L’ultimo fronte della guerra Roma-Milano? La Rai. C’è chi non ha gradito la decisione del cda della televisione di Stato di spostare nel capoluogo lombardo alla ex Fiera del Portello il centro di produzione. È il caso della famiglia Caltagirone. Editori, costruttori e tanto altro, non hanno nascosto la loro contrarietà sui giornali della dinastia. “Rai a Milano? Un contratto d’oro per fare la Saxa Rubra padana” titola il 4 giugno Il Messaggero, lo storico quotidiano della Capitale con 140 anni di storia e che insieme a Il Mattino e Il Gazzettino rappresenta la punta di diamante del gruppo editoriale. Dove Azzurra, Alessandro, Tatiana e Francesco Gaetano Caltagirone (che la controlla la spa con il 60% delle azioni) siedono nel board.
Messaggero, Il Mattino e il Gazzettino contro la nuova sede Rai di Milano
Ancora: “Rai a Milano un’idea indegna. I big della tv contro” (1 giugno). “La Rai a Milano? È patrimonio di Roma” (31 maggio). “Produrre Tv costerà di più” (15 giugno). Per non parlare del focus “Dalla sede Rai di Milano spariscono pure i mobili” (20 giugno) dove i giornalisti d’inchiesta rendono conto di mobilio e opere d’arte trafugati negli uffici Rai della pensiola, fra cui una scrivania a Milano. Che d’improvviso diventa “ladrona e qualcuno non perdona.
Mai si è visto un editore preoccuparsi così tanto per lo sperpero di denaro da parte di un competitor. Ma i Caltagirone non sono preoccupati solo dei soldi. Anche la salute dei dipendenti Rai è in cima alle priorità. “Parliamo della sede di viale Mazzini 14” si legge nelle cronache capitoline del gruppo. Dove “l’amianto incombe nelle pareti, sotto ai pavimenti e nei solai”. Viale Mazzini? “Combatte con i problemi legati all’amianto da anni” scrivono ancora i cronisti de Il Messaggero, con tanto di appello del governatore del Lazio, Nicola Zingaretti.
Palazzo di viale Mazzini? Pieno di amianto
Il palazzo di viale Mazzini? “È pieno di amianto ed è noto a chiunque lo frequenti” racconta un anonimo dipendente di “mamma Rai”. Il problema esiste. Ed è noto. Con tanto di polemiche sindacali sulle bonifiche realizzate solo “per i vip” o ai “piani dei dirigenti”. Già. Bonificare l’intera struttura sita in viale Mazzini significa spostare altrove gli uffici, nei confini della Capitale. Una bella grana che costa un sacco di grano. Chissà chi possiede direzionale e quartieri vuoti, magari all’Eur, ideali per l’occasione del trasferimento temporaneo? Forse l’ex gruppo Vianini (oggi Caltagirone spa) che da oltre un secolo costruisce ed edifica complessi a Roma? Oppure Fabrica sgr, la società di gestione del risparmio della famiglia che gestisce i fondi immobiliari?
Il problema è che le risorse dell’azienda pubblica non sono infinite. O si realizza un nuovo Centro di Produzione, oppure si risolve il nodo bonifiche su viale Mazzini affittando/locando un’altra sede in città e mettendo da parte il “progetto Portello”. Lasciando così di sasso i ladri di scrivanie, improvvisamente disoccupati.