“Nelle grandi città il trend è chiaro, in Italia come in Europa: l’auto di proprietà non è più uno status symbol, da qui al futuro lo sharing prenderà sempre più piede e si è sentita la necessità di entrare in un business che si ritiene sarà sempre più redditizio”: Gianmaria Radice, manager con venticinque anni di carriera alle spalle nel settore automotive, passati principalmente in Bmw, non ha dubbi nel’inquadrare chiaramente il senso dell’acquisizione di Share Now da parte di Stellantis.
Stellantis acquisisce Share Now tramite Free2Move
Share Now era nata nel 2019 da una collaborazione di Mercedes e la stessa BMW, tramite la fusione dei rispettivi servizi Car2Go e DriveNow. L’acquisizione di Share Now è stata realizzata tramite Free2Move, società controllata da Stellantis che si occupa a sua volta di car sharing e noleggio di auto a lungo termine. “Se BMW è Mercedes vendono a Stellantis questo business è perché gli ha reso e renderà”, nota Radice, che aggiunge come la diffusione degli investimenti in sharing vada nella direzione di consolidare i trend futuri del mondo automotive. “In un contesto che vede un calo delle immatricolazioni e una difficoltà delle case nel far ruotare il parco auto”, sottolinea Radice, lo “sharing garantisce flessibilità e di venire incontro alle categorie che in prospettiva saranno da esso maggiormente intercettate”, come i giovani under 30 e la categoria dei 55-60enni, in cui si registra il picco. Con i 10mila veicoli di Share Now, in effetti, Free2Move arriverà a quintuplicare il suo numero di mezzi in dotazione, oggi fermo a 2.500. E si tratta di mezzi che “generano reddito senza dover essere venduti” che col loro ricambio permetteranno alle case del gruppo nato dalla fusione tra Fca e Peugeot di “liberare i piazzali” tramite la fornitura a società terze e in seguito potranno essere “vendute come usati”, sottolinea Radice.
Radice: “Settore auto uno dei più onerosi sotto il profilo degli investimenti”
Il crollo delle immatricolazioni ad aprile (-33% in Italia sul 2021) mostra come il mercato auto sia soggetto a forti volatilità in questa fase. Nel emse appena passato il gruppo Stellantis ha venduto in Italia 34.504 auto, il 41% in meno dello stesso mese del 2021. Il senso dell’affare Share Now appare dunque rafforzato dalla necessità di mettere la flessibilità davanti alle necessità di onerosi investimenti dettate dal mercato tradizionale. “Il settore auto“, ci ricorda Radice, “è uno dei più onerosi sotto il profilo degli investimenti programmatici e del ciclo di vita“, secondo solo a quello “della ricerca aerospaziale”. Il ciclo di vita di un progetto parte secondo un “trend di anticipazione del mercato futuro” che per molte società inizia tra i cinque e i sette anni prima dell’inizio della vendita di un veicolo con la definizione di sigle destinate a diventare progetti e poi modelli, con la previsione delle vendite e degli investimenti richiesti e con l’analisi dei trend dei consumatori. Per i tedeschi “col cosiddetto long range planning”, nota Radice, “si arriva a un ciclo di dodici anni”. Se le case si orientano sullo sharing, dunque, è perché immaginano una categoria di consumatori destinata ad essere la maggioranza, quella che oggi è fatta di under 30 e di nuovi entranti nel mercato, sempre meno propensa all’acquisto di un auto di proprietà.
Radice: “Il settore richiede investimenti da capogiro e necessità di economia di scala”
“Previsionali e analisi dei comportamenti dei consumatori incidono notevolmente in un settore che richiede investimenti da capogiro e la necessità di ottenere economie di scala”, sottolinea Radice. Stellantis si orienta su Share Now cercando di orientare in termini di flessibilità il suo business. E in un certo senso questo apre a una fase in cui “la competizione si giocherà soprattutto sul segmento dello share: penso alle società di autonoleggio come Avis e Hertz che, vedendo il loro business messo a rischio, si riconvertiranno con forza su questo mercato” nei prossimi anni, nota Radice.
L’auto, è prossima a cambiare
E si apre una discussione importante: che ne sarà delle migliaia di addetti nel settore e nell’indotto in un Paese come l’Italia? Quale futuro per la base produttiva di quella che a lungo è stata definita “industria delle industrie” per il suo complesso indotto? La rivoluzione dello sharing è la risposta di uno dei settori più consolidati del mondo produttivo a una fase di declino economico generalizzato che tocca molto le generazioni entranti nel mercato del lavoro e i giovani professionisti, soprattutto urbani. A suo modo Stellantis, nel suo previsionale, legge lo spirito del tempo acquistando Share Now. E se l’auto non è più uno status symbol è anche perché, nelle prospettive economiche di molti entranti nel mercato del lavoro di giovane età, il suo acquisto è semplicemente fuori budget. Portando a “esternalizzare” anche questo servizio attraverso il proliferare dello share.