Perché questo articolo potrebbe interessarti? La neoeletta segretaria Elly Schlein cerca di definire una nuova agenda economica per il Partito democratico. Ecco alcune possibili sponde che Schlein potrebbe trovare dall’estero per la resa dei conti fra l’anima socialdemocratica e quella centrista dem.
La nuova segretaria del Partito democratico Elly Schlein è stata subito etichettata come l’anti-Meloni, ma per ora lo scontro sembra essere soprattutto all’interno del centrosinistra. Forse è arrivato il momento della resa dei conti, a lungo rinviata, fra l’anima socialdemocratica e quella centrista dell’area che ruota intorno al Pd. In particolare, la spaccatura si registra sulle questioni economiche, con Schlein che vorrebbe spostare nettamente a sinistra l’asse del partito.
I temi economici di nuovo decisivi
A dire il vero, la competizione con il rivale delle primarie Stefano Bonaccini non si è concentrata più di tanto su questi temi. Ora, però, è inevitabile che i nodi vengano al pettine. Se alle parole della nuova segretaria seguiranno i patti, vari maggiorenti del Pd storceranno il naso. Con il rischio di fuoriuscite importanti dal partito.
La narrazione di Schlein ricorda per certi versi quella di Alexandria Ocasio Cortez, la giovane icona dell’ala sinistra dei dem Usa. Le differenze, però, ci sono eccome, e non solo per la classe sociale di provenienza. AOC entrò in Congresso sull’onda di un movimento molto più grassroots, spinto dal basso, mentre nel caso di Schlein è stato decisivo l’appoggio di una potente fetta di establishment del Pd, da Bettini a Franceschini.
Anche il contesto esterno è molto diverso. Ormai sembra passato il momento populista, cavalcato a sinistra da figure come Sanders negli Usa, Corbyn nel Regno Unito e Iglesias in Spagna. La sfida, ora, è coniugare il radicalismo a un’agenda di governo concreta.
Le nuove parole chiave di Schlein
Dalla lotta alla precarietà alla critica esplicita al neoliberismo, la retorica schleiniana è ben distante da quella dell’agenda Draghi, abbracciata dall’ex segretario Enrico Letta nell’estate 2022. Nella mozione congressuale che ha lanciato la sua candidatura, Schlein ha detto con chiarezza che “dobbiamo mettere in campo nuove politiche industriali che puntino sull’innovazione e la riconversione dei settori più direttamente investiti dal processo di decarbonizzazione”.
È la visione di uno Stato sviluppista, che non si limita a facilitare le azioni dei privati, ma contribuisce attivamente alle trasformazioni. Non è un caso che la giovane politica abbia ricevuto l’endorsement dell’economista Mariana Mazzucato, punto di riferimento nel dibattito internazionale sulla politica industriale (e già consigliera di Giuseppe Conte nel suo secondo mandato). È su punti di contatto come questo che si potrebbe saldare un nuovo patto con il Movimento Cinque Stelle.
La narrazione di Schlein si fa più movimentista quando dice che “giustizia sociale e climatica sono inscindibili”, riecheggiando i leitmotiv dei gruppi ecologisti come i Fridays For Future. L’altra parola chiave di Schlein, infatti, è redistribuzione. L’appoggio di policy, qui, è quello del Forum Disuguaglianze e Diversità. Il think tank guidato dall’economista ed ex ministro Fabrizio Barca propone da tempo nuove forme di tassazione dei grandi patrimoni e delle successioni, richiamate esplicitamente da Schlein nella mozione congressuale.
Sponde europee per Schlein
L’asse economico si sposta a sinistra anche con il sostegno al salario minimo (che a dire il vero era sostenuto pure da Bonaccini), il netto giudizio su Jobs Act e decreto Poletti (definiti “errori”) e la posizione favorevole al reddito di cittadinanza (sul quale la neosegretaria si ricollega alle proposte della Commissione Saraceno).
Sul mercato del lavoro Schlein guarda alla Spagna. A marzo 2022 il governo Sanchez, nell’ambito del suo Pnrr, ha introdotto una riforma che ha limitato i contratti precari e ha restituito importanza alla contrattazione collettiva. Ne è seguito un boom di contratti a tempo indeterminato (+238% fra gennaio e novembre 2022 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente).
Il vero scoglio, però, sarà elaborare una nuova posizione autonoma sulle regole europee. Per Schlein “è necessario modificare il Patto di stabilità e crescita”, ma al momento non si vedono all’orizzonte proposte concrete.