Come stanno gli smart worker? Male. Lo rivela una nuova indagine sui milioni di lavoratori che dal febbraio del 2020 hanno sperimentato il lavoro a distanza. Secondo le statistiche, il 53% della forza lavoro ha sperimentato lo smart working, con il 40% che si è organizzato con un ufficio casalingo. Chi lo ha fatto, ha voluto ricreare l’ambiente d’ufficio a casa, certo, ma c’è anche chi si prepara a un futuro di lavoro “ibrido”.
Quel che viene rivelato dall’Osservatorio ARIIX sul benessere degli italiani è però la condizione psico-fisica degli italiani in queste condizioni. “Lavorare da casa per lunghi periodi, spiega il report, non sembra avere portato grandi benefici”. Anzi, “a livello generale ha contribuito al peggioramento del proprio aspetto e della propria forma, sia fisica sia mentale”, con le donne a subire le conseguenze peggiori.
Quasi la metà degli intervistati (48%) non si sente completamente in forma e accusa acciacchi e malesseri. Il 41% dichiara di essere sovrappeso o addirittura obeso, dimostrando quanto la chiusura delle palestre ma anche la diversa organizzazione delle giornate abbia avuto un impatto nella salute fisica. In molti hanno ovviamente reagito, o almeno hanno provato a farlo: quasi la metà degli intervistati (49%) si è detto più attento all’alimentazione. Mentre il 38% dichiara di aver usato più che in passato prodotti di bellezza, per la cura del corpo e i capelli. Quest’ultimo è forse anche dovuto all’effetto Zoom, ovvero l’esigenza di mostrarsi bene, per quanto solo digitalmente. Infine, quasi un terzo (31%) degli intervistati sostiene di aver puntato sull’attività fisica, fatta perlopiù a casa ma anche all’esterno.
“Se nei primi mesi gli aspetti positivi del lavoro agile superavano di gran lunga quelli negativi, adesso stiamo assistendo a una inversione di tendenza e iniziano ad affiorare alcuni timori”, ha commentato Icham Benallal, Area Director EMEA/CIS di ARIIX. “Tra gli aspetti che preoccupano maggiormente lo smart worker rientra il peggioramento dello stato del proprio aspetto fisico e cercano di reagire attraverso un’attività sportiva più intensa, una sana alimentazione e un maggiore utilizzo di prodotti per la cura della persona”.
Sono molti a non volersi lasciare andare, insomma. Nonostante le zone rosse e la work-life balance, la divisione tra lavoro e tempo libero, ormai sconvolta dalla pandemia. Non è difficile farlo, e questi dati dipingono un quadro preoccupante, di cui dovremo occuparci quando tutto sarà finito e dovremo occuparci dell’altra emergenza sanitaria, quella causata dai lockdown ai nostri corpi e alle nostre menti.