Perché questo articolo potrebbe interessarti? Stellantis ha chiuso lo scorso anno con un incremento degli utili dell’11%, ma la società nei giorni scorsi ha paventato (salvo poi fare una parziale marcia indietro) la chiusura di alcuni stabilimenti: come mai questa contraddizione? Ne abbiamo parlato con Rocco Palombella, segretario nazionale Uilm.
I numeri di Stellantis sono andati forse oltre ogni più rosea aspettativa. I bilanci per il 2023 sono stati chiusi con un utile netto di 18.6 miliardi di Euro, in crescita dell’11% rispetto all’anno precedente. Dati e cifre che appaiono in forte controtendenza rispetto invece agli annunci dei giorni scorsi, in cui i vertici dell’azienda hanno paventato la chiusura di due impianti storici in Italia: Mirafiori e Pomigliano. “Il paradosso – ha spiegato su TrueNews il segretario nazionale della Uilm, Rocco Palombella – sta nel fatto che Stellantis è un gruppo mondiale che ha puntato più su linee di alta gamma, investendo al contempo poco sugli impianti”. Poche ore dopo le notizie sugli utili in aumento, l’amministratore delegato del gruppo, Carlos Tavares, ha fatto marcia indietro sulla chiusura degli stabilimenti: “Ma questo – ha proseguito Palombella – non ci rassicura del tutto. Chiediamo chiarezza all’azienda”.
Gli investimenti di Stellantis sugli stabilimenti italiani
I sindacati al momento sono molto attenti a ogni passo che arriva dalle sedi, italiane e non, di Stellantis. Le dichiarazioni dei giorni scorsi di Tavares, dove sono stati messi in discussione gli stabilimenti di Mirafiori e Pomigliano, hanno allarmato e non poco. E oggi si cerca di capire quello che potrebbe essere il futuro dell’azienda in Italia: “Non credo affatto che ci sarà mai un disimpegno dal nostro Paese – ha dichiarato ai nostri microfoni Rocco Palombella – abbiamo una tradizione nella produzione indispensabile e abbiamo maestranze che sono essenziali per portare avanti i modelli d’auto esportati in tutto il mondo”.
Il problema però è adesso capire lo stato di salute degli stessi stabilimenti. Non tanto a livello di produttività, visto che ad esempio quella di Pomigliano è cresciuta del 30%, ma a livello di strutture: “Stellantis – ha rimarcato Palombella – ha puntato su modelli di alta gamma, ma ha investito poco negli stabilimenti. Oggi abbiamo impianti operativi, ma su cui occorrono interventi di ammodernamento e servono quindi investimenti”.
Sta in questa prospettiva l’apparente paradosso tra gli utili in crescita dell’azienda e gli annunci di un passo indietro da Mirafiori e Pomigliano: “Veniamo da anni di incertezze, di piani non chiari – ha proseguito il segretario Uilm – abbiamo per questo chiesto di essere ricevuti dai vertici aziendali, vogliamo capire qual è la direzione che vorrà prendere il gruppo”.
“Credo che il bancomat sia adesso chiuso”
La vera questione quindi è che per rendere efficienti gli impianti italiani e per garantirne l’operatività futura, occorre tirare fuori i soldi. Ma chi materialmente metterà mano al portafogli? Nei giorni scorsi, oltre a parlare di possibile chiusura di due importanti stabilimenti in Italia, i vertici di Stellantis hanno chiesto incentivi al governo per la produzione di auto elettriche. Lo ha fatto lo stesso Tavares in un’intervista rilasciata su Bloomberg. Un modo per dire che a sganciare i soldi dovrebbe essere lo Stato.
“Ma ormai – è il commento di Rocco Palombella – credo che adesso il bancomat sia chiuso. Serve la responsabilità di tutti in questa fase e la responsabilità non può stare solo in capo al governo”. Al contrario, secondo il segretario Uilm tutti gli attori devono fare la propria parte: “È arrivato il momento che anche le aziende si prendano la loro fetta di responsabilità – ha proseguito Palombella – e dicano cosa vogliono fare, quanti soldi sono disposti a mettere e su cosa vogliono puntare”.
I sindacati chiedono chiarezza
La tempistica della pubblicazione dei dati della società forse non è casuale. Stellantis ha mostrato che i conti sono in salute e il bilancio è più che positivo. Un modo per dare la possibilità a Tavares di dire che, in effetti, in Italia non si rischia nulla e che nessuno stabilimento è destinato alla chiusura. L’amministratore delegato ha infatti parlato nelle scorse ore della centralità degli impianti storici della penisola, tanto da condividere con il governo l’obiettivo di tornare a produrre nello stivale un milione di automobili all’anno.
Acqua sul fuoco nei giorni scorsi era stata gettata anche dallo stesso John Elkann, numero uno di Stellantis: “Il gruppo – ha dichiarato a Torino il nipote di Gianni Agnelli – è impegnato al Tavolo Automotive che vede uniti il governo italiano con tutti gli attori della filiera nel raggiungimento di importanti obiettivi comuni per affrontare insieme la transizione elettrica”.
Dai sindacati però si chiede chiarezza. Il timore è che, nel marasma di dichiarazioni apparse contraddittorie da un giorno all’altro, si perda di vista l’importanza di presentare un quadro chiaro degli investimenti di Stellantis nel nostro Paese: “Tavares ha cambiato dichiarazioni dopo l’ipotesi chiusura di Pomigliano e Mirafiori – ha sottolineato Palombella – noi ora vogliamo semplicemente chiarezza. Servono piani precisi e chiedono a Stellantis di dire qual è il proprio piano”.