Riflessioni sulla Leadership: è questo il titolo della XXI Edizione della rassegna culturale Italia Direzione Nord che si svolgerà lunedì 27 novembre presso la Fondazione Stelline di Milano.
Alla vigilia di un anno cruciale, il 2024, segnato dalle elezioni europee prima, e da quelle americane poi, che modello di leadership potrà rivelarsi adeguato a rispondere alle tante sfide che ci attendono? E che ruolo avrà l’Italia? Di quale tipologia di leader necessita, a tutti i livelli e in tutti i settori – istituzionale, sociale, aziendale – il nostro Paese?
Italia Direzione Nord, spin off della rassegna DN, nata per ragionare in modo apartitico e super partes dei temi relativi alla parte produttiva del Paese, è promossa dalla Fondazione Stelline e organizzata insieme a Inrete e all’associazione ITALIASTATODIRITTO. Si alterneranno interventi one-to-one a panel tematici che vedranno la declinazione della leadership negli ambiti da sempre al centro della manifestazione: mobilità, salute, energia, lavoro, innovazione e giustizia.
“Road to IDN”: spunti di riflessione su leadership, etica e società
Nell’ottica di un percorso di avvicinamento alla manifestazione, True-News.it, Media Partner dell’iniziativa, ospiterà da qui in avanti alcune riflessioni prodromiche, un’autentica “Road to IDN”: partendo da temi di attualità, le considerazioni si ampliano all’idea di società, oltre che di leadership, di cui il Sistema-Paese necessita per raccogliere le future sfide, elettorali e non solo.
Iniziamo dalla discussione principe dell’ultimo mese, quella attorno al salario minimo. Attraverso la voce di un giuslavorista, Francesco Rotondi, e di un economista, Vito Rotondi, capiremo come una leadership etica e inclusiva volta al benessere della società debba passare attraverso una convergenza inevitabile – espressione cara al Premio Nobel per l’economia Michael Spence – tra diritto ed economia, tra modelli di società che vadano oltre la polarizzazione politica.
Leadership efficace e fatica del fare la cosa “giusta” per la società del futuro
Per il Diritto e l’Economia come scienze, non come arti, è inevitabile la riflessione concreta cui segue la domanda: Per quale motivo, nel Nostro Paese, sembra sia così difficile fare “la cosa giusta”?
Il giuslavorista si è posto per primo la domanda, osservando i dibattiti intorno alle tematiche del mondo del lavoro e, più in generale, alla situazione dei presunti e pretesi diritti ad una giusta retribuzione.
Nella prospettazione non dovrebbe nemmeno esserci un “contraddittorio”. poiché sarebbe fra chi ritiene che sia giusto pagare le prestazioni al disotto del valore e della soglia di dignità e chi no!
Allora qual è il problema? Partiamo dalla considerazione che, quando un “tema” diventa comunicazione politica, nel senso di ricerca di consenso partitico, si perde di vista l’obiettivo iniziale a favore di considerazioni talvolta prive di fondamento tecnico e culturale; a ciò si deve aggiungere una inevitabile descrizione generalista, rispetto alla materia, che i rappresentanti politici cercano di affrontare. In realtà è un fenomeno diffuso in tutto il mondo, con la ineluttabile conseguenza che all’opinione pubblica arriva una distorta verità creando “buoni verso cattivi”. Anche la migliore leadership etica si polarizza, rischia di non avere seguito e il messaggio affonda… Questo è il caso del salario minimo.
Salario minimo, alcuni presupposti inaccettabili
Da anni si parla di salario minimo, ma nessuno ha verificato seriamente e tecnicamente a quanto ammonta detto salario garantito dalla contrattazione collettiva nei vari settori presidiati: è inaccettabile.
Inaccettabile che chi discute del salario minimo possa non sapere cosa significhi retribuzione globale, che i contratti non prevedono un “trattamento orario”, che la retribuzione è un istituto complesso che va studiato prima di fare o immaginare interventi che potrebbero essere addirittura sconvenienti per la parte che si intende tutelare.
Inaccettabile l’incomprensione circa le norme costituzionali che presidiano l’istituto, nonché il precetto dell’art. 39 della Costituzione Italiana, che evidentemente senza attuazione preclude una serie di azioni che invece in alcune “proposte” vengono previste come agibili.
Detto ciò, una prima risposta alla domanda iniziale è possibile offrirla: crediamo che, al di là di tutto, nel nostro sistema politico ci sia un tema importante per tutti i settori, ovvero la mancanza di disponibilità ad un ascolto per competenza. Ciò non significa che occorre il “governo dei tecnici”, bensì che i politici possano considerare prevalente lo studio delle materie cui sono chiamati a gestire, per svolgere al meglio la propria funzione istituzionale; ciò significa che occorre fare attenzione alla nomina dei tecnici e ci sia sempre un riscontro sulla veridicità delle affermazioni dalle quali si parte per progettare il futuro. Viviamo epoche di discontinuità tali da ripensare modelli e organizzazioni. Purtroppo, il conflitto sociale, amplificato dal bisogno individuale, nelle civiltà contemporanee soggette a recessioni, esasperate da crisi, con bolle originate anche sul sovra-debito, dall’avanzata rapida delle tecnologie, potrebbe prevalere sul senso civico anche in economia, ove la civiltà e lo stato sociale non siano giuridicamente disciplinati e tutelati nel loro bisogno proprio dalle competenze del diritto.
