Perchè leggere questo articolo? Ha fatto notizia la vendita di una bottiglia di Primat di Colore 2016 per 100mila euro. Il vino si conferma un bene rifugio. Ed un buon investimento, prestando le dovute attenzioni. Stefano Minelli, imprenditore specializzato in investimenti nei vini pregiati: “Ci può essere un ritorno già entro due anni. Ma questo è un momento abbastanza particolare…”
Gioielli, opere d’arte e, perché no? Bottiglie di vino. Per investire si può anche diversificare. E guardare ai vini di grande qualità. Puntando ad etichette che non sono semplicemente di pregio: lo dimostra la vendita record di una bottiglia di Primat di Colore 2016, acquistata per centomila franchi, poco più di centomila euro, il prezzo più alto mai pagato per una bottiglia di vino italiano. Come è possibile che le bottiglie di vino possano toccare tali quotazioni? E si tratta di una buona forma di investimento? Ne abbiamo parlato con Stefano Minelli, imprenditore specializzato in investimenti nei vini pregiati. “I vini sono beni rifugio e l’investimento può dare i suoi frutti già dai 2 ai 4 anni. Chi può investire? Gli appassionati e gli chef anche stellati, ma anche investitori che amano la stabilità accompagnata da alti rendimenti”. L’intervista.
Minelli, come può una bottiglia di vino raggiungere quotazioni tali da rivelarsi una forma di investimento anche più redditizia rispetto ad altre?
Devo dire che è un momento abbastanza particolare per questi vini pregiati, perchè c’è stata una sorta di acquisto forsennato negli anni passati che non ha coinciso con un innalzamento del valore di questi vini. Le aziende che si occupano di questo, in particolare Londra, non riescono a vendere ai prezzi che dovevano perché ci sono stati tanti acquisti. Il problema è per chi ha investito e non riesce a rientrare dell’investimento. A meno che non abbia dei vini particolari. Il mercato, però, è ciclico, bisogna avere un po’ di pazienza e superata l’impasse. E il discorso ritornerà come era. Come forma di investimento il vino è sempre stato nel breve e medio periodo tra i primissimi investimenti alternativi.
Quali sono i “requisiti” per un vino da investimento?
Per essere un vino da investimento servono peculiarità diverse da un vino pregiato di ottima fattura. Devi avere, innanzitutto, il nome e una storia. Poi un mercato, perché certe volte alcuni vini di nicchia non riescono a decollare. C’è poi il discorso dei critici, le cui valutazioni e recensioni positive danno una valutazione al vino per cui i prezzi si impennano. L’ insieme di questi tre fattori fa sì che un vino sia da investimento.
C’è poi la quantità ridotta della produzione…
Un produttore una volta mise sul mercato una bottiglia a 30mila euro. Ne produsse 500 e 200 le mise sul mercato. In 20 minuti furono vendute. Le rimanente 300 erano per la figlia di questo produttore visionario di Bordeaux, un’eredità che la ragazza avrebbe potuto vendere dopo 20 anni. Questi vini, tra l’altro, hanno una longevità eccezionale.
Il fattore tempo è fondamentale?
Certo, ed è legato alla reperibilità, alla tipologia, all’annata di una determinata azienda. Se di un vino vengono prodotte mille bottiglie e dopo 10, 15 anni nei magazzini fiscali ce ne sono 20 esemplari essendoci poca offerta e tantissima domanda, i prezzi decollano. Nel settore dei vini da investimento più vai avanti nel tempo e meno bottiglie trovi sul mercato. Aumenta la domanda diminuisce l’offerta perchè ci sono meno bottiglie e il prezzo aumenta a dismisura.
La legge della domanda e dell’offerta…
Con una peculiarità. Il vino da investimento si può bloccare, ma non crollare, perché è una nicchia non collegata con i mercati globali.
A chi conviene investire in vino?
A chiunque abbia risparmi da poter investire, dagli appassionati di vino agli chef anche stellati, a investitori che amano la stabilità ma anche gli alti rendimenti. I vini sono beni rifugio e l’investimento può dare i suoi frutti già dai 2 ai 4 anni.