Il caso del maxi-stipendio di Carlos Tavares ha fatto discutere l’opinione pubblica nel mondo economico italiano. In particolare, si è messa in relazione la scelta dei soci di Stellantis di approvare, con una maggioranza del 70%, l’aumento degli emolumenti del manager portoghese fino a 36 milioni di euro l’anno con la scelta dell’erede di Fca e Psa, che Tavares guida dal 2021, di prolungare le chiusure di alcuni siti italiani.
Il maxi-stipendio di Tavares
Dopo aver dismesso Grugliasco, Stellantis ha promosso l’espansione della chiusura con cassa integrazione per i dipendenti dello stabilimento di Mirafiori, ove lavorano 2mila dipendenti.
Le critiche segnalano che apparirebbe inopportuno un aumento degli emolumenti del Ceo di Stellantis, che nel frattempo nel primo trimestre ha riportato un duro calo del 12% dei ricavi, in una fase in cui la scelta sugli investimenti nei siti italiani va in controtendenza. Ma c’è chi la pensa diversamente. A tal proposito True-News ha raccolto l’opinione dell’avvocato giuslavorista Marco De Bellis, che invita a ricordare che “Le due cose non sono connesse. Tavares non ha un mandato per cercare di tenere aperti più stabilimenti possibili, ma per fare utili e avere risultati positivi per il Gruppo”.
A giustificare l’aumento di oltre il 50% del suo stipendio sarebbe, nota De Bellis, il fatto che “Stellantis nel 2023 è andato benissimo, ha fatturato 189,5 miliardi di euro, ha avuto un utile di 18,6 miliardi, ha distribuito dividendi a tutti i soci. Ha avuto un margine del 12,8%, superiore quindi a quello di tutti gli altri concorrenti”.
Stellantis, utili in volo: Tavares ne beneficia, ma non da solo
Per il giuslavorista “questi sono i risultati che inducono un’azienda a pagare o meno la parte variabile della retribuzione dei propri dipendenti. Inoltre, il Gruppo Stellantis ha distribuito ai suoi dipendenti ben 1,9 miliardi di utili, perciò tutti ne hanno beneficiato, non solo il Ceo”.
L’aumento dello stipendio di Tavares, ricorda De Bellis, non è legato a un fisso garantito ma, nota il giuslavorista, ai premi: “la retribuzione base di Tavares è alta ma proporzionata al ruolo” e paragonabile a quella di altri top manager. Per la precisione, “arliamo di 2 milioni di euro, cui si sommano le altre parti variabili: 11,5 milioni che sono stati erogati in relazione agli utili, poi un compenso una tantum di 10 milioni che era previsto per trasformare Stellantis in un provider di mobilità tecnologica e sostenibile”.
Il contratto del manager di Stellantis
Su questo fronte Tavares “ha raggiunto l’obiettivo e gli è stato versato. Poi vi sono altri 13 milioni che fanno parte di un LTI (Long Term Incentive), ovvero un incentivo a lungo termine spalmato su diversi anni. Non conosco il contratto di Tavares ma sicuramente, com’è usuale in questi casi, conterrà due clausole: il Malus e il Claw-back”.
Di cosa si tratta? De Bellis spiega: “Il Malus è il meccanismo contrattuale che consente di ridurre o addirittura azzerare questo LTI; il Claw-back in caso di avvenuta erogazione permette addirittura di ottenerne la restituzione a fronte di valutazioni negative delle performance aziendali o in caso di comportamenti di Tavares non conformi all’etica del gruppo“. Mirafiori, in quest’ottica, a suo avviso c’entra poco. “Io non vedo una grande contraddizione fra lo stop alla produzione di Mirafiori e la sua retribuzione”, nota l’avvocato. Si tratta, sottolinea, “del compenso di un dirigente apicale che gestisce un’azienda che ha un fatturato pari a più manovre finanziarie dello Stato italiano. Uno stipendio che “è, tutto sommato, quasi in linea con ciò che percepiscono certi grandi atleti che hanno sicuramente minori responsabilità di lui”, conclude De Bellis.