Le prime avvisaglie di una crisi del settore sono arrivate le aveva settimana da Bloomberg. L’agenzia ha recentemente dato notizia dell’inatteso calo delle vendite negli Stati Uniti di carne vegana, un succedaneo della carne di origine animale creato partendo dalla spinta manipolazione di materiali vegetali.
La carne sintetica è andata improvvisamente a sbattere contro un muro commerciale
Dopo la crescita strepitosa degli ultimi anni (il prodotto era entrato non solo nelle case americane ma anche nei menù di tutte le principali catene di hamburger internazionali) la carne sintetica è andata improvvisamente a sbattere contro un muro commerciale, vedendo le vendite calare del 10,5% rispetto al 2021. Secondo il rapporto di New Nutrition Business, Failure – and what you can learn from them, pubblicato dall’esperto di industria alimentare Julian Mellentin, nonostante il clamore creato dai media e gli enormi investimenti, i prodotti iper-trasformati rappresentano probabilmente il più grande fallimento nella storia dell’industria alimentare.
Giuseppe Pulina (Carni sostenibili): “Questi sostituti sono in realtà dei polpettoni vegetali”
Il motivo? Secondo il professor Giuseppe Pulina, tra i membri del progetto di comunicazione “Carni Sostenibili”, le finte carni non hanno rispettato le attese dei consumatori. Spiega a True-News.it: ” Il vino la prima volta lo si compra perl’etichetta, la seconda per la qualità. Questi sostituti sono in realtà dei polpettoni vegetali. Hanno proprietà di gusto, di sapidità, di consistenza che richiamano quelli della carne vera. Ma sono cibi ultratrattati: hanno quasi 40 componenti tra coloranti e collagene, proteine estruse e amidi estratti. Per l’Ue quando un elemento presenta più di 6 elementi, è definito come “iper-processato”.
Kellogg’s sta uscendo dal business della “fake-meat”
Insomma, prodotti pensati per essere sostenibili si rivelano poco salutari. E così Kellogg’s sta uscendo dal business dei sostituti vegetali della carne progettando di spostare il suo marchio Morningstar leader di mercato (e redditizio) in una società separata. Il suo concorrente, Beyond Meat, la società il cui CEO una volta vantava la sua intenzione di far smettere alla gente di mangiare carne, ha riportato risultati finanziari disastrosi. Guardando ai primi sei mesi del 2022, è chiaro che il quadro non ha aspetti positivi. Beyond Meat è ancora poco conosciuta in Italia ma alcune catene di supermercati, come Aldi, ne propongono i prodotti. Con scarso appeal. Anche la catena Mc Donald’s ha ritirato la “fake meat” dal mercato. Molti vegetariani o vegani hanno fermato un business che sembrava proiettato verso un successo stellare.
“Carni sostenibili”: “In agricoltura si hanno emissioni ma anche assorbimenti”
“Carni sostenibili” ha un obiettivo preciso: diffondere pratiche e informazioni sulla sostenibilità della carne. Quella vera, quella proveniente dagli allevamenti. “Innanzitutto in agricoltura – prosegue Pulina – si hanno emissioni, ma anche assorbimenti. E’ il caso della C02. In agricoltura non si parla di emissioni ma di bilanci. “Emettiamo 20 mln di c02 equivalente all’anno, le aziende zootecniche ne assorbono poco più di 20 mln. Come si vede, il bilancio è zero”.
Il manifesto di Dublino
La narrazione di massa, però, sembra ignorare questo dato. E, da tempo, si assiste a una guerra sfrenata contro la carne in favore della sostenibilità ambientale. Negli scorsi giorni, a Dublino, una serie di scienziati e ricercatori ha firmato un manifesto in cui si impegnano a dimostrare, con studi e analisi dettagliate, come possa esistere una zootecnica sostenibile.
“Gli allevamenti sono importanti per il paesaggio e per l’ecosistema. Prendiamo la zona delle Alpi o degli Appennini: sarebbero diverse senza gli animali al pascolo”. Il referente di “Carni sostenibili” invita a non fare di tutta l’erba un fascio: “Certo, ci sono allevamenti che maltrattano gli animali. E questo è un reato: chiunque assista a episodi del genere deve denunciare. Ma ci sono tanti altri allevatori che tengono al benessere dei propri animali. Alcuni si immolano, in caso di incendi, per salvarli”.
Lo studio di Oxford: “L’allevamento di animali da macello è responsabile, da solo, del 15% del totale di tutte le emissioni di gas a effetto serra”
La carne piace. Tanto che, secondo alcune proiezioni delle Nazioni Unite, entro la metà del secolo il suo consumo aumenterà del 76%: quello di pollo raddoppierà, quello di manzo crescerà del 69% e quello di suino del 42%. “È difficile immaginare come potremo fornire a una popolazione di 10 miliardi di persone o più le stesse quantità di carne attualmente consumate nella maggior parte delle nazioni ad alto reddito, senza effetti negativi sostanziali sull’ambiente», si legge nella revisione, condotta da un team di scienziati dell’Università di Oxford”. Lo studio aggiunge che “l’allevamento di animali da macello è responsabile, da solo, del 15% del totale di tutte le emissioni di gas a effetto serra di origine antropica (anidride carbonica, metano, protossido di azoto). Inoltre, aspetto forse meno citato, il settore è responsabile della perdita di biodiversità, perché foreste e aree incontaminate cedono il passo a terreni a uso agricolo, in cui coltivare mangimi da destinare al consumo animale”.
Insomma, il dibattito è aperto e contrastante. C’è solo una certezza: i sostituti vegetali della carne non catturano il gusto dei clienti.