Perché questo articolo potrebbe interessarti? La pandemia di Covid ha stravolto le carte in tavola del turismo in Italia. Terminati gli anni cupi dell’emergenza sanitaria il nostro Paese è alle prese con un vero e proprio boom di turisti americani. Spendono tanto, si fermano a lungo e hanno ormai sostituito i facoltosi asiatici come motori di crescita delle città italiane. L’economia tira un sospiro di sollievo. Ma il fenomeno dell’overtourism sta diventando ingestibile.
Non ci sono più le grandi comitive di turisti cinesi ad affollare le piazze delle grandi città italiane. O almeno: per il momento sono meno numerose rispetto al passato. Non ci sono più neppure russi e giapponesi a trainare la carretta del turismo italiano con i loro rubli e yen. Restano i coreani e ancor di più gli europei: tedeschi, francesi, inglesi. I riflettori sono tuttavia puntati sui viaggiatori americani, a loro insaputa i nuovi potenziali motori di crescita del turismo in Italia.
Turismo in Italia: negli aeroporti uno su dieci viene dagli Usa
Ci sono subito alcuni dati da sottolineare. Intanto, secondo i numeri dell’Enit, l’Agenzia Nazionale del Turismo, il 10% dei turisti che arrivano nelle città aeroportuali italiane proviene dagli Usa. A conti fatti significa che un viaggiatore su dieci tra quelli che scelgono l’Italia è americano. Tralasciando il 26% degli italiani, seguono tedeschi e francesi con un 6% a testa. E poi il 52% provenienti da altri Paesi (il classico “vario”). Nel 2023 abbiamo accolto 4,1 milioni di turisti Usa, una cifra che nel 2024 dovrebbe ulteriormente aumentare. Una cifra che piace a chi lavora nel turismo, visto che il prototipo del turista americano soggiorna in media una decina di giorni in Italia (quasi il doppio dei suoi colleghi europei) e spende, in media, 184 euro a notte. Ovvero: più dei 122 euro dei tedeschi dei 130 degli inglesi e dei 90 degli spagnoli.
Il Wall Street Journal ha scritto che in tutta l’Europa meridionale – non solo l’Italia – è in corso un boom turistico senza precedenti trainato in gran parte dai turisti americani. Questo fenomeno sta accelerando la crescita in luoghi che erano diventati sinonimo di stagnazione economica, creando centinaia di migliaia di posti di lavoro e riempiendo le casse di governi indebitati.
Ma cosa sta succedendo in Europa? Con la Germania in stallo, la Spagna è la grande economia in più rapida crescita del continente: quasi tre quarti di questa crescita, e un posto di lavoro su quattro, è collegata al turismo. In Grecia, addirittura il 44% di tutti i posti di lavoro è collegato al settore turistico. Che genera anche un quinto della produzione economica di Lisbona e sostiene un posto di lavoro su quattro.
L’Italia alle prese con l’overtourism
Secondo un’indagine del Centro Studi Turistici di Firenze per l’associazione Assoturismo Confesercenti, il settore turistico italiano è destinato ad avere un’estate da urlo. Nel periodo compreso tra giugno e agosto dovrebbero registrarsi 216 milioni di pernottamenti, in aumento dell’1,5% rispetto all’estate scorsa. I visitatori stranieri rappresenteranno 105 milioni della torta, in aumento del 2,5% rispetto al 2023. L’altra faccia della medaglia si chiama overtourism, traducibile come sovraffollamento turistico. Alcuni esempi? Venezia ha ascoltato gli avvertimenti dell’Unesco sui “danni irreversibili” al suo centro storico e ha introdotto una tassa di ingresso per i turisti in gita tra le 8.30 e le 16.00 in primavera e in estate.
A Portofino, i turisti che si attardano nei luoghi virali di Instagram per scattare selfie potrebbero essere multati di 275 euro “per aver creato una situazione pericolosa”. Le zone rosse implementate o aree “divieto di attesa” hanno lo scopo di prevenire ingorghi e marciapiedi congestionati. A giugno, Firenze ha vietato l’uso di Airbnb e affitti privati per vacanze a breve termine nel suo centro storico, e così via di città in città. Le croci e le delizie del turismo.