Nel corso degli ultimi anni, la strategia a supporto delle imprese del nostro Paese ha assunto un ruolo centrale nelle politiche di Governo che, a partire dal 2016, hanno sempre confermato il sostegno a specifici incentivi indirizzati alla trasformazione tecnologica e digitale delle imprese.
Transizione 4.0: le novità
Il pacchetto delle agevolazioni ha assunto diverse denominazioni: da Piano Industria 4.0 a Piano Impresa 4.0 e infine Piano Transizione 4.0. Analogamente, anche il contenuto delle medesime agevolazioni è mutato, passando dall’iperammortamento e dal superammortamento agli attuali crediti d’imposta.
Per quanto riguarda l’anno in corso, il Piano Transizione 4.0 presenta una serie di novità, previste con la Legge di bilancio 2021.
Gli obiettivi fondamentali da raggiungere sono sostanzialmente due, ossia stimolare gli investimenti privati e dare stabilità e certezza alle imprese con misure che hanno effetto da novembre 2020 a giugno 2023.
La transizione 4.0 inserita nel Pnrr
La transizione 4.0 trova spazio anche nella versione definitiva del PNRR, recentemente trasmesso a Bruxelles, che indica tra le “missioni” da portare a termine, appunto, la digitalizzazione, l’innovazione e la competitività del sistema produttivo.
La dotazione inizialmente prevista, a dicembre 2020, ammontava, infatti, a 21,7 miliardi di euro, per poi essere più volte ridotta dalle varie bozze redatte fino ad aprile 2021. Da ultimo, con il passaggio in Consiglio dei ministri, il 24 aprile 2021, la dotazione è ulteriormente diminuita a 13,97 miliardi di euro.
Come detto, è appunto la legge di Bilancio 2021, ad introdurre alcune significative novità sulla materia della Transizione 4.0. Il provvedimento, infatti, da un lato, porta a termine l’ampliamento della platea di beneficiari dell’agevolazione, posta in essere già nel 2020 e, dall’altro, introduce specifiche misure volte a compensare l’incertezza del quadro macroeconomico del periodo post-pandemia. Proviamo a vedere più nel dettaglio gli attuali incentivi.
Transizione 4.0 2021: un’opportunità per le imprese
Il Piano Transizione 4.0 riconosce tre diverse tipologie di crediti d’imposta alle imprese che investono in: beni strumentali, in ricerca sviluppo e innovazione e in attività di formazione alla digitalizzazione e di sviluppo delle relative competenze.
La prima agevolazione, appunto, si sostanzia in un credito d’imposta (che va dal 6 al 15 per cento in base alla tipologia di investimento) concesso alle imprese residenti nel territorio nazionale che effettuano investimenti in beni materiali e immateriali nuovi 4.0, indicati agli Allegati A e B alla legge n. 232/2006, nonché in beni materiali e immateriali “ordinari” e strumentali all’esercizio d’impresa.
Sono agevolabili gli investimenti effettuati a decorrere dal 16 novembre 2020 e fino al 31 dicembre 2022. I beneficiari del credito d’imposta sono tenuti a conservare, pena la revoca del beneficio, la documentazione atta a dimostrare l’effettivo sostenimento del costo agevolabile, mentre per gli investimenti 4.0, sono tenuti altresì a produrre una perizia asseverata rilasciata da un tecnico iscritto all’albo o un attestato di conformità rilasciato da un ente di certificazione accreditato; ciò al fine di dimostrare l’interconnessione dei beni al sistema aziendale di gestione della produzione o alla rete di fornitura e il possesso delle caratteristiche tecniche riconducibili agli elenchi di cui agli All. A e B alla legge n. 232/2016.
La seconda agevolazione prevede un credito d’imposta (che va dal 10 al 20 per cento in base alla tipologia di investimento) per gli investimenti in attività di ricerca e sviluppo, innovazione tecnologica, design e green, in favore delle imprese residenti.
Da ultimo, le imprese possono beneficiare di un ulteriore credito d’imposta connesso alle spese sostenute per la formazione del personale dipendente e rientrante in uno degli ambiti elencati nell’Allegato A alla Legge di Bilancio 2018 (Vendita e Marketing, informatica, tecnica e tecnologia di produzione). Anche in riferimento a tale agevolazione, la Legge di bilancio 2021 è intervenuta prevedendo un aumento delle percentuali del credito (che va dal 30 al 50 per cento, a seconda delle dimensioni dell’impresa).
Il regime di patent box
Completa il quadro il regime del patent box applicabile dal 2015 e recentemente modificato nel 2019. Si tratta di un regime opzionale di tassazione per i redditi d’impresa derivanti dall’utilizzo di software protetto da copyright, di brevetti industriali, di disegni e modelli, nonché di processi, formule e informazioni relativi ad esperienze acquisite nel campo industriale, commerciale o scientifico giuridicamente tutelabili.
Con l’attuazione quindi del PNRR e le relative risorse stanziate, gli operatori prevedono una sostanziale modifica all’attuale assetto normativo che “irrobustisca” gli incentivi legati alla digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo.
a cura degli Avvocati Gabriele Sepio e Gianpaolo Sbaraglia, Studio legale ACTA