Perché leggere questo articolo? Un’inchiesta del sito Sassate, ha portato ha una bufera in Consip. Un’indagine interna della partecipata del ministero dell’Economia mostrerebbe presunti comportamenti sessisti dell’amministratore delegato Mizzau.
Bufera in Consip, la centrale di acquisto nazionale, interamente partecipata dal ministero dell’Economia. Si dimettono la presidente Barbara Luisi e la consigliera Luisa D’Arcano. Lo scrive il sito web ‘Sassate’. “La presidente Barbara Luisi e la consigliera di CONSIP Luisa D’Arcano si sono entrambe dimesse dai rispettivi incarichi per gli atteggiamenti sconvenienti dell’AD Marco Mizzau. Facendo così automaticamente decadere il Cda della società (tre membri)”, scrive la testata online.
Il caso Consip: sessismo nella partecipata dello Stato
Sfoghi di rabbia conditi da riferimenti espliciti al ciclo mestruale. Battute continue, pronunciate alle iniziative contro la discriminazione di genere, sulla presunta “forza delle donne” legata alla “necessità ancestrale di sopportare il dolore del parto”. Inviti a manager e sottoposte a preparare il caffè perché “altrimenti tu, donna, che ci stai a fare qui”. Sono almeno una decina gli episodi “intrisi di misoginia e sessismo” elencati da una dipendente di Consip Spa – la società del ministero Economia e Finanze che fa da stazione appaltante per lo Stato – una relazione di 7 pagine che, utilizzando la legge sul whistleblowing, ha consegnato il mese scorso alla responsabile interna della prevenzione della Corruzione e della Trasparenza (Rpct).
Comportamenti di cui è stato accusato l’amministratore delegato uscente di Consip, Marco Mizzau, che ricopriva questo ruolo dal giugno 2023. Il verbo al passato è d’obbligo, perché mercoledì pomeriggio il Cda della società è decaduto in seguito alle dimissioni delle altre due componenti del board, la presidente Barbara Luisi e la sua vice Luisa D’arcano. Le motivazioni ufficiali delle dimissioni non sono state fornite, ma secondo una fonte del Fatto, alla decisione avrebbe contribuito anche il clima che si era creato in seguito all’istruttoria disciplinare interna aperta verso Mizzau.
Decaduto il Cda dell’azienda
La goccia che ha fatto traboccare il vaso sarebbe caduta il 22 marzo scorso. Durante una riunione alla presenza di 7 tra direttrici e direttori dell’azienda, Mizzau avrebbe ripreso con veemenza una sua dipendente, arrivando ad affermare che “non posso sottostare all’operato di una dirigente che prende le proprie decisioni in base al flusso del suo ciclo mestruale”. La relazione è datata lunedì 25 marzo. L’azienda ha dunque avviato un’inchiesta che, nel giro di un mese, ha permesso di verbalizzare le testimonianze di almeno 15 persone, tra cui appunto i 7 dirigenti apicali presenti all’ultimo episodio.
L’AD uscente, contattato dal Fatto, ha respinto ogni accusa. “Da quando sono in Consip e in generale nella mia carriera, non ho mai mancato di rispetto ad alcun dipendente, uomo o donna che sia. Ho un ottimo rapporto con tutto il personale”, ha detto, elencando anche tutta una serie di “occasioni organizzate che prima non c’erano, come il caffè del buongiorno: abbiamo fatto la giornata della panchina rossa, la giornata della donna, e anzi posso dire che, come ribadito anche in alcune occasioni ufficiali verso l’esterno, noi puntiamo sulle donne, che ci danno una marcia in più ogni volta che riescono a raggiungere posizioni di prestigio”.
Consip, un terremoto che rischia di diventare politico
Mizzau rigetta anche le accuse formalizzate nell’istruttoria: “Niente di tutto quello che è emerso è vero, anzi in queste ore ho ricevuto tanti messaggi di stima”. E ancora: “Io mi faccio il caffè da solo. Ho la macchinetta in ufficio, non ho mai chiesto a nessun mio dipendente di farmi da cameriere”. Il terremoto in Consip rischia ora di creare anche un caso politico. Lo cronache dello scorso anno indicavano Mizzau in quota Fratelli d’italia, anche se il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Giovambattista Fazzolari, pare preferisse un altro profilo. Quello del 46enne romano è però di tutto rispetto: tra i 150 top manager italiani, già direttore generale di Inarcassa e, prima ancora, tra i vertici del Campus Biomedico di Roma ed è stato anche in Ernst & Young e Fs.