Tra le cose che il 2020 ha fatto traballare, se non proprio crollare definitivamente, c’è il multitasking, il mito del professionista ultra-produttivo, in grado di performare più task contemporaneamente, come un acrobata del lavoro. La realtà dei fatti, secondo le neuroscienze, è tristemente diversa: il cervello umano può fare una cosa alla volta e quando lo costringiamo a spingere al massimo, semplicemente, è costretto a passare da un compito all’altro – molto velocemente. Questo continuo switch non è senza conseguenza ma anzi causa un calo della produttività per ciascuna task di circa il 20% rispetto alla normalità. Se di mito si trattava, allora perché non abbandonarlo in favore di quello che qualcuno chiama single-tasking, qualcosa che potremmo anche definire più semplicemente con: “Fare una cosa alla volta”. Questo non vuol dire necessariamente fare le cose con calma o pigrizia, ma di organizzarsi meglio e costruirsi una giorna più ordinata. Un multitasker, dopotutto, non è altro che una persona oberata di lavoro a cui manca un po’ di ordine (o a cui è stato detto che andava bene così). I costi del multitasking sono, alla lunga, davvero alti, soprattutto per quanto riguarda lo stress e quel senso di aver fatto tanto, troppo, senza aver fatto abbastanza. Il 2021, quindi, è l’anno giusto per provare a cambiare. (Foto: “Trapeze artists in circus”, Calvert Litho. Co., 1890 / Wikimedia) |