Perché questo articolo potrebbe interessarti? Il governo Meloni ha annunciato l’avvio dell’iter per arrivare all’apertura dei cantieri del ponte sullo stretto di Messina. Nella storia però sono diversi i momenti in cui l’opera sembrava a portata ma è poi rimasta solo sulla carta.
Il ponte sullo stretto di Messina è tornato di attualità. Nei giorni scorsi il governo ha approvato il decreto con il quale si punta a far ripartire l’iter per la costruzione dell’opera, interrotto dall’esecutivo di Mario Monti nel 2012.
L’infrastruttura, in grado di ridurre i tempi di percorrenza tra Sicilia e Calabria e collegare il sud Italia con i corridoi autostradali e ferroviari europei, costituisce una sorta di tormentone politico italiano. L’attuale esecutivo punta a riprendere in mano tutti i progetti emersi negli ultimi decenni e ad avviare i cantieri entro il 2024. Al momento, l’ostacolo più importante è forse dato dalla storia: tante volte il ponte è sembrato a portata.
Il primo concorso di idee del 1969
Unire Sicilia e Calabria è sempre stato un sogno da parte di tutte le popolazioni che nei secoli si sono avvicendate da queste parti. Nel 1840 Re Ferdinando II di Borbone ha incaricato gruppi di architetti e professionisti per verificare la fattibilità di un ponte lungo lo stretto. Ma gli alti costi hanno fatto desistere il sovrano delle Due Sicilie. Con l’avvento dell’unità d’Italia e la costruzione di ferrovie al sud, l’idea di collegare il territorio siciliano con il continente è tornata di forte attualità. Il deputato Giuseppe Zanardelli nel 1876 ha parlato del ponte sullo stretto come di un’opera “fondamentale e necessaria”. Anche se per la verità in quel momento ad andare per la maggiore era l’idea di un tunnel, mentre solo nel 1883 è stata studiata la possibilità di un ponte a cinque campate grazie a un progetto delle ferrovie.
Il terremoto di Messina del 1908 ha interrotto ogni discussione. La fragilità del territorio emersa in quel frangente, ha rinviato sine die gli studi su nuovi progetti. Nel secondo dopoguerra, grazie allo sviluppo di nuove modalità costruttive e di nuove tecnologie, la politica è tornata a dibattere sulla modalità di attraversamento dello stretto. Si è così arrivati al concorso internazionale di idee del 1969, lanciato dal ministero dei lavori pubblici. In quell’occasione per la prima volta sono emersi progetti più concreti, realizzati da diversi studi di ingegneria e architettura internazionali. Quattro le ipotesi di attraversamento più tenute in considerazione: il ponte a campata unica, il ponte strallato a tre campate, il cosiddetto “ponte di Archimede” (un tunnel sorretto da piloni agganciati al fondale) e infine il tunnel sullo stile di quello costruito in seguito sotto il canale della Manica.
La costituzione della società Stretto di Messina S.p.A. nel 1981
Dopo il concorso di idee del 1969, si è avuta la sensazione che per il via ai lavori mancasse davvero poco. La politica infatti sembrava aver deciso: o sopra o sotto il fondale marino, Sicilia e Calabria dovevano essere unite. Il passo successivo fu la legge 1158/71, con la quale è stata autorizzata la costituzione di una società di diritto privato a capitale pubblico, destinata a essere concessionaria per la progettazione e realizzazione dell’opera.
Tuttavia per l’attuazione di quella legge si sono dovuto attendere dieci anni. Nel 1981 infatti, il governo Forlani ha istituito la società Stretto di Messina S.p.A. Il nuovo ente ha iniziato a esaminare i progetti e a curare l’iter progettuale e burocratico per avviare i lavori.
Il progetto preliminare del 1986
Anche in quegli anni la politica è più volte tornata sul tema, annunciando imminenti svolte. Nel 1985, l’allora presidente del consiglio Bettino Craxi ha assicurato che per l’apertura dei cantieri mancavano davvero pochi passi. Il presidente dell’Iri, Romano Prodi, si è sbilanciato pronosticando l’apertura del ponte entro il 1996.
Toni quasi trionfalistici giustificati in parte dalla presentazione di nuovi studi di fattibilità da parte della società Stretto di Messina. Studi che hanno portato all’elaborazione di un primo progetto preliminare nel 1986. Un progetto approvato l’anno dopo anche dal gruppo FS e aggiornato nel 1992. La scelta è caduta sull’ipotesi del ponte a campata unica, visto come intervento in grado di non interferire con il traffico marittimo dello stretto e di coniugare l’elemento funzionale con quello economico.
L’appalto del 2005
Ma l’ottimismo si è scontrato nuovamente con il mancato completamento dell’iter per avviare i lavori. Nel 2001, a seguito della vittoria elettorale della sua coalizione, il nuovo presidente del consiglio Silvio Berlusconi ha assicurato la fattibilità dell’opera. Nel 2003 si è così arrivati, sulla base dei progetti del 1986 e del 1992, a un nuovo progetto preliminare. La società Stretto di Messina ha messo quel progetto a gara, aggiudicata poi al consorzio Eurolink nel 2005 per un importo di 3.88 miliardi di Euro. A capo di quel consorzio vi era la società Impregilo, oggi chiamata WeBuild.
Dopo lo stop voluto dal governo di Prodi nel 2006, con il ritorno al potere di Berlusconi nel 2008 l’iter è stato riavviato. Il 2 ottobre 2009 la Stretto di Messina ha dato incarico a Eurolink di avviare la progettazione definitiva ed esecutiva. Due mesi più tardi, in Calabria ha preso il via il cantiere per la variante ferroviaria propedeutica alla realizzazione del pilone sul versante continentale del ponte. Ad oggi, rimane questa l’unica vera opera realizzata del progetto del 2003.
Gli stop di Prodi e di Monti
Come detto, dopo il primo via libera all’appalto del 2005 si è avuto uno stop. Non di natura burocratica, bensì politica. La coalizione di centrosinistra che ha vinto le elezioni del 2006, guidata da Romano Prodi, aveva nel suo programma lo stop al progetto relativo al ponte. Tuttavia, la società Stretto di Messina non è stata sciolta per evitare di incappare in penali, ma è stata accorpata all’Anas.
Con il Berlusconi III, l’iter è ripartito da dove era stato fermato. Ma lo stop definitivo si è avuto con il governo di Mario Monti nel 2012. In quell’occasione, l’esecutivo ha ritenuto eccessivi i costi da affrontare per l’opera, a fronte di una grave situazione economica nel Paese. Si è così deciso, con un decreto di Palazzo Chigi, di mettere in liquidazione la società Stretto di Messina avviata nel 1981 e pagare le penali.
Da dove riparte oggi il governo
Il governo Meloni ha deciso di ripartire dall’iter stoppato tra il 2012 e il 2013. Il progetto è quindi lo stesso, così come non ci saranno nuovi appalti. Verrà inoltre ricostituita la società committente. La speranza, espressa tanto dalla stessa Meloni quanto dal ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, è quella di rendere l’opera cantierabile entro il luglio 2024. I costi si aggirerebbero intorno agli otto miliardi di Euro.