Perchè leggere questo articolo? Sagrada Familia, habemus datem. Nel 2026, in occasione del centenario della morte di Gaudì, è prevista la fine dei lavori della chiesa. Un’opera infinita, incompiuta, e ogni Paese ne ha una che lo contraddistingue, nel bene e nel male.
Dopo 141 anni la Sagrada Familia si svestirà finalmente delle sue impalcature. I lavori per l’opera architettonica più iconica di Barcellona avranno forse una fine. L’inaugurazione è prevista nel 2026, esattamente a 100 anni dalla morte del visionario progettista Antoni Gaudì. Dopo la sua morte, la costruzione dell’imponente chiesa subì notevoli ritardi a causa della mancanza di fondi e della Guerra Civile Spagnola. Riprese a pieno ritmo solo a partire dagli anni Cinquanta. Ma tuttora risulta un’opera infinita, il cui cantiere a cielo aperto è diventato parte integrante della struttura stessa.
Non solo Sagrada Familia, tutte le altre opere incompiute
Esteve Camps, presidente delegato della Giunta responsabile dei lavori della Sagrada Familia, ha annunciato che la Torre di Gesù, l’elemento centrale più alto del complesso, sarà terminato per il 2025. Anche se si inaugurerà l’anno successivo. L’ultimo problema riguarderebbe la scalinata della Facciata della Gloria. Per il suo completamento infatti dovrebbero essere espropriati alcuni edifici circostanti. Ma Camps ha assicurato che negozierà con l’amministrazione di Barcellona tutto quanto sia necessario per realizzarla. La scalinata culminerebbe “l’esecuzione alla lettera del progetto” dell’opera presentato nel 1915 da Gaudì.
La maestosa ma incompleta cattedrale spagnola è forse la più iconica e conosciuta opera incompiuta del mondo, ma non di certo l’unica. Molti non sanno che anche la più antica Sfinge di Giza, in Egitto, non è mai stata completata. Costruito con la testa umana e il corpo di un leone, il monumento si estende per 73 metri per un’altezza di 20 metri. Ma secondo gli archeologi, i costruttori del tempo se ne sono andati prima di aver terminato l’opera. Il ritrovamento di blocchi di pietra, martelli e resti di cibo abbandonati nell’area lo testimoniano.
Anche il Tao Keo, nell’antica cittè di Angkor in Cambogia, non ha mai visto una fine. Costruito sotto l’impero Khmer nel XI secolo, comprende cinque torri e una piramide, ma manca della decorazione per cui gli edifici della località sono famosi.
Opere incomplete anche nelle infrastrutture
A guidare la lista nera delle opere incompiute nel settore delle infrastrutture è “Stoccarda 21”. Un progetto che costerà 4 miliardi di euro in più e verrà ultimato con cinque anni di ritardo rispetto alle previsioni. Stoccarda 21 è così diventato per la Germania quello che per l’Italia è la Tav in Val di Susa. Da ormai dieci anni infatti si scava per una nuova stazione di transito situata a 20 metri di profondità. I lavori prevedono anche la costruzione del passante ferroviario lungo 10 chilometri, uno degli ultimi tasselli mancanti alla nuova magistrale europea che in futuro collegherà Parigi a Budapest.
Altro grande flop è quello del nuovo aeroporto di Berlino-Brandeburgo. Iniziati nel 2006, i lavori dovevano terminare nell’estate del 2012, quando però solo un mese prima dell’inaugurazione ufficiale, l’entrata in esercizio del mega hub venne rinviata per problemi all’impianto antincendio. Fino ad oggi l’aeroporto, anche se praticamente finito, non è stato ancora aperto. Storia simile ad Amburgo. Qui la nuova sede della Filarmonica sull’Elba è stata aperta al pubblico. Per realizzarla ci sono voluti 7 anni più del previsto e dai 77 milioni preventivati si è arrivati alla bellezza di 789 milioni di euro.
Italia in coda tra i paesi Ue per infrastrutture trasporto
Ma è l’Italia il fanalino di coda in Europa sulle infrastrutture stradali. Il nostro Paese si aggiudica il primato per il maggior stallo di opere pubbliche che, in tutto, valgono due miliardi e mezzo di euro. In dieci anni, dal 2010 al 2020, l’Italia ha speso complessivamente per la costruzione e manutenzione di infrastrutture di trasporto circa 98,3 miliardi di euro. Molto meno dei maggiori paesi europei.
Secondo l’Osservatorio del Ministero delle Infrastrutture, al 31 dicembre 2022 erano 367 le opere in stallo, contro le 379 dell’anno precedente. Per completarle occorrono più di 1,4 miliardi di euro. Il 70% sono nelle regioni del Mezzogiorno, 15% in Centro Italia e 11% al Nord. Le restanti opere sono 11 e sono di competenza dello Stato centrale. Tra questi i più corposi sono la Città dello Sport, a Roma, la cui stazione appaltante è il Demanio. Lavori fermi al 16%. La costruzione di strutture ricettive in località Rocchi del Comune di Rende, per complessivi 210 alloggi per studenti, dell’Università della Calabria, lavori fermi a poco più del 60%. E poi quasi tutte opere che non superano il 4 o 5% come i lavori di completamento delle opere edili ed impiantistiche al Palazzo di Giustizia di Reggio Calabria, fermi al 3% o il completamento della Cittadella giudiziaria a Latina, di fatto neppure iniziati (1,05%).
Noi di Sagrada Familia ne abbiamo da vendere
Ritardi nelle grandi opere che sono diventati proverbiali per noi italiani. Un sondaggio nel Rapporto “Sussidiarietà e… governo delle infrastrutture”, realizzato dalla Fondazione per la Sussidiarietà, lo dimostra. I tre quarti degli intervistati ritiene che non si sia fatto abbastanza per la realizzazione di infrastrutture. Quasi il 73% ritiene necessari investimenti in infrastrutture per la crescita del paese e nuovi posti di lavoro. L’Italia è all’ultimo posto fra i 28 paesi Ocse per la soddisfazione degli utenti delle infrastrutture. Gli italiani vorrebbero che il nostro paese si desse una mossa. Non la pensano come il buon Gaudì, che sui ritardi di costruzione della sua Sagrada Familia disse: “Il mio Cliente non ha alcuna fretta. Dio ha tutto il tempo del mondo”