Se la chiamano estate ci sarà un motivo, la Rai però sembra prenderla un po’ troppo alla lettera. E’ usanza che il palinsesto del servizio pubblico a giugno vada in vacanza. I talk show e programmi d’inchiesta lasciano spazio a sitcom d’annata e puntate in studio registrate. “Ci rivediamo a settembre”, così Bianca Berlinguer, Ballando con le stelle e Fazio si danno il cambio con Don Matteo, le repliche di Carlo Conti e Techetechetè. Perché il palinsesto italiano finisce prima dell’anno scolastico?
Vanno in ferie le produzioni
“Tecnicamente, non vanno in ferie i palinsesti ma le produzioni. Paolo Carelli, ricercatore all’Università Cattolica e docente di Storia e linguaggi del broadcasting, analizza il fenomeno della rimodulazione del palinsesto televisivo in estate.
“Anche se ‘ferie’ è un termine improprio perché paradossalmente la TV lineare, essendo di flusso, non si interrompe mai“. Riamane l’apparente controsenso nel fatto che la tv generalista va in vacanza proprio nel periodo in cui le piattaforme di streaming si riempiono di contenuti. Così mentre Netflix lancia Stranger Things 4, Amazon Fargo, Sky Winning Time e Disney+ Atlanta; Rai1 risponde con Unomattina Estate, Mediaset Paperissima Sprint e La7 manda ininterrottamente Mentana in diretta.
Questione di pubblico e quindi commerciali
“Sono scelte ben precise dettate da ragioni editoriali e commerciali motivate: l’estate è il periodo inevitabilmente di restringimento della platea televisiva”. I dati della scorsa estate, ad esempio, mostravano un calo relativo al periodo tra il 1 giugno e il 9 settembre 2021 di circa 485 mila spettatori nel giorno medio (-5,5%) e 1,2 milioni in prima serata (-6%).
“C’è meno gente davanti al televisore – prosegue Carelli – e quindi si restringono anche gli investimenti pubblicitari. Teniamo presente che pure essendo servizio pubblico, la Rai ha introiti anche dalla pubblicità ovviamente”.
Bassa stagione
Ogni stagione ha le sue esigenze e i suoi pubblici, e siamo ormai entrati in una sorta di ‘bassa stagione televisiva’. “E’ nella cosiddetta stagione di garanzia, che va da settembre a maggio, che si concentrano i maggiori sforzi di creatività e investimento produttivo”.
Ecco allora che l’estate è il periodo della rivoluzione dei palinsesti. Specialmente nel servizio pubblico il sommovimento è continuo. Alcuni show che si sono visti la scorsa estate, con l’arrivo della nuova stagione estiva, potrebbero essere cancellati. Questo perché molti programmi andati in onda lo scorso anno, anche a livello di ascolti, non hanno portato l’audience sperato. La risposta per aumentare lo share attinge però quasi sempre al magazzino, con programmi registrati e riproposizioni di trasmissioni già andate in onda. Con poco spazio all’originalità o alla sperimentazione.
Un po’ di sperimentazione?
Un articolo di Vincenzo Buonassissi sul Corriere della Sera s’intitola: “Invece dei soliti riempitivi, perché non tentare qualche esperimento?“. Nel pezzo che menzionava “progetti e idee in cantiere per le trasmissioni dedicate ai ragazzi”, l’autore lamentava l’esclusione dal palinsesto autunnale del Mago Zurlì. Il pezzo è dell’agosto del 1959. In sessant’anni le cose non sembrano essere cambiate più di tanto.
“Certo, si potrebbe essere più coraggiosi e proporre contenuti nuovi anche d’estate” – conclude Carelli -“ma in linea di massima a che pro? Se il pubblico è minore e si frammenta su altri canali e piattaforme? L’estate è per la Rai da diversi anni il territorio di Techetechete, che non è solo un riempitivo, ma un modo di valorizzare in forme diverse (più accessibili a un pubblico esteso) il proprio patrimonio storico.