Perché leggere questo articolo? Cristina Tajani, senatrice Pd, commenta a True-news.it la carenza di lavoratori in Italia a causa del crollo demografico. L’ex Presidente di ANPAL, ora membro della Commissione Finanze e Tesoro, delinea uno scenario drammatico: “Non serve guardare troppo al futuro, già adesso le aziende italiane denunciano la carenza di 400mila lavoratori”.
Uno scenario distopico, e non serve guardare al futuro. In Italia il calo demografico si fa già sentire sul fronte del lavoro. Un report di Prometeia sull’impatto del calo demografico mostra come, da qui al 2030, i lavoratori mancanti diminuiranno di 100mila unità nel nostro Paese. Cristina Tajani, senatrice Pd e membro della Commissione Finanze e Lavoro, mostra a True-news.it come non serva per cogliere al drammatica carenza di lavoratori in Italia. “Già in questi anni alle imprese mancano 400mila lavoratori. Diventeranno 500mila nel 2030″.
Senatrice Tajani, quanto è grande il buco dei lavoratori in Italia?
Le fornisco un dato, frutto della mia precedente esperienze da Assessora al Lavoro a Milano: da qui al 2026 la città traino economico del Paese perderà 50mila lavoratori. Parliamo del 10% del totale della forza lavoro di Milano. In cinque anni, la città avrà 200mila pensionamenti a fronte di solo 150mila ingressi nel mondo del lavoro.
Se la “locomotiva” economica indietreggia, chissà il resto del Paese…
Milano conferma un dato nazionale di enorme arretramento della popolazione, che si riversa in maniera critica sulla forza lavoro italiana. Già lo scorso anno, in qualità di Presidente di ANPAL Servizi avevo lanciato l’allarme su una crisi demografica che, a partire da quella economica del 2008, sta diventando profondissima. Di recente, un report sul Declino demografico e disallineamento del mercato del lavoro in Italia ha mostrato come la carenza peggiorerà di 100mila. Nel 2030 mancheranno mezzo milione di lavoratori alle aziende italiane.
Questo significa che già oggi ci sono 400mila lavoratori mancanti?
Non è un incubo, è realtà. E lo denunciano le stime del sistema delle imprese fornite al governo, in risposta al Decreto flussi 2023. A fronte delle 136mila persone autorizzate a entrare regolarmente in Italia, le aziende hanno ammesso che ne servirebbero altri 400 mila in più per soddisfare le richieste dei datori di lavoro. Parliamo della scorsa estate, non del prossimo decennio.
Senatrice Tajani, come si può coprire questo “buco”?
Ci sono due direttrici principali d’intervento: immigrazione e formazione. La prima è sicuramente incentivare il sistema dell’immigrazione regolare. E’ necessario il superamento del sistema delle quote introdotto dalla legge Bossi-Fini. Uno scenario che non riesce più a sostenere il fabbisogno del mercato del lavoro, al contrario genera illegalità. In parallelo, serve programmazione per migliorare il sistema della formazione, anche a livello informale. Serve creatività per rendere attrattivi i percorsi professionali che oggi paiono carenti. Occorre aggiornare i sistemi informativi, che oggi sono carenti. A settembre il governo ha lanciato la piattaforma SIISL per i dati d’incrocio tra domanda e offerta di lavoro, che necessità già di aggiornamenti.
Come si può rendere più attrattivo il sistema della formazione?
La via maestra è quella dei governi precedenti sulla riforma degli ITIS. Era uno degli impegni del governo Draghi sul Pnrr, ma non è mai stata attuata in pieno. Servono riscontri e valutazione per creare meno segmentazione. L’ITIS è una scuola altamente formativo, che deve ritrovate l’attrattività che merita.
Il nodo della questione rimane poi il crollo demografico. Come si incentiva la natalità?
Tutti i dati e i confronti internazionali mostrano come le politiche che funzionano davvero sono sostegno alle donne che lavoro. Non la decontribuzione o i sostegni alle aziende. Servono asili nido, servizi di cura o puericultrici per le donne e il congedo parentale obbligatorio per gli uomini. Ma anche se attuassimo tutto ciò oggi stesso, ci vorrebbe comunque troppo tempo per invertire il trend. Per i prossimi anni, lo scenario attuale di carenza di mano d’opera permarrà. Per questo serve incrementare l’immigrazione e migliorare l’attrattività complessiva del mercato del lavoro. Il bello è che per questo ci sarebbe una soluzione a costo zero.
Quale?
Il salario minimo obbligatorio. Una proposta che ha ormai il consenso di ampia parte del paese, non solo di sinistra. L’esperienza internazionale, su tutte la Germania, ci mostra poi che le resistenze di imprenditori e sindacati diminuiscono e che, una volta introdotto, il salario minimo agevola la contrattazione collettiva.
Eppure, del salario minimo non si fa nemmeno accenno in Parlamento in questi giorni di discussione. Come giudica la Manovra, senatrice Tajani?
La Legge di Bilancio in discussione è semplicemente insoddisfacente sul fronte del lavoro. La spesa maggiore va sulla riduzione del cuneo fiscale, che è già vigente. Solo un prolungamento, con accorpamento delle due aliquote Irpef che sono anti-progressive oltre che dell’orizzonte limitato di un solo anno. Anche quest’anno, non conterremo la perdita di lavoratori.