Perché leggere questo articolo? L’inflazione è stata la bestia nera delle economie occidentali. Ma le letture di molti esperti e le risposte della Spagna insegnano che una soluzione ai problemi esiste.
A un anno dall’inizio della grande svolta delle banche centrali contro l’inflazione la semplice leva monetaria è parsa insufficiente a gettare acqua sul fuoco dei rincari.
L’inflazione e le sue cure
L’idea di centrare la lotta all’inflazione su questa mossa, criticata da economisti del calibro di Giulio Sapelli in Italia e Adam Tooze negli Stati Uniti, senza mediare in molti momenti con politiche espansive di difesa dei redditi e dello sviluppo.
L’inflazione galoppante che negli Stati Uniti prima e in Europa poi ha travolto le economie dal 2021 in avanti non può essere affrontata solo con leve monetarie. Ha una componente di domanda in Usa e Regno Unito, per i risparmi rilasciati dopo la fine dei contagi; ma ha una vischiosa base da offerta che si è manifestata con la crisi energetica, la carenza di microchip, le incertezze sullo sviluppo dei programmi di ripresa anti-crisi. A cui si è associata l’esplosione dei profitti di poche multinazionali.
Reich e Panetta, due letture controcorrente sui rincari
La fragilità dell’offerta è stata alimentata anche dall’estrazione dei profitti da parte di poche multinazionali che ha assorbito le prospettive di aumento dei salari e danneggiato le piccole e medie imprese su scala internazionale. Lo ha ben posto in campo, come tema, Robert Reich, già Segretario al Lavoro di Bill Clinton, negli Usa. Coniando il termine greedflation, “inflazione da avidità” e scrivendo sulla sua newsletter: “gli aumenti salariali sono ancora in ritardo rispetto agli aumenti dei prezzi. I salari e gli stipendi nell’indice del costo del lavoro, una misura più ampia della retribuzione dei lavoratori, hanno avuto una tendenza al ribasso per un anno”.
Lo ha ribadito il governatore della Banca d’Italia in pectore, Fabio Panetta. Per il quale una componente dell’inflazione, ha ricordato al New York Times, avrebbe una base di riferimento nella fame di profitti dei colossi della borsa. Invitando la Bce, di cui è membro del consiglio direttivo, a “non guidare come un pazzo a fari spenti”. E aggiungendo che i lavoratori “non chiedono una piena compensazione” delle perdite da inflazione, ma piuttosto una redistribuzione. Possibile potenziando la risposta allo shock da offerta che ha eroso redditi e prospettive.
La risposta della Spagna al caro-energia
La risposta giusta a una crisi di offerta passa per la politica economica da rendere complementare alla sfida monetaria. L’inflazione va di fatto affrontata aumentando il potere contrattuale di imprese e cittadini prima che stringendo i cordoni del costo del denaro. E come risposta virtuosa emerge quella della Spagna, che a inizio luglio ha visto l’inflazione core scendere sotto il target del 2%, prima tra le grandi economie d’Europa, in virtù delle scelte di politica economica prese negli ultimi due anni.
Il dato politico è notevole. Madrid, col governo dei socialisti di Pedro Sanchez sostenuto dalla sinistra di radicale di Podemos, ha messo in campo una serie di misure anti-cicliche che hanno agito sul lato della tutela della domanda dalle distorsioni portate dall’inflazione, sulla tutela dei redditi inferiori, sull’occupazione e sul contenimento degli effetti del caro-energia. Decisive, per l’economista Jorge Uxo, nel fermare i rincari.
Più redditi e sicurezza economica, così Madrid contrasta l’inflazione
La mossa più chiara è stata messa in campo circa un anno fa. Quando la Spagna, assieme al Portogallo, ha varato il suo tetto ai prezzi al gas. A maggio 2022 è stato strutturato un tetto al prezzo del gas consumato dalle centrali elettriche dei due Stati della penisola iberica. Fissato a 40 euro prima e 50 poi per ogni MWh con interventi pubblici che arrivavano a contenere i differenziali con il prezzo di mercato.
Le politiche abitative e la spinta a limitare l’aumento degli affitti al 2% nel 2023 e al 3% nel 2024 hanno prodotto parimenti risultati notevoli. Ma la svolta si è avuta con la netta stretta sui contratti a tempo determinato promossa nel 2022 con la riforma del lavoro che ha riscosso successo attivando 13,9 milioni di assunzioni a tempo indeterminato. Un boom che ha contribuito a aumentare la sicurezza economica, stabilizzare i salari, proteggere i consumi. Depotenziando l’impatto dell’inflazione erosiva sull’economia.
La riforma del #lavoro in #Spagna: +238% di contratti a tempo indeterminato nel 2022 pic.twitter.com/kfWTPdTLhv
— Andrea Muratore (@Murandrea1) May 10, 2023
Sconfiggere il Robin Hood alla rovescia è possibile
Insomma, l’inflazione può essere capita e governata. Lo farà anche la Banca centrale europea coordinandosi sulle strategie di difesa dai rincari di titoli di Stato e mercati e sul contrasto alla volatilità finanziaria piuttosto che su una vana strategia di semplice stretta monetaria? Ancora presto per dirlo.
Multiforme e complessa, l’inflazione ha agito da Robin Hood alla rovescia. Ed è sul tema redistributivo che si può giocare la partita per interromperne il circolo vizioso. Come la lettura di esperti come Panetta e Reich e la risposta spagnola insegnano.