Non solo la norma “salva-calcio” che consentirebbe ai club di rateizzare in sessanta comode tranche in cinque anni i milioni di tasse non pagati con la “giustificazione” della pandemia. Il presidente della Figc Gabriele Gravina sta spingendo sul Ministro per lo sport e i giovani Andrea Abodi per far passare la proposta di prelievo dal mondo delle scommesse per finanziare lo sport. Il che sarebbe fondamentalmente un unicum a livello globale.
Come funzionano i prelievi alle scommesse nel mondo
Nessun Paese europeo ha infatti adottato provvedimenti per destinare allo sport parte delle risorse provenienti dalla tassazione sulle scommesse; con la sola eccezione di Francia e Portogallo. Due nazioni contraddistinte da un sistema fortemente “protezionista” con mono concessione; diverso quindi da quello italiano, che ha invece optato per un sistema aperto, con più operatori a dividersi il mercato.
Germania e Spagna, che adottano la stessa impostazione nostrana, non hanno tra le proprie regole un provvedimento simile e neppure quella che può essere considerata la patria del betting, ovvero il Regno Unito. Anche allargando i confini fuori dall’Unione Europea, la tassazione a sostegno dello sport non è una pratica abituale: questa norma, infatti, non è prevista in nessuno degli Stati che compongono gli USA, così come nel resto del Nord America.
L’eccezione italiana
La misura rappresenterebbe quindi un’eccezione all’interno del panorama mondiale delle scommesse legali. Rischia di provocare gravi ripercussioni sulla stessa tenuta del settore e di fare un regalo alla criminalità e al mercato illegale; sempre pronto a occupare il vuoto lasciato dalla legalità come già accaduto durante la pandemia.
L’ipotesi al vaglio da Abodi e Gravina è di riconoscere agli organizzatori di eventi sportivi una quota pari all’1% dell’importo delle puntate collegate alle competizioni sportive, senza alcun tetto massimo. In pratica, applicando la previsione all’andamento del mercato nel 2022, si tratterebbe di una riduzione dei ricavi lordi di filiera superiore ai 160 milioni di euro ed equivalente ad un incremento di imposta superiore al 30% rispetto alla pressione impositiva attuale.
La disposizione andrebbe dunque ad incidere pesantemente su un comparto anch’esso piagato dal periodo pandemico e dai lockdown dei punti vendita; e messo attualmente alla prova dall’aumento dei costi dell’energia e dall’inflazione.
Scommesse e commissioni
Il tutto, mentre il mondo del calcio continua a bruciare denaro in commissioni milionarie per i procuratori sportivi. L’ultimo rapporto FIFA stime le spese per gli intermediari nel 2022 a 586 milioni di euro; con un maxi-aumento del 24,3% rispetto al 2021. Solo i club italiani hanno speso in commissioni più di 83 milioni di euro; con un incremento del 20,4% rispetto al 2021 e a dispetto delle grandi difficoltà economiche denunciate dalla maggioranza delle società.