Perchè leggere questo articolo? O prometti idee irrealizzabili o esperienze ed innovazioni che si trasformano in disastri. Sembra essere questa la formula dietro al popolato universo delle startup fuffa. Da Theranos a WeWork, dal Fyre Festival a Mozido. Sono solo alcune delle realtà che hanno tradito investimenti (ingenti) e aspettative (altissime). Rivelandosi strumenti molto più efficaci a far parlare di sé e raccogliere fondi che a imporre nuovi modelli di business. Sarà così anche per Space VIP, che propone cene stellate nella stratosfera alla modica cifra di 450mila euro?
Un tavolo per due vista spazio. Le cene stellate sembrerebbero diventare una realtà di nome e di fatto. O è quanto promette Space VIP, la startup statunitense che propone viaggi di lusso di sei ore nella stratosfera, in collaborazione con lo chef danese Rasmus Munk del ristorante Alchemist a due stelle Michelin. Stellari anche i costi: l’esclusiva esperienza costerà circa 450mila euro a persona e nel primo viaggio sarà riservata a sei clienti. L’offerta di Space VIP sembra avere tutte le prerogative per fare parlare di sé. Ne ha anche per rivelarsi un modello sostenibile di business? Questo lo dirà solo il tempo. Quello che è certo è che è lungo l’elenco di start up che si sono presentate al mondo tra grandi clamori. Salvo poi tradire aspettative e investimenti. Un universo di imprese, che promettono il cielo ma finiscono per precipitare nel vuoto o ingannare il mondo. Millantando idee irrealizzabili o, peggio, innovazioni che si trasformano in autentici disastri.
Space VIP: una cena stellata nella stratosfera per 500 mila dollari
Partiamo da quello che propone Space VIP. Un’esperienza stellare, in tutti i sensi, è quella proposta dalla startup americana. La cena a firma di uno chef stellato si aggiunge all’offerta di un viaggio nella stratosfera. All’interno di una capsula pressurizzata sollevata da un pallone spaziale. Una tecnologia sviluppata dalla NASA che non prevede l’utilizzo di un razzo. Alimentato a idrogeno, lo Space Perspective Neptune balloon partirà da Cape Canaveral, in Florida, per salire fino a un’altitudine di 30 chilometri e viaggiare per una trentina di chilometri prima di iniziare la discesa verso l’oceano. La cabina sarà dotata di connessione wi-fi per permettere ai clienti di trasmettere l’esperienza in diretta sui social. Per essere tra i partecipanti non servono allenamenti o specifici addestramenti, ma solo un conto milionario. L’azienda ha già annunciato l’intenzione di organizzare viaggi successivi a un prezzo più contenuto. Ma, ad oggi, parlare di sconti sembra decisamente prematuro e utopico, dato che il primo appuntamento ufficiale è stato rimandato al 2025.
Le startup fuffa che hanno ingannato il mondo
Se con ectocorno si definiscono le startup con valore superiore ai 100 miliardi di dollari, per rinoceronte si intendono quelle poco note che però fatturano. Nel florido lessico che identifica le imprese digitali, però, manca un termine per definire quelle che millantano prodotti o servizi inesistenti, ottenendo in modo fraudolento sovvenzioni o finanziamenti. Tra queste spicca il caso di Theranos. Si tratta di un’azienda biomedica che ha promesso di rivoluzionare il settore degli esami del sangue con una tecnologia che si è rivelata essere una mera finzione. Nonostante abbia raccolto oltre un miliardo di dollari in investimenti.
Tra le realtà che più hanno tradito investitori e clienti c’è anche WeWork, una startup nel settore degli spazi di coworking, che ha raccolto miliardi di dollari in investimenti, solo per vedere il suo valore crollare a causa di dubbi sul modello di business e sul comportamento discutibile del suo CEO Adam Neumann. La Nikola Corporation, operativa nel settore dell’automotive, non è stata da meno. Le sue promesse si sono rivelate un’illusione, con accuse di falsificazione e mancanza di trasparenza che hanno fatto traballare le fondamenta dell’azienda.
A segnare un capitolo oscuro nell’imprenditoria digitale sono state anche Mozido e Bouxtie. La prima, una startup nel settore dei pagamenti mobili che ha attirato l’attenzione di investitori importanti come Mastercard prima che emergessero accuse di frode e riciclaggio. La seconda, fondata da Renato Libric, ha promesso di rivoluzionare il mercato delle gift card prima di finire nel mirino della giustizia per truffa.
La grande truffa del Fyre Festival
Tra le truffe più significative nell’epopea dell’imprenditoria merita un capitolo a sé il Fyre Festival. Un evento musicale di lusso previsto nelle Bahamas nella primavera del 2017, entrato nella storia come il peggior festival mai realizzato. Tanto da diventare il fulcro di due documentari: “Fyre – La più grande festa mai avvenuta” su Netflix e “Fyre Fraud” su Hulu. Si trattò di una vera e propria frode. Le lussuose residenze promesse si rivelarono tende per sfollati, il catering non era all’altezza delle aspettative e molti artisti hanno cancellato le loro esibizioni. I facoltosi partecipanti si sono trovati bloccati sull’isola, costretti a soggiornare in una sorta di cantiere, affrontando interminabili ore di attesa in aeroporto per tornare a casa.
Dietro a questo disastro, lo statunitense Billy McFarland, condannato per frode. L’imprenditore, recentemente uscito di prigione, ha già annunciato il ritorno del Fyre Festival con una seconda edizione. Il sito dell’evento indica che dovrebbe tenersi nuovamente nelle Bahamas, nel dicembre del 2024. La data però è provvisoria e non si conoscono ancora i nomi degli artisti che si esibiranno. Ma, soprattutto, rimane incerta la capacità organizzativa e l’affidabilità di McFarland. Il futuro del festival è dunque avvolto nel mistero, nonostante 100 persone abbiano già acquistato i biglietti. Forse, in questo caso come in tutte le altre startup rivelatesi una fuffa, si è veramente innamorati più dell’idea che di una dura realtà.