Perché questo articolo potrebbe interessarti? Dopo le dimissioni di Tavares, adesso passeranno diversi mesi prima che arrivi il nome del sostituto e che vengano chiariti gli impegni di Stellantis in Italia.
L’era Tavares, all’interno di Stellantis, è terminata in una fase molto delicata per l’intero gruppo. Si è infatti nel pieno del passaggio verso l’elettrico, transizione non proprio aperta nel migliore dei modi considerando che, ad esempio, lo stabilimento di Mirafiori ha visto molti più giorni di chiusura degli anni passati per via del mancato successo in Europa della Fiat 500 elettrica.
Non solo, ma anche i vari piani di rilancio per il momento appaiono fermi al palo. Tutto è ruotato in questi mesi alla possibilità dell’introduzione, da parte del governo, di incentivi per permettere alle auto elettriche del gruppo di essere più abbordabili ai consumatori: “Bisogna fare in modo che gli italiani siano nelle possibilità di acquistare auto elettriche”, ha ripetuto più volta Tavares. Ma adesso, è la domanda che riecheggia sia tra gli operai che tra gli analisti del settore, cosa accadrà? Il successore del dimissionario amministratore non sarà scelto in tempi brevi e questi lascia presupporre un lungo periodo di ulteriore indecisione.
Almeno sei mesi per sapere il nome del nuovo Ad di Stellantis
Così come annunciato da John Elkann, presidente di Stellantis, al posto di Carlo Tavares si è già insediata una commissione tecnica che ha un duplica mandato: gestire l’azienda e scegliere il nome del futuro amministratore delegato. Circostanza quest’ultima tutt’altro che semplice. Basti pensare che la società era già all’opera per iniziare a individuare il successore di Tavares, il cui mandato scadeva nel febbraio del 2026.
L’ampio tempo previsto per la designazione di un nuovo Ad, ovviamente non fa dormire sonni tranquilli ai dipendenti e a tutti coloro che ruotano attorno al mondo di Stellantis. Il comitato, al cui interno siede lo stesso Elkann, non prenderà nell’immediato scelte sui piani a medio e lungo termine dell’azienda.
Le dimissioni di Tavares hanno aperto una fase di transizione che, se da un lato serve ai vertici per comprendere meglio la via da seguire per rimediare alle difficoltà emerse negli ultimi mesi, dall’altro però rischia di allungare i tempi per comprendere e conoscere al meglio quelli che saranno i piani futuri dell’azienda. Un punto che non mancherà di agitare i sindacati, in Italia come in Francia e come, non da ultimo, negli Stati Uniti.
I foschi scenari che riguardano l’Italia
Occorre infatti ricordare che Stellantis è una multinazionale che accorpa il gruppo Fca, quello nato a sua volta con la fusione tra Fiat e Chrysler, con il gruppo Psa, quello cioè che ha in Peugeot e Citroen i marchi più noti. Si tratta quindi di una società con tre “anime” principali: una italiana, una francese e una statunitense.
Tavares, da quanto si apprende leggendo i media d’oltralpe e d’oltreoceano, non è rimpianto né sul versante francese e tanto meno da quello nordamericano. Ma anche in Italia, soprattutto negli ultimi tempi, il manager portoghese non si può certo dire che si sia fatto molti amici. Il motivo è dato, in primo luogo, dai dati che riguardano gli stabilimenti del nostro Paese: quest’anno si rischia di stare sotto le 500.000 unità di auto fabbricate nei vari siti di produzione italiani.
Una cifra che rappresenta un record negativo, oltre che una potenziale contrazione del 25% rispetto al 2023 quando già comunque si era assistito a un significativo calo nella produzione. A questo, occorre aggiungere i dati del mercato italiano sempre meno performanti. Stellantis lo scorso anno, ad esempio, ha venduto in Italia il 24% in meno delle auto e ha ridotto la sua fetta di mercato dal 29.3% al 24.7%.
Le promesse a tinte vaghe dell’amministratore uscente
Di fronte a un simile scenario, in questi mesi Tavares non ha contribuito a rasserenare gli animi. Più volte l’amministratore dimissionario ha parlato dell’intenzione dell’azienda di continuare a puntare sull’Italia. Non solo, ma nello scorso mese di aprile il manager ha esplicitamente dichiarato di puntare a produrre nella nostra Penisola “un milione di auto ogni anno”.
Cifra però che, alla luce del contesto interno e internazionale, ad oggi appare una chimera. E inoltre, negli ultimi mesi non si è parlato di un vero e proprio piano di rilancio ma, al contrario, tutta l’attenzione è stata rivolta al braccio di ferro con il governo per la richiesta di incentivi sull’elettrico. Un discorso che ha monopolizzato anche l’audizione che Tavares ha tenuto davanti al parlamento, dove i malumori sono stati trasversali.
Manca quindi una precisa regia industriale e un preciso piano. E mancheranno ancora per diversi mesi. Nei prossimi giorni si terrà un confronto tra governo e azienda pianificato da tempo, difficilmente però da quel tavolo uscirà qualcosa di definitivo in chiave futura.