Perché leggere questo articolo? Supercoppa italiana di lunedì alle 20 a Riyad, Arabia Saudita, è un film dell’orrore. Anche gli incubi a volte sono forieri di notizie. Ecco, il mio barbiere era aperto di aperto lunedì ed ha un’idea sul questa Supercoppa d’Arabia. E se…
E’ lunedì, giorno per tradizione (e corporazione) di chiusura per i parrucchieri. “Io non sogno parrucchiere. Io so’ barbiere”. Ci vorrebbe un linguista per capire quel miracolo che è il dialetto di Rino, il mio barbiere. “I cinesi so’ parrucchieri, la mia è nata coss”. Rino è della vecchia scuola. A chi – timidamente – ha provato a far notare a Rino che la prassi di non rispettare il giorno di riposo in Italia sia ormai tipica di un certo tipo di lavoratori stranieri, spesso di origine asiatica, Rino risponde con una serie di improperi. Motivo per cui oggi che è lunedì il barbiere è aperto e abbiamo potuto parlare dell’argomento del giorno: la finale di Supercoppa italiana. A Riyad, capitale dell’Arabia Saudita…
Breve nota di contesto sul mio barbiere
Le premesse per una storia epica, in quel di Milano sud, c’erano tutte. Basterebbe questo per gridare al proverbiale “apriti cielo”. Sotto il cielo d’Arabia il dio è quasi certamente diverso dal nostro, eppure in quel “salone” – Rino adora chiamare così quel rettangolo di 10 metri quadrati, ricoperti da capelli tagliati che formano una moquette e tappezzati di quei calendari con signorine giunoniche che ormai non si trovano più nemmeno dai meccanici – il divino è stato spesso chiamato in causa. A Rino piace sacramentare. E’ la scelta di giocare la finale di Supercoppa, posso concederglielo, può invitare alla blasfemia. Però Rino ha un uso della bestemmia colorito, anche se non volgare. Riesce sempre a storpiare l’epiteto del divino, così da non farlo. Insomma, si salva sempre in corner.
La sua vita, d’altronde, è stata un continuo tirare a campare. Avrà su e giù settant’anni, ma è giovanile. Un signore robusto ma curato, gioviale e rumoroso, profumato ma non eccentrico. Insomma di bella presenza, presenza che – da buon barbiere – non manca mai di appoggiare vicino alle spalle dell’ignaro cliente, più o meno all’altezza delle spalle. La leggenda narra che sia pugliese, ma parla con una forte accento e aspirazione calabrese, mentre i termini sono per lo più del dialetto napoletano. Di sé dice che ha iniziato a tagliare i capelli in Germania, dove inizialmente era andato per fare il gelataio. Ora che sapete tutto di lui, possiamo concentrarci su questa benedetta Supercoppa.
Un incubo chiamato Supercoppa
Per i non calciofili, con Supercoppa s’intende il trofeo messo in palio tra i vincitori del Campionato e della Coppa Italia. Competizione che ha grossomodo l’utilità del cantante indiano dei Black Eyed Peas. Però è pur sempre un titolo da inserire nel palmares. E poi la combinazione tra i vincitori dei due trofei genera solitamente qualche bell’incontro tra Milan, Inter, Juve o Napoli, Roma e Lazio. Non quest’anno. La Lega Serie A ha infatti deciso lo scorso anno di dar vita a un nuovo formato per la Supercoppa. Che, ricordiamolo ancora una volta, si gioca a Riyad, a 5mila chilometri di distanza da Roma.
“Dall’America importiamo solo le cazzate”. Rino è carico, il commento alla notizia del giorno inizia subito col tono giusto. In sostanza, il nuovo formato è stato allargato a quattro squadre: le due finaliste di Coppa Italia e la prima e seconda classificata in campionato. Quindi Inter e Fiorentina, Napoli e Lazio quest’anno sono . Un castigo di dio. O, come ha dichiarato l’allenatore della Lazio, il toscanissimo Maurizio Sarri: “E’ prendi i soldi è scappa. La Supercoppa italiana è un’elemosina in giro per il mondo“.
Il mio barbiere ha un’idea
Torniamo a noi, a Rino e al suo negozio. “Ma io dico” – è tipo il suo intercalare preferito quando deve spiegare i problemi del mondo – “ma, se dobbiamo giocarla in Arabbia, a sto punto, perché non proviamo per una buona volta il “tempo effettivo”? In quel rettangolo di 10 metri, frastornati dal rumore di della tv che sul soffitto, che ad ogni ora spara la radio – sta cosa che la radio da Rino si guarda mi ha sempre mandato ai pazzi – improvvisamente cala il silenzio. “Oh, ma lo sai che…non è mica un’idea stronza” gli risponde Beppe, il garzone che ha ormai cinquant’anni suonati e sogna di rilevare un giorno il salotto del maestro. “Lo so, è una mia idea” sorride sornione Rino. “Le persone che sono abbastanza folli da pensare di poter cambiare il mondo, sono quelle che lo cambiano davvero…” diceva Steve Jobs. Ma forse per cambiare il mondo basta andare dal barbiere, un lunedì di Supercoppa.