Da alcuni giorni la crisi russo-ucraina degenerata in guerra aperta ha portato in mezzo al campo la possibilità che Mosca sia esclusa dal sistema internazionale di pagamenti Swift nel quadro delle sanzioni che l’Occidente imporrà in rappresaglia alla decisione di scatenare la guerra.
Swift: che cos’è e perchè è così importante
D’improvviso, uno dei meno noti meccanismi che dominano l’andamento dell’economia globalizzata è diventato oggetto di aperto dibattito. Ma che cos’è lo Swift e perché è così importante? E come funziona? Proviamo a rispondere a queste domande.
Acronimo di Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication, Swift prende il nome dalla società che ne gestisce la piattaforma di pagamenti, istituita nel 1973. Essa ha sede legale a Bruxelles e elabora i protocolli per la trasmissione dei messaggi riguardanti transazioni finanziarie e ordini di pagamento su scala globale, assegnando a ogni istituto il codice BIC (Bank Identification Code) che possiamo vedere in qualsiasi dei nostri conti corrente.
Non essendo una banca Swift non possiede fondi, titoli e non ha alcuna gestione di conti dei clienti. Il consorzio internazionale di banche e istituzioni offre dei servizi, tramite sistema di messaggistica. In sostanza, un’opera di intermediazione attraverso cui una banca può rivolgersi a un’altra per un pagamento internazionale con la garanzia che attraverso Swift la disposizione di pagamento arrivi a buon fine.
Swift: un esempio pratico del suo funzionamento
Facciamo un esempio pratico. Se un’impresa cliente di una filiale Barclays a Londra deve inviare denaro a un suo fornitore presso un’istituzione europea, supponiamo Deutsche Bank, a Francoforte, per il pagamento di un macchinario, il suo funzionario può andare a disporre un pagamento in filiale o in via telematica avendo il codice IBAN del fornitore e il codice Swift univoco della sua istituzione. A questo punto, Barclays invierà un messaggio tramite Swift per la disposizione di bonifico alla filiale Deutsche Bank di Francoforte tramite la rete sicura. Una volta che la banca tedesca riceve il messaggio Swift relativo al pagamento in entrata, procederà all’incasso e all’accredito del denaro ricevuto sul conto del fornitore che vuol veder saldata la sua fattura.
Swift offre questo servizio di garanzia, consentendo ai pagamenti di giungere con efficacia a destinazione. Utilizzata da 11mila istituzioni finanziarie di tutto il mondo, la sua piattaforma è de facto lo standard comune con cui in ogni Paese si può scambiare denaro.
Swift e peso geopolitico del dollaro
Ebbene, Washington pensando già da prima dello scoppio della guerra all’ipotesi di tagliare Mosca fuori dallo Swift come extrema ratio ha mostrato la sua influenza fattuale sul circuito.
In primo luogo, come anticipato su Inside Over, “gli Stati Uniti hanno stabilito un rapporto strettissimo di supervisione su Swift a partire dal 2001, quando hanno operato un profondo scrutinio legato alla necessità di individuare i finanziamenti ai movimenti terroristici dopo gli attentati dell’11 settembre 2001”.
In secondo luogo, il dollaro rimane la valuta internazionale di riferimento. E questo permette agli Usa di “proiettare” oltre confine il loro diritto interno e le loro strategie. Gli analisti lo hanno considerato una componente fondamentale di quello che Natalino Irti ha definito “geodiritto”, ovvero lo sfruttamento di regole amministrative o normative a fini geopolitici da parte delle grandi potenze. È uno dei pilastri, silenziosi, dell’ordine internazionale, degli equilibri strategici, dei commerci, di un contesto post-Guerra Fredda sempre meno sostenibile. Il peso geopolitico del dollaro è questo e molto altro, proiezione immateriale e concreta al tempo stesso della potenza a stelle e strisce, assicurazione sulla vita del sistema internazionale ordinato attorno all’egemonia, sempre più traballante, di Washington negli equilibri planetari. Nel 2018 le banche del mondo estromessero l’Iran dallo Swift dopo la pressione Usa, per fare un esempio.
In terzo luogo, colpendo Swift si separerebbero definitivamente Europa e Russia, cagionando un danno economico a Mosca e favorendo l’avvicinamento transatlantico bloccando la possibilità di quegli scambi energetici che Angela Merkel e altri leader hanno ritenuto la chiave per la distensione.
Mosca e le alternative allo Swift
Come può reagire Mosca all’attivazione di un’opzione nucleare tanto forte? In primo luogo potrebbe attingere ad altre soluzioni. Sul fronte interno Mosca ha Mir, che copre il 25% degli scambi interni ma all’estero funziona solo in Armenia e nei fantocci russi nel Caucaso, Ossezia meridionale e Abkhazia. Dal 2014, ci ricorda Money.it, “in Russia c’è il System for Transfer of Financial Messages (SPFS). Nel 2021 ha gestito circa 13 milioni di messaggi con 400 intermediari finanziari anche importanti, come Unicredit e Deutsche Bank”. Infine c’è Cips, la Swift a guida cinese. Ancora troppo piccola per essere un parigrado, ma già diffusa in cento Paesi.
La Russia potrebbe persino guadagnarci dall’estromissione dallo Swift
Il danno per Mosca sarebbe complesso da riassorbire, ma sembrano lontani i tempi del 2014 in cui l’allora premier Dmitry Medvedev ricordava che un’esclusione della Russia dallo Swift per la questione ucraina sarebbe stata paragonabile a una “dichiarazione di guerra” da parte dell’Occidente. “Allora si pensava a un colpo al Pil del 5% – afferma l’analista geopolitico Emanuel Pietrobon – Ora il danno non sarebbe superiore all’1%”. Pietrobon chiosa: “Morto Swift, se ne fa un altro”, sottolineando che “sono passati otto anni da quella minaccia, che riemerge a cadenza regolare, e in Russia sono cambiate tante cose. I russi, del resto, potrebbero anche non aspettare “altro che essere disconnessi”, spiega Pietrobon, tra i massimi esperti di guerra economica nel panorama nazionale. Perché? Spiega l’analista: “Perché questa sarebbe l’occasione di accelerare di colpo la de-dollarizzazione, che è già a buon punto, magari sveltendo i lavori del rublo digitale. E perché questa sarebbe l’occasione di popolarizzare l’utilizzo dello Swift made in Russia in tutti quei Paesi diffidenti verso l’Occidente, che da un giorno all’altro può decretare chi è meritevole oppure no di utilizzare questo sistema. Ieri fu l’Iran. Oggi è la Russia. E domani?” Una domanda importante che merita risposta.
“Disconnettere la Russia dal sistema Swift, ora come ora, farebbe male, sì, ma… alle banche russe? No, in primis a quelle tedesche e italiane”, fa notare Pietrobon. “Le sanzioni non sono né il palliativo né la soluzione, ma capisco anche che, giunti a questo punto, le opzioni sul tavolo vadano tanto restringendosi quanto aumentando di peso. La soluzione, quella vera, è e resterà sempre soltanto una: la diplomazia”. Alla quale sono aggrappate le speranze per veder finire il caos ucraino.