Da organismo statale istituito a Roma nel 1977 a società per azioni controllata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. Sace – acronimo di Sezione speciale per l’Assicurazione del Credito all’Esportazione – è la società assicurativo-finanziaria italiana specializzata nel sostegno alle imprese e al tessuto economico nazionale. Il suo sostegno, come vedremo, può avvenire mediante una vasta gamma di strumenti e soluzioni, con il chiaro intento di supportare la competitività in Italia e nel mondo.
Il ruolo di Sace nel sostegno al sistema bancario
Del resto, da oltre 40 anni Sace riveste il ruolo di partner di riferimento per le imprese italiane che esportano e crescono all’interno dei mercati stranieri. Ma questa società ha anche un’altra funzione strategica, ossia quella di sostenere il sistema bancario al fine di facilitare, attraverso le sue garanzie finanziarie, l’accesso al credito delle aziende “con ruolo rafforzato dalle misure straordinarie previste dal Decreto Liquidità”, si legge sul sito ufficiale. Nel 2012, Sace viene acquisita da Cassa Depositi e Prestiti (Cdp), mentre nel 2016 la stessa Cdp, mediante Sace, acquisisce il 76% di Simest (Società Italiana per le Imprese Miste all’Estero). Quest’ultima, ricordiamolo, è la società per azioni che dal 1991 sostiene la crescita delle imprese italiane proprio attraverso l’internazionalizzazione delle loro attività.
Sace: operazioni in 198 Paesi e 25 uffici nel mondo
Il polo Sace-Simest, dunque, diventa il punto di riferimento fondamentale per tutte quelle aziende italiane interessate a internazionalizzare il proprio business. Bisogna aggiungere un altro particolare non da poco, ossia il fatto che Sace detiene il 100% delle azioni di Sace Fct – una società per azioni operante nel factoring – e di Sace Bt – altra società per azioni attiva però nel Credito, Cauzioni e danni ai beni – che a sua volta controlla il 100% di Sace Srv, società a responsabilità limitata specializzata nel recupero credito e gestione del patrimonio informativo. Sace è attiva nell’export credit – stipulando l’assicurazione del credito all’esportazione – nella protezione degli investimenti e nell’assicurazione dei crediti. In generale, il gruppo tutela le aziende italiane dai rischi ai quali sono esposte, tanto nelle loro transazioni internazionali che negli investimenti stranieri. Opera in 198 Paesi e può contare su 25 uffici sparsi in tutto il mondo. Possiamo distinguere due mission di Sace tra loro legate: 1) sostenere le imprese italiane che hanno intenzione di affermarsi nel mercato globale; e 2) aiutare le aziende che desiderano avviare ex novo un processo di internazionalizzazione.
Nel 2020 mobilitati 46 miliardi per le imprese italiane
Grazie alla sponda di Simest, e alla conseguente nascita del Polo dell’export, offre alle aziende tutto il sostegno necessario che serve loro per espandersi oltre i confini nazionali. Un esempio del modus operandi di Sace? Individuare le regioni o le aree geografiche potenzialmente rilevanti per un azienda, offrirle servizi finanziari e assicurativi per investire in loco e proteggerla da ipotetici rischi. Nel corso del 2020, si legge sul sito, Sace ha mobilitato ben 46 miliardi di euro a sostegno delle imprese italiane fra attività a supporto di export e internazionalizzazione, Garanzia Italia e Green New Deal, servendo più di 15.000 imprese (oltre il 90% appartenenti al segmento PMI e MID corporate). Il ruolo giocato da Sace è altamente strategico, visto che sostiene fattivamente l’export e il Made in Italy nel mondo, consentendo a entrambi di costituire il motore dell’economia italiana.
