Perché questo articolo potrebbe interessarti? Nei mesi scorsi vari leader politici – da Enrico Letta a Mario Draghi – erano convinti che le sanzioni contro Mosca potessero danneggiare gravemente l’economia russa. L’ultimo report dell’FMI ha dimostrato che le cose stanno andando in maniera diversa.
Le sanzioni contro la Russia potrebbero non avere l’impatto sperato dall’Occidente. È scritto nero su bianco nell’ultimo report del Fondo Monetario Internazionale, secondo cui l’economia del Paese governato da Vladimir Putin sta già tornando a crescere.
Il World Economic Outlook dell’FMI ha di fatto smentito, tutte o in gran parte, le dichiarazioni di numerosi esponenti politici italiani, convinti che sanzionare Mosca avrebbe portato il Cremlino al collasso.
Numerose le affermazioni fin qui confutate. Si va da quelle dell’ormai ex segretario del Partito Democratico Enrico Letta alle parole dell’ex premier Mario Draghi. Senza dimenticare le analisi esperti, giornalisti e pure le recenti frasi dell’attuale premier Giorgia Meloni.
Previsioni sulle sanzioni non avverate
“Le sanzioni sono le più dure mai comminate e in qualche giorno porteranno al collasso l’economia russa, che finirà in ginocchio. Gli effetti stanno già arrivando”, dichiarava Letta lo scorso 5 marzo nel corso di una lunga intervista rilasciata al Corriere della Sera. “Le sanzioni decise sono veramente devastanti”, proseguiva l’alto esponente dem.
Draghi, invece, ha definito le sanzioni contro Mosca “un successo completo che non penalizza l’Italia”. Per l’allora premier in carica l’insieme delle sanzioni varate sarebbe andato avanti “per molto molto tempo” e avrebbe avuto “l’impatto massimo sull’economia russa da questa estate in poi”. Era il 5 giugno. Ad oggi la Federazione Russa continua a portare avanti la guerra in Ucraina senza fermarsi.
In tempi più recenti, il 6 settembre, Meloni ha replicato ad un dubbioso Matteo Salvini. “Salvini dice che le sanzioni non stanno dando effetti sull’economia russa. A me non risulta. Io sono sempre stata favorevole alle sanzioni, sono lo strumento più efficace che abbiamo”, dichiarava il premier. Tutti uniti e compatti nel sanzionare la Russia, dunque. Ma gli effetti reali? Esistono varie analisi in merito.
Il report dell’FMI
L’FMI ha scritto che la produzione russa crescerà dello 0,3% quest’anno e del 2,1% l’anno prossimo, sfidando le precedenti previsioni ed eclissando la performance dell’economia britannica, che nel 2023 dovrebbe contrarsi dello 0,6%. Il piano coordinato da Stati Uniti ed Europa per limitare il prezzo delle esportazioni di petrolio russo a 60 dollari al barile non dovrebbe ridurre sostanzialmente le entrate energetiche di Mosca.
“All’attuale livello del prezzo del petrolio del Gruppo dei 7, i volumi delle esportazioni di greggio russo non dovrebbero essere influenzati in modo significativo, con il commercio russo che continua a essere reindirizzato dai paesi sanzionatori a quelli non sanzionatori”, ha sottolineato il FMI.
Certo, la Russia ha subito un inevitabile contraccolpo dalle sanzioni occidentali. Ma non così fragoroso come si sarebbero aspettati Washington e Bruxelles. Il New York Times ha fatto presente che le vendite di beni, tra cui telefoni cellulari, lavatrici, chip per computer e altri prodotti, sono aumentate tra i vicini e gli alleati della Russia.
Significa che paesi come Turchia, Cina, Bielorussia, Kazakistan e Kirghizistan, tra gli altri, stanno intervenendo per fornire a Mosca molti dei prodotti che i Paesi occidentali hanno bloccato. Intanto, ad un anno dallo scoppio della guerra in Ucraina l’economia russa non è ancora collassata.