Perché questo articolo potrebbe interessarti? Il fallimento di SVB Bank ha generato un terremoto finanziario negli Stati Uniti non indifferente. C’è chi si chiede se Europa e Italia possano essere contagiati da effetti nefasti. I tre filoni di rischio principali (investitori, start-up finanziate ed esposizioni) sembrano allontanare questa ipotesi. Almeno per il momento.
Un’esposizione non rilevante, conseguenze che almeno sulla carta si preannunciano minime. Il caso del fallimento della Silicon Valley Bank (SVB) potrebbe avere serie ripercussioni negli Stati Uniti, ma non in Italia e nell’Unione europea. Le autorità competenti stanno monitorando la situazione, anche se sembra che non vi siano rischi gravi per quanto riguarda il nostro Paese.
Il terremoto SVB: quali rischi per l’Italia?
In generale, la chiusura della SVB – e la conseguente presa di controllo della Fed – ha creato due enormi sacche di incertezza. La prima riguarda i pagamenti degli stipendi dei dipendenti delle start-up collegate alla banca; mentre la seconda si riferisce ai loro finanziamenti, senza i quali le attività appaiono a rischio.
Come detto, non sono emerse esposizioni rilevanti di attori italiani nei confronti di SVB. L’unico soggetto degno di nota è Technoprobe. L’azienda italiana, leader nella progettazione e produzione di Probe Card, ha però fatto sapere che la sua esposizione verso la Silicon Valley Bank Financial Group “rappresenta circa il 2,5% delle disponibilità liquide” e mezzi equivalenti della Società al 31 dicembre 2022.
Esposizioni di credito ipotetiche
La società con sede a Cernusco Lombardone, in provincia di Lecco, ha scritto in una nota di “non detenere altri conti correnti” o “linee di credito” con Svb Financial Group ritenendo, pertanto, “l’esposizione non rilevante”. “Technoprobe, con il supporto dei propri consulenti, sta monitorando la situazione per valutare e conseguentemente adottare ogni azione a tutela dei propri interessi”, si è conclusa la nota dell’azienda.
Sul fronte di ipotetiche esposizioni, nessun allarme anche per Generali. Cristiano Borean, Cfo del gruppo Generali, ha fatto sapere che non c’è alcuna esposizione dello stesso gruppo in SVB Bank, se non in portafogli di rischio terzi, dunque “completamente marginale”.
Per quanto riguarda gli altri due “filoni di rischio” collegati alla vicenda, ovvero il fronte investitori italiani e le eventuali start-up italiane finanziate dall’istituto americano, non sono emerse notizie rilevanti. E’ bene ricordare quanto spiegato dal presidente americano Joe Biden, cioè che gli investitori coinvolti nell’istituto non saranno rimborsati per le loro eventuali perdite. Per quanto riguarda le start-up, non sono emersi link tra la SVB e le start-up italiane . Per altro solite nascere dal private equity, mentre SVB era più una banca per i venture capital della California. Stiamo dunque parlando di modelli di rischio diversissimi tra loro.
Le start-up nell’occhio del ciclone
L’uragano ha invece colpito gli Stati Uniti. SVB Bank era infatti tra le più grandi banche statunitensi nel settore tecnologico. Tutte le start-up che avevano ingenti depositi nell’istituto sono in apprensione. I responsabili hanno sottolineato di non aver più accesso ai rispettivi conti correnti, con il rischio di non poter pagare dipendenti e chiudere le attività.
Anche perché, se i depositi entro i 250mila dollari saranno garantiti dalla Federal Deposit Insurance Corporation (FDIC), sul resto pende un enorme punto interrogativo. E, considerando che quasi tutti i depositi superano di gran lunga questa soglia, l’apprensione è alle stelle. Stando a quanto riportato dalla CNBC, alla fine del 2022 la SVB aveva in deposito 175,4 miliardi di dollari.
Le società coinvolte dal crac SVB
La lista parziale delle somme depositate e rese note include le seguenti società: Circle (3,3 miliardi di dollari); Roku (487); Coinbase (240); BlockFi (227); Paxos (250); Roblox (150); Sunrun (80); Ginkgo Bio (74); iRhythm (54,5); Rocket Lab (38); Sangamo Therapeutics (34,4); Lending Club (21); Payoneer (20); Protagonist Therapeutics (13); Oncorus (10); Eiger Biopharmaceuticals (8,3); Compugen LTD (importo non divulgato); QuantumScape Corp (importo non divulgato); Marathon Digital (142); Celsius Network (Importo non divulgato); Binance (Importo non divulgato). L’Italia e l’Europa, almeno per il momento, tirano un forte sospiro di sollievo.