Era prevedibile, è successo: con la fine del blocco dei licenziamenti, decretata dal governo a partire dal primo luglio, per centinaia di lavoratori l’estate è iniziata nel peggiore dei modi. Le notizie arrivano da ogni parte d’Italia e si susseguono quasi con cadenza quotidiana: decine e decine di posti persi, soprattutto nelle multinazionali.
Sblocco licenziamenti, il caso Whirlpool
Il caso più eclatante, anche perché arriva al termine di una vertenza durata oltre due anni, è quello dello stabilimento Whirlpool di via Argine, a Napoli, fermo da quasi otto mesi. Il 14 luglio la multinazionale, che vanta conti in ordine – nel secondo trimestre 2021 le vendite hanno segnato una crescita del 32% a livello globale e il margine di utile netto è stato del 10,9% – ha infatti confermato la volontà di avviare la procedura di licenziamento collettivo per i 340 operai del sito napoletano. L’azienda si è detta disposta a discutere della possibilità di trasferire le attività a un altro operatore, oltre a ventilare l’ipotesi di proporre incentivi – 85mila euro per ogni lavoratore – o in alternativa il trasferimento nello stabilimento di Cassinetta di Biandrate, in provincia di Varese: non certamente comodo per gli operai napoletani. Il 30 luglio i lavoratori sono di nuovo scesi in piazza e per i primi di agosto è attesa la convocazione di un nuovo tavolo al Mise.
Logista, la multinazionale del tabacco che lascia a casa i lavoratori via WhatsApp
Ultimo in ordine di tempo, ma non meno preoccupante per toni e modalità, è il caso di Logista, la multinazionale monopolista nella distribuzione del tabacco che ha deciso di chiudere il sito di Bologna, avvisando i lavoratori la sera di sabato 31 luglio con un lapidario messaggio WhatsApp: «Da lunedì 2 agosto lei sarà dispensato dall’attività lavorativa. Cordiali Saluti». Secondo il sindacato Slai Cobas, il licenziamento riguarda circa 90 persone, che non si erano mai fermate nemmeno durante la pandemia, perché i tabacchi sono considerati attività essenziale. “Un fatto grave, l’ennesimo, dopo la Gkn a Campi Bisenzio e la Whirlpool a Napoli. Molte aziende continuano a non rispettare gli accordi che il governo ha preso con i sindacati. Ma non lasceremo soli i lavoratori. Ho presentato un’interrogazione al ministro del Lavoro Orlando”, ha commentato il senatore di LeU Francesco Laforgia.
Sblocco licenziamenti, GNK lascia a casa 422 lavoratori
Il riferimento è all’altra multinazionale che ha approfittato della fine del blocco dei licenziamenti per lasciare a casa 422 persone a Campi Bisenzio, nel fiorentino: si tratta di GKN, azienda che produce componentistica di semiassi per autonomobili che poi vengono assemblati da Fiat Stellantis. L’azienda è controllata dal fondo britannico Melrose: anche in questo caso la notizia del licenziamento collettivo è stata comunicata ai lavoratori via mail, il 9 luglio scorso, e anche per questa vertenza è stato convocato un tavolo di crisi al ministero dello Sviluppo economico. Da parte sua, il ministro del Lavoro Orlando ha promesso che l’esecutivo “prenderà di petto” la questione. Tra le ipotesi al vaglio c’è anche quella di ricercare un nuovo acquirente che rilevi fabbrica e dipendenti.
San Marco Industrial di Atessa, via 50 lavoratori su 163
L’indotto automobilistico è uno dei settori più colpiti dall’ondata di licenziamenti: il 23 luglio è stata la volta della San Marco Industrial di Atessa (Chieti), che ha comunicato la volontà di lasciare a casa 50 lavoratori su 163. L’azienda, acquisita nel 2017 dal gruppo veronese Scattolini, produce cassoni e altri accessori per veicoli commerciali, come il Ducato del gruppo Stellantis, il Doblò e altri furgoni di marca Citroen e Peugeot. Pochi giorni prima, il 19 luglio, ad annunciare la chiusura dello stabilimento di Villa Carcina (Brescia) e il conseguente licenziamento di 106 addetti era stata la Timken, multinazionale del settore automotive presente in 30 Paesi del mondo, e che produce cuscinetti a rotolamento, acciai legati e relativi componenti.
La Gianetti Ruote di Ceriano Laghetto: 152 lavoratori lasciati a casa
Sempre con una mail al termine del turno pomeridiano è finita anche, almeno per ora, l’attività lavorativa per i 152 operai della Gianetti Ruote di Ceriano Laghetto, in provincia di Monza e Brianza. Si tratta di una storica fabbrica di ruote d’acciaio, attualmente di proprietà del fondo americano Quantum Capital Partner che ha motivato la decisione con la “crisi perdurante dello stabilimento”.
Una sequela di notizie che ha portato le varie anime del governo a scontrarsi, con il Pd che ha chiesto, con il deputato Filippo Sensi, all’esecutivo di riferire. “Qui non stiamo parlando di bon ton (il riferimento è all’uso di mezzi come i messaggi Whatsapp nel caso di Logista, ndr), è una questione di lavoro, diritti, civiltà. Un paese in cui vieni licenziato dall’oggi al domani via chat, e parliamo di territori sani dal punto di vista economico come l’Emilia e la Toscana, non può dirsi un Paese civile”. Di certo il tema dovrà tornare al centro dell’agenda del governo, in vista di un autunno che si preannuncia molto caldo.