Home Economy La fuga dalla Silicon Valley non si ferma

La fuga dalla Silicon Valley non si ferma

La fuga dalla Silicon Valley non si ferma

Una strana conseguenza dello smart working e del decentramento dei luoghi di lavoro è l’effetto che ha nello spazio in cui le aziende nascono e fioriscono. Non parliamo dei distretti industriali, che per ovvi motivi sono piuttosto difficili (pesanti) da spostare, quando di quelli del terziario. Il terziario avanzato e specializzato. Insomma, dalla Silicon Valley in giù. La pandemia ha colpito anche queste aziende, anche se dai bilanci non si direbbe. Li ha colpite non nel portafoglio ma nel mito che le aveva forgiate, quell’area nella California del nord attorno alla baia di San Francisco, dove a partire dagli anni Sessanta nacquero aziende informatiche, dai Bell Labs alla Hewlett-Packard, per arrivare alle startup nate dai proverbiali garage, come Apple.

Il 2020 ha fatto piazza pulito di questa favola. Gli affitti – che da queste parti sono assolutamente folli – sono scesi del 24% e gli uffici sono incredibilmente vuoti. Gli introiti delle tasse locali, ottimo metro per misurare lo stato della popolazione in città, sono crollati del 40%, tanto da spingere il San Francisco Chronicle ad ammetterlo: “La gente sta abbandonando la città”. Ma per andare dove?

Il picco della Valley

Prima di dirlo, è bene spiegare la causa del successo recente della Valley. Come spiega l’analisi della società di investimenti Initialized, il picco dell’area è stata nel 2014. Dopo il 2008 e la crisi finanziaria, infatti, la Baia divenne particolarmente economica e conveniente ma la crescita del settore digitale – e la nascita di tanti “unicorni”, le startup miliardarie – hanno causato l’aumento dei prezzi: “è diventato molto più difficile competere con la Big Tech nel recruiting e così è iniziat il trend opposto, con le aziende che hanno cominciato a spostarsi fuori”. Già nel 2018 meno della metà delle aziende in cui Initialized ha investito era nella California del Nord. Nel 2020 è diventato meno del 33%. E se nel febbraio 2020 le aziende decentralizzate, basate su team distribuiti e lo smart working, erano il 17% del portofolio, la percentuale “è destinata a raddoppiare al 36%”.

Dove se ne vanno? Alcuni scendono in California verso Los Angeles, anche se i techies sembrano aver trovato una nuova città di riferimento, più a sud e lontano dall’oceano: Austin, in Texas, città poco affine allo spirito texano che molti di noi conoscono, da sempre vivace e aperta. Oppure Miami: è qui che sempre più imprenditori, artisti e VC decidono di svernare. Addio, San Francisco?


(Foto: Computer History Museum/Maryanne Regal Hoburg)