Di recente il direttore di true-news.it, Fabio Massa, ha posto con attenzione il tema del dilemma del debito: la pandemia prima e la guerra in Ucraina poi hanno fornito ai governi e alle istituzioni europee, e a quello italiano in primis, il gancio per aprire a volontà i cordoni della borsa della spesa pubblica. “Il Pnrr promette piogge di denari, il Parlamento ha approvato l’incremento al 2 per cento del PIL dei fondi sulla difesa, si sono aperte assunzioni massicce di Statali. Sulla sanità si dice che ci sarà una iniezione senza precedenti di fondi pubblici. E l’Europa spinge: spendete spendete spendete. Spendete subito, spendete tutto, spendete bene”. Torna il dilemma evidenziato prima dell’ascesa da Mario Draghi: debito buono contro debito cattivo.
Amato: “La svolta è positiva”
Ma quale è la vera posta in gioco? Il superamento della linea del rigore è legata al fatto che quest’ultima equivaleva al legarsi consapevolmente le mani, come sottolineato da Massa? Sì, concorda Massimo Amato, economista, dell’Università Bocconi. Amato, classe 1963, insegna storia del pensiero economico e storia delle crisi finanziarie in Università Bocconi. È condirettore della Research Unit MINTS (Monetary Innovation, New Technologies, and Society) presso il Centro di Ricerca Bocconi “Baffi-Carefin” ed uno dei
maggiori fautori dell’Agenzia Europea del Debito. A true-news sottolinea che “la rottura del tabù del rigore avvenuta negli ultimi anni è da salutare con incoraggiamento. La svolta in quanto tale va salutata come positiva“, dice Amato, che ritiene “positivo il fatto che il tabù sul debito si sia rotto. “Il pensiero dominante che riteneva che il debito fosse un male”, ci dice l’economista della Bocconi, era esso stesso un male” e positiva l’idea che sia stato avviato un cambio di rotta.
“Dobbiamo vincere, poi vedremo come va”
Il vero nodo, quando si parla del debito, è capire “come spendere e come finanziare questa spesa”. Analizziamo dunque i due capitoli. “Il driver”, nota Amato, “sarà un’istanza di sicurezza” che è stata in grado di generare “quell’urgenza con cui liberare a briglia sciolta i cordoni della borsa”. Per Amato è vero per l’Europa il detto applicato dai generali tedeschi nella Grande Guerra: “Geld spielt keine Rolle, il denaro non conta. Dobbiamo vincere, poi vedremo come va. Di fronte a un’urgenza il mito delle coperture non ha senso”. Per Amato la sfida chiave non sta tanto nel ricorso al debito, quanto piuttosto nell’individuazione dell’urgenza chiave, che, a suo avviso, è “l’autonomia energetica” su cui c’è da spendere in vista di una re-infrastrutturazione europea. “Si è parlato di politica energetica e giustamente si è posto il tema di unificare il mercato elettrico europeo”, una strategia che attraverso investimenti volti a “rimagliare le reti e evitare i picchi che danneggiano la stabilizzazione” richiederebbe da 355 a 455 miliardi di euro. E anche le rinnovabili encessitano di un “poderoso potenziamento delle capacità di storage energetico”. La Germania che consuma 600 Terawatt ha calcolato che per stabilizzare le reti in caso di energy mix più orientato sulle rinnovabili dovrebbe spendere molto di più dei discussi cento miliardi messi sul riarmo di recente.
Il nodo Difesa europea
Se poi, nota Amato, “vogliamo parlare seriamente di una Difesa europea” bisognerà spendere. Per Amato, questi investimenti sono necessari a patto che garantiscano, sul fronte energetico, “un’indipendenza dalle importazioni da attori come Russia e Stati Uniti” e su quello della Difesa “la costruzione di un’Europa autonoma dall’egemonia militare americana in ambito Nato”, derogando a Washington di decidere per l’Europa.
L’Agenzia Europea del Debito
Tutto questo va contemperato con un discorso sui finanziamenti. “Gli spazi fiscali non sono infiniti”, sottolinea Amato, che aggiunge come la situazione di “elevata inflazione rende ancora più forte la necessità di calcolare bene ogni mossa. Ad esempio, il “falco” liberale tedesco Christian Lindner, fautore del vincolo di bilancio più ortodosso, ha dichiarato che i finanziamenti militari del governo Scholz, sulla scia della forza dell’urgenza, saranno fuori debito. Diventa in ogni caso fondamentale la “partita del finanziamento” che per Amato può avere al centro l’Agenzia Europea del Debito di cui si discute molto e che ha nel docente della Bocconi uno dei suoi principali teorizzatori. A cosa dovrebbe servire questa agenzia?: “All’efficientamento finanziario, all’emissione di un Eurobond come safe asset comunitario, a garantire espansioni fiscali più sostenibili anche da parte della banca centrale europea“. Si potrebbe attivare un “circuito tesoro-banca centrale” capace di “farsi carico più facilmente della programmazione economica come accade negli Usa con l’asse Fed-Tesoro, nel Regno Unito tra il governo e la Bank of England e in Giappone con la Bank of Japan”.
Costruire “strutture di finanziamento collaborativo” sarà per Amato la vera sfida. Spesa e finanziamento sono “due facce della stessa medaglia” per rompere il tabù del debito. “Per spendere bene devi finanziarti bene, non esistono strategie alternative, le due cose vanno di pari passo”. E l’obiettivo dell’indipendenza energetica può essere un banco di prova su cui testare con realismo e pragmatismo le prospettive di finanziamento di un piano di cui i cittadini europei vedrebbero in tempi brevi o medi i vantaggi in termini di efficienza dei servizi e vantaggi economici. “Un investimento pubblico utile e che si ripaga con facilità”, conclude Amato.
Dunque servono visione e prospettiva per trasformare la spesa pubblica a livello comunitario e italiano in un driver positivo. Ma solo con un piano coerente di politiche industriali di lungo periodo, investimenti strategici e prospettive sugli obiettivi ipotizzati, dunque con un serio discorso sui fini degli investimenti, il ricorso al debito si rivelerà risolutivo