Cancerogeno, letale, un nemico della salute. Così, prima della pandemia, la crociata contro l’olio di palma occupava le pagine dei giornali, i meme sui social e le chiacchiere al bar. Ora lo stesso olio torna protagonista. Anzi si prepara a essere bene di prima necessità in sostituzione dell’olio di semi di girasole, che l’Italia importa dall’Ucraina. Da male assoluto a salvatore dell’economia agroalimentare, ecco la curiosa parabola dell’olio di palma.
Prende il posto dell’olio di semi di girasole
L’olio di palma diventa ora sostituto imprescindibile dell’olio di semi di girasole, “base essenziale di numerosi prodotti alimentari italiani quali ad esempio: biscotti, maionese, creme spalmabili, pasta ripiena, sughi, fritture, tonno”. L’Ucraina detiene il 60% della produzione e il 75% dell’export e rappresenta il principale coltivatore di girasoli al mondo. A dirlo è una nota dell’11 marzo 2022 del Ministero dello Sviluppo Economico che invita i produttori, vista la situazione di emergenza, “a individuare soluzioni per risolvere il problema delle etichette, che andrebbero aggiornate riportando gli ingredienti che sostituiscono l’olio di semi di girasole, in conformità al regolamento UE 1169/2011”. Molte aziende, infatti, hanno virato verso l’olio di palma. E il Ministero ne è cosciente visto che invita a riportare sulle etichette “ la dizione generica della categoria oli e grassi vegetali seguita dalle origini vegetali potenzialmente presenti, in considerazione delle forniture disponibili – es. “oli e grassi vegetali (girasole, palma, mais, soia, ecc.)”.
Il clamoroso ritorno: ma non faceva male?
Ecco quindi il clamoroso ritorno dell’olio di palma. “L’industria lo sta già usando – ha detto al Corriere, Francesco Pugliese, amministratore delegato di Conad. Tra i produttori, contiamo quelli che producono biscotti, prodotti di pasticceria, gelati, grissini, sottoli e maionese”.
E i danni alla salute e all’ambiente? Ci sono ma non in maniera così impattante come sostenevano le associazioni da cui nel 2013 partì la crociata contro il grasso vegetale estratto dai frutti dell’albero della palma. Una battaglia che vide nel mirino la Nutella, principale utilizzatore del grasso, e portò numerose aziende, come Tre Marie, Esselunga, Coop e Galbusera a dichiararsi “olio di palma free”.
Come riporta l’Airc, Fondazione per la ricerca sul Cancro, l’olio di palma e quello di palmisto contengono elevate quantità di acidi grassi saturi, pericolosi per la salute di arterie e cuore. Uno studio pubblicato nel 2016 dall’EFSA segnala anche che a temperature superiori ai 200 °C questi olii sviluppano sostanze (2 e 3-3- e 2-monocloropropanediolo, MCPD, e relativi acidi grassi) che, ad alte concentrazioni, sono genotossiche, ovvero possono mutare il patrimonio genetico delle cellule. L’ente europeo, però, non ha mai chiesto il bando dell’olio di palma perché è difficile che concentrazioni pericolose siano raggiunte con la normale alimentazione. Nel 2018, in seguito alle polemiche, ha aumentato la soglia tollerabile da 0,8 microgrammi per chilo al giorno a 2 microgrammi per chilo al giorno. In conclusione – conclude l’analisi di Airc – “è consigliabile non abusare di cibi contenenti olio di palma, ma non c’è alcun motivo ragionevole per eliminarli del tutto”.
Inoltre il principale killer interno all’olio di palma, l’acido palmitico, si trova anche nel burro di cacao e, paradossalmente, nell’olio di girasole, proprio la materia prima a cui ora l’industria alimentare italiana deve rinunciare. L’ acido è presente anche nei derivati del latte, in tagli di carne grassa (la pancia) di bovino o suino. Gli effetti dannosi sono legati prevalentemente all’estrazione piuttosto che al consumo. La coltivazione della palma da olio nelle zone tropicali di Asia e Africa è accusata di provocare deforestazione e di costringere le popolazioni a lasciare le terre in cui vivono (land grabbing).
Ma ora, in mancanza di olio di semi di girasole, vanno bene anche i danni alla salute e all’ambiente provocati dall’olio di palma. Da nemico numero uno a salvatore dell’industria alimentare.