre due buone notizie da Bruxelles e da Roma: la crescita del pil nominale potrebbe essere sostenuta (4%) e nel 2023 il debito pubblico è stato 11 miliardi più basso del previsto. Secondo la Banca d’Italia il debito pubblico nel 2023 è stato pari a 2.863 miliardi, circa 11 miliardi (oltre mezzo punto di pil) in meno rispetto alle stime Nadef.
Italia in ripresa tra deflazione aumento dei salari
La Commissione prevede che in Italia “la produzione economica continuerà a crescere lentamente nel 2024, con il potere d’acquisto delle famiglie che dovrebbe beneficiare della disinflazione e dell’aumento dei salari, in un contesto di mercato del lavoro resiliente. Gli investimenti sono destinati a riprendersi, guidati da progetti infrastrutturali finanziati dal governo e dal Pnrr che compensano il freno derivante dalla minore spesa per la costruzione di alloggi” prosegue.
L’attesa per gli investimenti è che “accelereranno nel 2025, man mano che l’attuazione dei progetti sostenuti dal Pnrr accelera, stimolando sia la spesa per le infrastrutture che l’acquisto di beni materiali e immateriali delle imprese, che si prevede trarranno vantaggio anche dal miglioramento delle condizioni finanziarie. Questa impennata della spesa in conto capitale è destinata a tradursi in una crescita più forte delle importazioni, al di sopra delle prospettive leggermente in miglioramento per le esportazioni”.
La crescita del Pil nel 2023 è stata allo 0,6% “leggermente al di sotto delle previsioni dell’autunno 2023, poiché i consumi privati si sono moderati e gli investimenti hanno subito un notevole rallentamento, a causa dell’aumento dei costi di finanziamento e della graduale eliminazione dei crediti d’imposta per la ristrutturazione delle abitazioni”.
La recessione del Pil alle porte dell’Europa
La fotografia della situazione italiana diventa nettamente positiva, se confrontata con il resto d’Europa. La Commissione europea ha tagliato le stime di crescita dell’Eurozona dal +1,2% al +0,8% (quattro punti percentuali in meno), e dall’1,6% all’1,2% per il prossimo anno. L’Italia farà peggio di Francia e Spagna, ma molto meglio della Germania. Fuori dall’Ue poi le previsioni sono davvero preoccupanti. Il Regno Unito è entrato in recessione tecnica con un Pil in contrazione dello 0,3% nell’ultimo trimestre del 2023. Dopo un accumulo di due trimestri in negativo, la Gran Bretagna entra ufficialmente in recessione. Non solo per colpa di pandemia e guerra in Ucraina, anche la Brexit continua imprimere limiti all’import-export di Londra. Un messaggio forte e chiaro a tutti gli euroscettici nell’anno delle Europee. E a tutte le cassandre sempre pronte a sparlare dell’economia italiana.