Perché leggere questo articolo? L’Unione europea è un tema sempre presente e spesso divisivo nel dibattito pubblico. Il rapporto costi-benefici dell’Europa però ha conosciuto un’importante inversione di rotta di recente. L’Italia per anni è stata uno dei principali creditori dell’Ue, ma di recente le cose sono cambiate. Anche se la pacchia potrebbe non durare molto.
Facciamone una questione di soldi. Tra guerre e crisi immigratorie, l’Europa rischia di essere irrilevante o passiva. Il tema economico però rimane, specialmente in tempi d’inflazione galoppante. Tornando allora alla questione che per anni ha diviso euroscettici e difensori dell’Europa, quanto ci costa l’Unione europea? La risposta potrebbe sorprendervi. Il rapporto costi-benefici Italia-Europa negli ultimi anni ha infatti conosciuto un’inversione di tendenza.
Quanto ci costa l’Europa?
La Relazione annuale della Corte dei conti sui rapporti finanziari Italia/Ue 2022 fornisce una prima risposta alla domanda. Nel 2021 i versamenti con cui l’Italia ha partecipato al bilancio europeo ammontano a 18,1 miliardi di euro. Il contributo dei paesi è calcolato in base al Pil, un indicatore che fa del nostro paese uno dei giganti d’Europa. Motivo per cui l’Italia è al terzo posto per contributi, dietro ai 33 miliardi della “locomotiva” Germania e i 26 della Francia.
Per l’Europa dunque ognuno dei 60 milioni di italiani spende circa 300 euro all’anno. Il che significa meno di un euro al giorno: circa 78 centesimi. Se i contributi vengono parametrati alla popolazione, infatti, l’Italia è da tempo il Paese con la spesa pro capite più bassa tra le dieci economie più importanti europee. Una cifra in continuo aumento nel corso degli anni. Basti pensare che 10 anni fa l’Italia versava all’Europa meno di 11 miliardi. Nel 2021, il nostro Paese ha corrisposto all’Ue circa lo 0,9% del Pil. Una cifra importante, ma che non dice tutto.
Da contributore a percettore
Se l’Europa di per sé non costa tanto ai singoli cittadini, in tempi recenti, non costa nemmeno allo Stato italiano. A cavallo della pandemia, come mostra le relazione stessa della Corte dei conti, l’Italia è passata da contributore a percettore netto dell’Unione europea. Nel 2021 infatti ai 18 miliardi di contributori che l’Italia ha versato, l’Europa ha corrisposto 26,8 miliardi di euro di fondi.
A spostare gli equilibri è stato il Pnrr, che già nel 2021 ha permesso all’Italia di ottenere 10,2 miliardi dall’Europa. Un cifra destinata a crescere di molto nei prossimi anni, visto che il Piano prevede che il nostro paese ottenga complessivamente oltre 191 miliardi di euro da qui ai prossimi anni. Salvo rinegoziazioni tra governo Meloni ed Europa.
Ricevere dall’Europa non paga
Ma in generale non è una buona notizia. Nell’Unione i contributori netti sono i paesi più ricchi e quindi più forti politicamente. Lo status di percettore netto rischia di essere una zavorra per l’Italia. Germania, Francia, Paesi Bassi, Austria, Danimarca, Svezia, Finlandia, Irlanda sono i “contributori netti” che rischiano di contare di più dei paesi poveri. Si dovrebbe quindi sperare che si tratti di un’eccezione, legata al Pnrr e all’impatto del Covid. Insomma, speriamo che la pacchia duri davvero poco.