Salario minimo, un ottimo banco di prova come modello di collaborazione
Il “salario minimo” sarebbe un ottimo banco di prova dove politica, sindacati, società civile, imprenditoria possono veramente offrire un esempio di collaborazione per migliorare la qualità della vita dei cittadini scevri da condizionamenti ideologici che qui non possono trovare residenza.
Nella realtà dell’economia si vive lo stesso dilemma della giurisprudenza e del diritto per la comunicazione politica. La riflessione sul salario minimo esposta dal giuslavorista appare acuta, profonda, ampia per l’economista, e rischia fraintendimento e strumentalizzazione sia nel significato sia nel significante. Ancor più alto sarebbe il rischio ove non fosse colto il messaggio inclusivo del “banco di prova”, del “tavolo di confronto” che non ha soltanto elementi di contrattazione tipici del mercato bensì richiama leadership autorevoli per la loro efficacia e conoscenza. Indubbiamente domanda e offerta delle economie di mercato, che immediatamente originano la contrattazione e si radicalizzano ancor prima della negoziazione, possono “trovare il mondo come luogo crudele” e renderlo migliore proprio tramite nuovi modelli di leadership! Il confronto giuslavorista suggerisce di cogliere elementi di politica industriale, filiere, sistemi e strutture integrate e con il supporto di modelli economici è sensibile a moderni temi della finanza mondiale: Banche Centrali, Borse, Titoli, Obbligazioni, Rating, Amministrazione Pubblica, Fiscalità; temi indispensabili per conservare equilibri e stabilità olistica in uno scenario sociale volatile, dibattuto, incerto in cui il lavoro svolto dal cittadino sia “tale da assicurare un’esistenza libera e dignitosa per se e la sua famiglia” (Art. 36 Costituzione Italiana). Competenze funzionali a coltivare nella società, la natura umana costruendo, il diritto con l’economia, il ponte che conduca l’essere umano economico razionale nel divenire l’essere umano socialmente adattabile.
Il modello del ciclo di vita (del risparmio) di Franco Modigliani
Per ragionare anche sui numeri della società esiste, tra i tanti, un modello economico teorico, reso solido parametro con tutte le verifiche empiriche superate nelle sue varie edizioni. Si tratta di uno strumento tecnico, flessibile per l’analisi sociale dei consumi e dei risparmi: Il Modello del ciclo di vita (del risparmio) elaborato da Franco Modigliani, premio Nobel 1985. Il modello elabora, e si adatta a gestire, fenomeni sulla dinamica demografica delle famiglie, i trasferimenti tra generazioni, il reddito e il risparmio, le imposte, gli investimenti di capitale, l’incertezza, il credito, le distorsioni sui tassi, le valute, le politiche, il lavoro e la previdenza sociale (appunto)! In pratica nella società civile il diritto, che è vita quotidiana, ben oltre il lavoro del legislatore, ne diviene ambasciatore, interprete, analista e compositore giuridico di aspetti geopolitici, sociologici, culturali, psicologici ed economici… Il giurista diviene anche soggetto modellizzante e costruttore di nuovi assetti sociali, conoscendoli dal proprio interno, perché il Lavoro possa essere “tipo di attività o di funzione che concorre al progresso materiale e spirituale della società” (Art. 4 Costituzione Italiana).
