Perché leggere questo articolo? “Non una possibilità, ma un obbligo”. Giorgetti detta la linea sul Superbonus, che definisce “un Vajont”. Arginare il provvedimento da 170 miliardi sarà difficile.
“Ha presente il Vajont, quando c’è stata la valanga, era partita poi quando è arrivata giù ha prodotto dei disastri“. Il Superbonus è un disastro, ma è mitopoietico. Un fonte inesauribile di ispirazione per metafore, paragoni, immagini colorite. L’ultima figura retorica sul Superbonus, quella della tragedia della diga del Vajont, l’ha evoca il ministro del Tesoro Giorgetti. Nella seduta della commissione finanze del Senato, in cui ha annunciato una grossa novità proprio sul Superbonus.
Superbonus, si cambia ancora
“Grazie agli antichi romani, che hanno insegnato al mondo il diritto, ci sono i diritti acquisiti, c’è la Costituzione, c’è un principio che se uno ha cominciato il lavoro nel 2021 ha diritto di finirlo nel 2023 e presentarlo in fattura nel 2023. Cosa abbastanza banale che dovrebbe essere di facile intellegibilità per chiunque”. Sì, Giorgetti era proprio ispirato stamattina. Cosi’ il ministro dell’Economia Giorgetti ha risposto a chi gli chiedeva se pensasse ci fosse una sua ipotetica responsabilità sui costi del Superbonus.
A chi gli chiedeva della possibilità di spalmare i crediti su dieci anni anziché su quattro o cinque, Giorgetti ha risposto chiaramente. “Non sarà una possibilità ma un obbligo“. Poi le ulteriori considerazioni su un provvedimento che lo stesso esponente di governo aveva già in passato stigmatizzato per i suoi effetti. L’idea di uno stop anticipato al Superbonus, ipotizzata da Banca d’Italia in una memoria depositata al Senato, “sarebbe stata gradita se fosse stata avanzata nel 2022 o nel 2023, mentre arriva nel 2024 quando il Governo sta esattamente procedendo a fare questo“, ha commentato il capo del Tesoro. Quindi, le dichiarazioni sulla spesa innescata dal 110% in crescita. “Noi siamo arrivati al Governo nell’ottobre 2022 quando la valanga era già partita e abbiamo fatto quello che potevamo fare“.
In arrivo nuovi emendamenti
Sono attesi entro venerdì 10 maggio gli emendamenti del governo al decreto legge Superbonus. Lo ha riferito il relatore del decreto, Giorgio Salvitti (Noi Moderati). Il termine per i subemendamenti sarà fissato per il pomeriggio di lunedì 13 maggio, mentre martedì si effettueranno le votazioni e sarà votato anche il mandato al relatore. Giovedì la Commissione finanze di Palazzo Madama proseguirà i lavori sul decreto con l’esame di emendamenti dei parlamentari.
Arriva inoltre una stretta su nuove deroghe al blocco delle cessioni, proposte dai parlamentari con gli emendamenti al decreto 39/2024 in conversione a Palazzo Madama. Il motivo? Come calcolato dall‘Ufficio parlamentare di bilancio, la mossa consentirà di contenere il rapporto debito-Pil fino al 2027 (1,9 punti percentuali in meno meno), mantenendolo lontano dalla soglia del 140%. E lasciando la patata bollente all’esecutivo che verrà dopo.
Superbonus, quanto abbiamo speso?
E dunque, quanto ci è venuto a costare questo benedetto Superbonus? Da luglio del 2020 alla fine di febbraio del 2024 è costato allo Stato 114 miliardi di euro, quasi 2mila euro per ogni residente in Italia, ma per una serie di ragioni è difficile capire come evolverà ancora la spesa nei prossimi anni, e quanto effettivamente sarà costato una volta esaurito. Ci sono voluti tre anni e tre governi: Conte, Draghi e Meloni – quello che lo ha voluto, quello che non lo ha toccato e quello che non lo ha arginato. Adesso, forse, abbiamo finalmente il dato che aspettavamo. Il Superbonus è una voragine da 170 miliardi. La stima l’ha fatta il vero responsabile di questa storia: il Ragioniere dello Stato che sul costo del Superbonus avrebbe dovuto controllare.