La direttiva Ue “Right to repair” è divenuta legge. E impone entro due anni un cambiamento anche culturale per i produttori elettronici. In modo da rendere reale, più agevole ed economica l’opzione di riparare i propri prodotti
“Right to repair”. Dal 30 luglio è divenuta legge la direttiva e 2024/1799 che sancisce il diritto alla riparazione dei beni danneggiati o difettosi. In sostanza, l’obiettivo è rendere più agevole e semplice la riparazione di una serie di prodotti elettronici e tecnologici anche al di fuori del periodo di garanzia legale di due anni. Per avere una alternativa reale alla necessità di acquistare un nuovo prodotto. Il provvedimento interessa nello specifico lavatrici, lavasciuga, asciugabiancheria, lavastoviglie per uso domestico, apparecchi di refrigerazione, display elettronici, apparecchiature di saldatura, aspirapolvere, server e prodotti di archiviazione, telefoni e tablet, beni che incorporano batteria per mezzi di trasporto leggero. Ma le associazioni di consumatori già premono perchè la direttiva sia estesa anche a stampanti, cuffie stereo, computer portatili, ferri da stiro, tostapane e macchine per il caffè.
“RIGHT TO REPAIR”: SCARICA LA DIRETTIVA UE
“Right to repair”: ora i singoli Stati devono recepire la normativa
Ma prima di pensare ad una estensione della normativa, c’è da vedere come sarà messa in atto dai singoli Paesi. Gli Stati membri hanno infatti due anni di tempo per recepire la direttiva. Le idee, racconta il Sole 24 Ore, non mancano. Davide Rossi, direttore generale dell’Aires (Associazione italiana retailers elettrodomestici specializzati) insiste su due punti: “La disponibilità delle parti di ricambio a prezzi di costo e incentivi fiscali per le imprese che si attivano per diventare riparatori, per esempio con un’Iva agevolata sul costo della riparazione e un supporto per la formazione”. Mentre Ugo Vallauri, co-fondatore di Right to Repair Europe ricorda che “la direttiva invita i Paesi a introdurre incentivi alla riparazione come avviene in Austria, dove il bonus è fino al 50% del costo di riparazione, e in Francia”.
Riparazioni in tempi ragionevoli e a prezzi ragionevoli
La riparazione – spiega la direttiva Ue – deve avvenire a un prezzo ragionevole e in tempi ragionevoli. Anche dopo i due anni di garanzia. E se il bene per cui si chiede la riparazione è ancora in garanzia legale, questo beneficerà di un’estensione di un anno. I produttori dovranno essere trasparenti con i consumatori circa i prodotti che sono obbligati a riparare, sulle condizioni ed i prezzi. Da qui a tre anni dovrà inoltre essere attiva una piattaforma europea, declinata poi a livello nazionale, per trovare riparatori, venditori di beni ricondizionati, acquirenti di beni difettosi, repair café. Il cambiamento – potenzialmente profondo – riguarda anche e soprattutto i produttori. Che potrebbero vedere la necessità (ed opportunità) di affiancare al proprio settore di vendita un potenziato servizio di riparazione. Ma anche i piccoli riparatori indipendenti – e questo è l’auspicio espresso da Confartigianato – potrebbero trovare ossigeno dalla nuova direttiva.