Seppure non sia un argomento semplice il ruolo della politica, visto anche dagli economisti sospinge a creare un confronto individualista-socializzante, cittadino-comunità, contribuente-pubblica amministrazione… Il timore del rendere la riflessione tel quel, “salario minimo- reddito civile”, nel percepito del pubblico potrebbe trovare riferimenti e tutele grazie agli avvocati, proprio con i modelli dell’economia, altrimenti di difficile equilibrio senza la comprensione sociale. La progettazione e la capacità di composizione di tali equilibri trova nel giuslavorista il principale artefice. Si pensi, ad esempio, al perché il senso pubblico da cui provengono le risorse possa apparire “meno naturale”, ovvero propensione non sviluppata al pari del senso del bisogno individuale che beneficia delle risorse. In altre parole, appare meno forte il senso civico della generazione delle risorse, rispetto alla condizione di necessità che le riceve e si trova isolata, strumentalizzata e persino umiliata per richiederle. Inoltre, il consumo di massa ha creato una “corsa al reddito e al debito individuali” che ha promosso una “sfida sociale”, talvolta divenuta “lotta politica” negando la propensione al “reddito sociale e civile” che potrebbe cogliere il senso della “teoria del ciclo di vita” di Modigliani. Le teorie dimostrabili potrebbero essere fondamentali per il passaggio dallo scetticismo al realismo delle società moderne. Infatti, la teoria del ciclo di vita originariamente ispirata da altre riflessioni ed evoluta nella raccolta di tutte le nuove variabili, dall’economia venne estesa nel servizio alla società civile e divenne di aiuto alla politica per la concreta applicazione. Come Modigliani altri modelli anche più moderni sarebbero fondamentali strumenti perché la finanza pubblica offra sentieri stretti che si allarghino recuperando l’evasione, tagliando il debito, accelerando e finanziando tecnologie complesse (si pensi al PNRR), talvolta imprevedibili per gli effetti anche nella società. Inevitabile per il Diritto la riflessione sul modello di un altro grande economista, John Maynard Keynes, che in tempi di recessione, prevede uno schema di intervento attivo nell’economia dello Stato Sociale con Grandi Opere Pubbliche, con Sussidi ai disoccupati, perché vi sia aumento dei redditi che incrementino consumi e produzioni, entrate fiscali e con esse l’equilibrio del bilancio che riduca il deficit per stimolare la domanda e sostenere l’occupazione.
La teoria di Modigliani? Un ponte tra Diritto ed Economia per la realizzazione della Società del benessere
Inoltre, la necessaria evoluzione della teoria del ciclo vitale di Modigliani (anche con le più avanzate tecnologie e la sovra-sensibilità dei mercati del capitale) rappresenta il “ponte ideale” costruito tra Diritto ed Economia per la realizzazione della Società del benessere; ne è una “economics cornerstone law”. La teoria rappresentò già dal secondo dopoguerra un accreditato schema evolutivo, rilevante per l’analisi dei comportamenti di consumo e di risparmio delle società, integrando ed emendando la teoria keynesiana che era stata fondamentale nel superamento della crisi del 1929. In particolare, mentre la teoria keynesiana del consumo suppone che la spesa totale delle famiglie cresca con il reddito corrente delle stesse, seppure meno che proporzionalmente; con la previsione di una profonda stagnazione dell’economia ove i consumi fossero aumentati meno del reddito, si sarebbe creata una carenza di domanda effettiva. Questa previsione keynesiana in realtà fu confermata soltanto per il breve periodo, ma progressivamente smentita dalla teoria di Modigliani e dagli studi empirici di Simon Smith Kuznets (Premio Nobel 1971). Questi studi mostrarono che reddito e consumo si conformano al modello keynesiano soltanto nel breve periodo e divengono proporzionali tra di loro nel lungo periodo. Le teorie del consumo furono completamente riviste da Franco Modigliani, Milton Friedman (Teoria del “Reddito Permanente”) e James Duesenberry (Teoria del “Reddito Relativo”). Modigliani dimostrò un modello teorico per le scelte del consumatore fondato sul concetto di conservazione, lungo un periodo temporale significativo, con l’adozione di una forte propensione e preferenza alla stabilità del flusso di consumo. Vieppiù costante il consumo; se la domanda oscillasse sarebbe il risparmio a consentire al consumatore la conservazione di un flusso di consumo, relativamente costante anche quando il reddito si dimostri variabile.
Ecco, allora, anche venire in soccorso i concetti moderni di Economia Razionale, Comportamentale, Sociale, Ambientale, ESG, Sostenibilità, il Welfare aziendale e le moderne normative. Strumenti che siano in grado di dimostrare modelli, riconoscere l’espressione di leadership etiche e inclusive. affinché il giurista possa esprimere dottrina e giurisprudenza, il legislatore tracciare l’etica dello sviluppo per le Società del benessere. L’avvocato, il giuslavorista è un architetto, un costruttore e non è soggetto interposto tra gli altri soggetti nella società contemporanea. L’avvocato è in grado di realizzare un pensiero partecipato da una comunità di persone, con intensità pari a quella di un sentimento. Il sentimento che genera un’entità autonoma: la concezione e la concreta realizzazione del pensiero stesso. Il pensiero che si progetta per il futuro della Società. L’economista ne esprime il modello teorico e le misurazioni. Ecco il valore dei modelli, come la teoria del ciclo vitale del risparmio e del “reddito civile”, che superano la verifica empirica della società. Ove il ruolo della legge che governi eticamente la società sia preferibile al governo di uno solo dei suoi cittadini; in modo tale che anche i tutori della società e delle leggi obbediscano alla legge stessa della società del benessere. Tema centrale è la generazione di ricchezza, valore e “reddito di civiltà” con la reale gestione pratica di una società moderna, all’insegna di giuslavoristi sensibili al suo progresso materiale e spirituale.
Francesco Rotondi e Vito Rotondi