Perchè leggere questo articolo? L’abbandono degli uffici a favore del lavoro da casa sta portando importanti perdite alle banche legate al settore immobiliare e disagi tra le classi medio-basse. Negli Stati Uniti è già crisi, ma anche Cina ed Europa iniziano a preoccuparsi. Intanto, in Italia è stretta sullo smart working.
Lo spettro della pandemia passata continua ad aggirarsi tra gli uffici sempre più vuoti del mondo. Il lavoro da remoto, determinante durante il Covid, potrebbe contribuire a segnare un’irreversibile crisi immobiliare. In Europa, come in Asia. Ma soprattutto negli Stati Uniti, dove c’è un eccesso di offerta di edifici commerciali con destinazione d’uso di ufficio, il cui valore sta crollando. E ciò potrebbe aggravare le perdite delle banche, sollevando preoccupazioni per le possibili ripercussioni sul sistema economico e finanziario.
USA, boom uffici vuoti: smart working e tassi d’interesse alle stelle i colpevoli
Secondo uno studio della Moody’s Analytics, l’ultimo trimestre del 2023 ha segnato un record. Con il 19,6% dello spazio per uffici disponibile in USA rimasto sfitto – il più alto finora registrato – la crisi immobiliare in USA è ormai realtà. Complice lo smart working, ma anche l’aumento dei tassi d’interesse. Così, un anno dopo il collasso della Silicon Valley Bank, gli investitori tornano ad essere preoccupati per le banche regionali. Le stesse che hanno concesso ai proprietari di immobili commerciali ingenti crediti ipotecari pari a 1500 miliardi di dollari, in scadenza tra il 2024 e il 2025.
La situazione, inoltre, potrebbe aggravarsi con l’imminente scadenza della Federal Reserve, un programma che assicura prestiti agevolati agli istituti in difficoltà (in vigore fino all’11 marzo 2024). Già di recente diversi uffici nelle grandi città sono stati scambiati a meno della metà dei prezzi pre-pandemia, ulteriore fattore che lascerà le banche a inghiottire ingenti perdite. Si prospetta un quadro preoccupante dunque, che molti non stentano a definire come il peggior calo dei valori delle proprietà commerciali degli ultimi 15 anni.
Preoccupazioni anche in Europa e in Asia
La crisi degli uffici inizia a interessare anche l’Europa. Le banche francesi, tedesche, olandesi, italiane e spagnole sono le più grandi per prestiti immobiliari commerciali erogati. Che ammontano a circa 1400 i miliardi di euro. Gli investitori tremano, soprattutto quelli tedeschi. La Germania infatti si trova nella peggiore crisi immobiliare degli ultimi decenni, con insolvenze, blocco delle costruzioni edilizie e congelamento degli accordi immobiliari.
Pure la Cina non è esente da preoccupazioni. L’economia della più grande potenza asiatica dipende per un quarto proprio dal settore immobiliare. Il mercato ha subito un rallentamento dopo che Pechino, preoccupata per una bolla degli immobili e un suo potenziale impatto sul sistema finanziario, ha introdotto nel 2020 una serie di normative volte a frenare l’eccessivo indebitamento degli sviluppatori immobiliari. Che, però, hanno faticato a ripagare i prestiti e a finire di costruire le proprietà vendute in anticipo agli acquirenti.
Ciò ha portato una delle due maggiori società immobiliari cinesi, la Evergrande, a dichiarare il crac finanziario, con debiti per 330 miliardi di dollari. La crisi cinese rischia di diventare endemica. Le borse infatti hanno segnato un calo dell’11% sui volumi. Le vendite di abitazioni sono diminuite complessivamente del 6,5% nel 2023, raggiungendo a dicembre un’inflessione del 17,1% rispetto all’anno precedente.
Smart working causa della crisi immobiliare? L’Italia corre ai ripari
Le persone iniziano a temere che il passaggio al lavoro da casa possa causare un disastro finanziario, peggiorando ulteriormente la crisi in corso. Il rischio sarebbe una recessione potenzialmente letale non solo per le banche e gli istituti immobiliari, ma anche per un’importante parte della popolazione. Soprattutto per i ceti medio-bassi, che spesso non riescono a pagare l’affitto o estinguere i mutui. E se negli Stati Uniti si ricorre agli scioperi, con manifestazioni di lavoratori a Los Angeles, Oregon e San Francisco, in Italia si interviene a livello legislativo.
L’estensione della possibilità di smart working per i dipendenti della pubblica amministrazione è stata infatti negata lo scorso dicembre. Nel settore privato, invece, la proroga scadrà il 31 marzo. Anche per le categorie fragili – certificate da medico competente – e per i lavoratori con figli under 14.
Come riutilizzare gli immobili sfitti
Il lavoro da remoto potrà essere esercitato solo in seguito alla stipulazione di un apposito accordo individuale tra azienda e dipendente. Queste strette però sembrano non arrestare lo smart working, esploso con la pandemia. Attualmente sono circa 3,6 milioni di lavoratori che operano da casa, in crescita rispetto agli anni precedenti. Ciò, di conseguenza, potrebbe incrementare l’abbandono degli uffici. Ma non tutto il male vien per nuocere. Gli immobili sfitti potrebbero essere facilmente convertiti in strutture abitative e posti letto per universitari, che risolverebbero, almeno in parte, la crisi abitativa e immobiliare.