Il nome del segretario generale della Farnesina, l’ambasciatore Ettore Francesco Sequi, appare nella lista del cda di Sace depositata dal Tesoro con il pesnate incarico di vicepresidente, ed è una delle novità più interessanti per capire il futuro dell’interesse commerciale e diplomatico italiano. Gli Esteri alzano la bandiera anche su Sace, il cui cda è uno spaccato dei nuovi equilibri di potere dell’Italia contemporanea.
Sace tra Tesoro e Farnesina
La stagione delle nomine si chiude con uno degli asset più pregiati, Sace, che dopo il ritorno sotto il controllo del Ministero dell’Economia e delle Finanze vede l’ascesa di una nuova leadership aziendale strettamente legata a Via XX Settembre. Come avevamo anticipato su True News, infatti, l’ex partecipata di Cassa Depositi e Prestiti, guidata fino a pochi mesi fa dal dalemiano Rodolfo Errore, era una delle aziende legate allo Stato su cui maggiormente il partito vicino a Mario Draghi aveva messo gli occhi, complice la valenza strategica di Sace e il suo ruolo in diversi business, dal programma Garanzia Italia alla promozione degli interessi commerciali all’estero.
Via dunque all’ascesa alla carica di amministratore delegato di Alessandra Ricci, dal 2021 2021 Responsabile del Programma Garanzia Italia – lo strumento emergenziale a sostegno della liquidità delle aziende italiane – e Green New Deal – a sostegno della transizione ecologica del Paese, i più legati al Mef, e a quella di presidente di Filippo Giansante. Unico membro del precedente cda confermato, Giansante è Capo della Direzione Valorizzazione del Patrimonio Pubblico al Dipartimento del Tesoro ed è membro del Consiglio di Amministrazione di ENI. Due figure strettamente legate al Mef, Stato profondo del sistema di potere draghiano guidato dal Ministro Daniele Franco e dal Segretario Generale Alessandro Rivera, molto vicini al premier.
Parliamo dell’ultimo lampo dell’espansione del sistema di potere vicino al premier nello Stato? Difficile dirlo con certezza, ma chiaramente rare volte resteranno in capo all’esecutivo nomine così adatte a sdoganare la “potenza di fuoco” del sistema costruito da Draghi tra Tesoro e Banca d’Italia. La presenza di Sequi nel cda però dice qualcosa in più, che è meritevole approfondire.
Il ruolo di Sequi in Sace
In primo luogo, chiamare il Segretario Generale della Farnesina a far parte del cda di un’azienda, per quanto di proprietà completamente pubblica, è un atto sicuramente irrituale se non giustificato da precisi interessi politici. V’è da dire che sul fronte Sace tali interessi non mancano e hanno a che fare con la necessità di promuovere la diplomazia economica e commerciale del Paese sottolineando la necessità di un presidio concreto della Farnesina sulla politica di scambio e garanzia dell’Italia. Dalla controversa diga in Etiopia a diversi progetti infrastrutturali tra Medio Oriente e Africa, per arrivare a mercati instabili e volatili in tutto il mondo, Sace del resto sostiene le imprese italiane, specie le Pmi, a farsi strada in contesti dove il rischio politico è decisamente alto.
In secondo luogo, va sottolineato che Sequi ha un particolare punto di riferimento nella sua azione diplomatica: la Cina, Paese dove ha rappresentato l’Italia negli anni della stipulazione del Memorandum sulla Nuova Via della Seta. Già capo di gabinetto dei Ministri degli Esteri Federica Mogherini e Paolo Gentiloni tra il 2014 e il 2015, Sequi il 20 luglio 2015 fu trasferito a Pechino come ambasciatore italiano presso la Repubblica Popolare Cinese, accreditato dal 2016 anche presso la Mongolia. Nel settembre 2019 Sequi tornò alla Farnesina come capo di gabinetto del ministro Luigi Di Maio nel governo Conte II e lavorò a fianco della “zarina” della Farnesina Elisabetta Belloni. Dopo la chiamata della Belloni alla guida del Dis, l’organo di coordinamento dei servizi segreti, Sequi la sostituì nel maggio 2021 nella carica di Segretario Generale. Il suo ruolo in Sace non potrà non essere che quello di approfondire le relazioni commerciali con mercati strategici come quelli orientali. Per la seconda volta Sace indica un pezzo da novanta della diplomazia italiana nel suo cda: e se nella precedente gestione l’ex sottosegretario degli Esteri Mario Giro era stato nominato a segnalare l’attenzione per l’Africa, oggi Sequi porta con se le grandi conoscenze del mercato cinese e i legami profondi con gli apparati diplomatici.
Terzo punto è la promozione sul campo di Luigi Di Maio e del suo Ministero degli Esteri a dicastero valorizzato nel sistema di potere dell’era Draghi. La presenza di Sequi a fianco dei top manager di scuola Mef indica che la cooptazione dell’ex leader del Movimento Cinque Stelle nel sistema è completata. Obiettivo, questo, accelerato dalla linea di condotta ostentatamente pro-Draghi del titolare della Farnesina in queste settimane.
Infine, prosegue la tradizione dell’attuale esecutivo di promuovere sistemi di porte girevoli tra apparati dello Stato di carattere strategico (dal mondo diplomatico a quello militare) e mondo delle imprese. In un sistema di trasferimento di competenze che avvicina molto al modello americano. La buona notizia, nel caso di Sequi, è che in questo caso la sua nomina a Sace non pregiudica il ruolo decisivo che ricopre alla Farnesina in una fase delicata per la diplomazia italiana. Altrove, come nel caso della nomina del generale Claudio Graziano alla presidenza di Fincantieri, lo Stato e i suoi apparati, nel caso specifico Cdp, hanno commesso degli autogol privando l’Italia del comando militare dell’Unione Europea in carica a Graziano. Su Sace, invece, si spera che la sinergia tra apparati possa essere la base un effetto moltiplicatore, e non penalizzante, per gli interessi del Paese.