Il piano per il passaggio di Sace da Cdp al Mef
Una serie di partite strategiche sono però aperte per la definizione del futuro assetto della società, in via graduale di passaggio dal perimetro di Cassa Depositi e Prestiti a quello del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Il Ministro dell’Economia Daniele Franco, in quest’ottica, è riuscito a convincere il premier Mario Draghi a ritenere necessario il completamento dell’operazione avviata dal governo Conte II e che nel nuovo assetto di potere trova il benestare dell’ad di Cdp Dario Scannapieco. L’acquisto definitivo di Sace ad opera del Mef con 4,5 miliardi di euro da versare in titoli di Stato avrebbe dovuto contribuire a rimpinguare il fondo Patrimonio Destinato/Patrimonio Rilancio dal valore di 44 miliardi di euro che la banca pubblica di Via Goito è destinata ad aver in gestione per rilanciare l’economia nazionale.
Nel “partito” dei draghiani, però, la componente interna al ministero dell’Economia e delle Finanze presieduta dal Direttore generale del Tesoro, Alessandro Rivera, si dichiara maggiormente favorevole all’opzione dello spostamento di Sace. Gli advisor della mossa, nota StartMag, sottolineano che “sotto Cdp la governance di Sace è andata in cortocircuito per la scissione tra un azionista unico di riferimento e di controllo (Cdp) – che è anche beneficiario dei servizi – e un garante sostanziale (Mef, visto che si è spostato sul bilancio dello Stato il 90% degli impegni di Sace sull’estero vecchi e nuovi), privo però del governo della società”.
Per Sace un ruolo da “pontiere” nel riallineamento atlantista
Un ingresso nel perimetro del governo va anche nella direzione di promuovere direttamente azioni che esulino dal business as usual della compagnia e promuovano uno sviluppo sistemico della compagnia in ottemperanza a interessi di matrice politica. Nel quadro del riallineamento atlantista impostato dal governo Draghi, infatti, Sace è valorizzata come azienda capace di fungere da “pontiere” per un’accelerazione dell’export e dei legami con oltre Atlantico e come vera e propria garante degli investimenti nel Paese. Nell’edizione 2021 dell’Investment Climate Statement realizzato dal Dipartimento di Stato che dà agli apparati, al mondo imprenditoriale, alla finanza e alla politica statunitense un indirizzo sullo stato di salute delle economie dei diversi Paesi del pianeta l’Italia è attenzionata con forza e Foggy Bottom mostra grande attenzione per Sace sottolineando che “gli investitori esteri, in particolare nei progetti energetici e infrastrutturali, possono vedere nelle garanzie e assicurazioni sui progetti di Sace un ulteriore incentivo ad investire in Italia”.
Sace al Mef: per Draghi la chiusura di un cerchio
Sul fronte della governance, il passaggio al Mef potrebbe di conseguenza aprire una partita strategica di nomine per mettere le mani su un piccolo gioiello di famiglia del sistema Paese. L’attuale assetto dirigenziale di Sace vede una leadership tuttora figlia dell’era giallorossa: novembre 2019. Rodolfo Errore, già partner di Ey e ritenuto vicino a Massimo D’Alema, è finito in Sace con il ruolo di presidente. Parimenti, alla presidenza è stato nominato Pierfrancesco Latini, arrivato a Cdp nel 2016 da Bnl chiamato allora ad assumere il timone della Sace al posto di Alessandro Decio (notorie le frizioni con la struttura della Cdp e con Palermo) e rimasto in sella nell’era difficile della pandemia in cui l’azienda si è consolidata come attore strategico. Di questi vertici, operativamente, non si può indubbiamente che parlare positivamente dati i risultati. Ma nel nuovo assetto di potere, siamo certi che Sace farà gola a molti. E a tanti non è sfuggito, negli ambienti romani, il fatto che il primo presidente di Sace nell’era del controllo del Mef sia stato, a fine Anni Novanta, un certo Mario Draghi. Più pronto che mai, se l’azienda passerà sotto il controllo del Ministero del fedelissimo Daniele Franco, a chiudere il cerchio “blindando” anche il piccolo, dinamico campione dell’assicurazione.
(di Andrea Muratore e Federico Giuliani)