L’hashtag #Rolex per un orologio che Rolex non è – è un Audemars Piguet, un altro dei marchi simbolo dell’orologeria di alta gamma – ma che è diventato l’emblema di un certo modo di concepire la politica: come noto dalle cronache delle ultime 72 ore a sfoggiare il prezioso orologio è stato il ventunenne Roman Pastore, candidato alle comunali a Roma con Azione di Carlo Calenda, in un selfie scattato al suo arrivo alla scuola politica di Matteo Renzi a Ponte di Legno. Un raduno organizzato dall’ex premier, che nei giorni scorsi aveva preso duramente posizione contro il reddito di cittadinanza: a innescare le polemiche è stato proprio il fatto che a discutere di una misura di sostegno al reddito dei più poveri, specialmente giovani, siano coetanei che provengono evidentemente da una condizione di privilegio.
Rolex e tutti gli altri: come va il business nel mondo
Ma chi può permettersi di indossare al polso orologi di questo genere? Nonostante l’avvento degli smartwatch, che hanno conquistato ampie fette di mercato soprattutto tra i più giovani, il segmento dell’haute horlogerie non sembra conoscere crisi: a supportarlo sono i ricchi acquirenti, collezionisti o semplici appassionati, che investono somme consistenti in prodotti considerati veri beni rifugio. Il valore di un orologio di lusso infatti, non diminuisce con il passare del tempo.
I numeri del Covid (e la ripresa rapida)
E neanche il covid è riuscito a mettere in ginocchio un’industria ricchissima: nonostante nel primo trimestre 2020 le esportazioni dei marchi svizzeri abbiano registrato un calo dell’81% su base annua, già alla fine dello scorso anno il declino ha iniziato ad arrestarsi, grazie soprattutto alla ripresa dei consumi in Cina, dove si è registrata una forte domanda per brand storici come Rolex, Omega, Cartier, Patek Philippe e appunto Audemars Piguet.
Orologi di lusso, la classifica di Morgan Stanley
A fare la parte del leone nel mercato – e forse da qui è nato l’errore nell’hashtag sulla vicenda di Pastore – è proprio Rolex, un marchio ormai sinonimo di orologio di lusso: secondo la classifica di Morgan Stanley, elaborata in collaborazione con LuxeConsult, nel 2020 il brand si è classificato per distacco al primo posto della graduatoria dei marchi orologieri svizzeri, con una quota di mercato del 24,9%, quasi tre volte superiore all’8,8% di Omega. Segue al terzo posto Cartier, con il 6,7%. Fuori dal podio altri brand storici come Longines, quarto con il 6,2%, Patek Philippe (5,8%), Audemars Piguet (4,3%), Tag Heuer (3%) Richard Mille (2,5%), Iwc (2,7%), Breitling (2,4%), Hublot (2,3%), Jaeger-LeCoultre 2,1%), Tissot (3,1%), Panerai (1,6%), Vacheron Constantin (1,5%) e Breguet (1,2%). Rolex – assieme a Tudor – domina anche la classifica dei gruppi con il 26,8% delle quote di mercato, seguita da Swatch Group (25,2%), Richemont (18,2%) e LVMH (7,2%).
Rolex vale 4 miliardi con 810mila pezzi, sesto pesto per Audemars Piguet
Dalla ricerca emerge anche uno spaccato del valore dei prodotti di questi brand: Rolex è in testa anche per i ricavi, che lo scorso anno si sono attestati a 4,4 miliardi di franchi svizzeri (circa 4,05 miliardi di euro) realizzati grazie alla vendita di 810mila pezzi. A completare il podio Omega (1,758 miliardi con 500mila pezzi) e Cartier (1,6 miliardi di franchi, 490mila pezzi venduti). Sesta piazza per Audemars Piguet, che ha realizzato lo scorso anno ricavi per 1,12 miliardi con appena 40mila orologi venduti: una conferma, se ce ne fosse bisogno, dell’esclusività del brand esibito al polso dal giovane Pastore.