La maggior parte di noi considera “il sentirsi al sicuro” uno dei pilastri fondamentali del concetto di libertà, che spesso viene intesa come completa espressione di sé. Tuttavia, nella nostra vita esprimiamo noi stessi anche attraverso le 70.000 ore che, in media, in una vita intera, dedichiamo al lavoro e alla cosiddetta “azienda”.
Anche l’azienda è uno dei beni principali da proteggere
Considerando l’ “azienda” come uno dei principali veicoli per generare ricchezza e valore collettivo attraverso l’insieme delle persone che la compongono: dagli imprenditori – che creano lavoro e rischiano sé stessi – ai “dipendenti” – in tutte le varie funzioni aziendali – che mettono a disposizione le proprie competenze per contribuire a realizzare e diffondere nel concreto il processo di creazione di ricchezza, diventa naturale pensare che l’azienda è anche uno dei principali beni da proteggere.
Gli strumenti a disposizione per la tutela della ricchezza e del patrimonio sono numerosissimi, così come sono numerose – e sempre in evoluzione – le tipologie di rischi e minacce a cui un’azienda può essere sottoposta. Dai rischi fisici a quelli digitali, dai rischi ambientali, a quelli economici, sociali e così via. Dai dati, alle persone, ai luoghi, tutto è un elemento importante da proteggere. Come possiamo, giorno dopo giorno, prenderci cura della ricchezza che quotidianamente contribuiamo a far crescere?
L’importanza di una tutela “smart”
Viviamo nell’era dello “smart”: lo “smart working”, la “smart city”, la “mobilità smart” e così via; è arrivato il momento, grazie anche all’evoluzione tecnologica di cui siamo testimoni, di immaginarci anche una tutela della ricchezza smart. In un contesto in cui le aziende si muovono verso una direzione in cui i confini diventano sempre più labili e sempre meno strutturati, per condividere ed integrare processi che siano sempre più flessibili ai fini di sviluppare una capacità di adattamento ai cambiamenti repentini del mondo, reale o digitale, un punto di partenza per questa riflessione è la consapevolezza della centralità delle persone, lavoratori e lavoratrici, nella creazione e nella diffusione del valore aziendale come nella sua tutela.
Come creare una gestione del rischio integrata ed inclusiva
La gestione del rischio non può dunque essere un processo astratto, non può essere relegato ad una procedura da seguire, non può riguardare solo determinati ambiti dell’organizzazione. La gestione del rischio per essere “smart”, deve sviluppare basi solide con radici nella cultura aziendale, per rendere consapevole ogni attore della sua centralità nella creazione come nella tutela del valore. Ciò che occorre, e diventa spesso necessario, è investire in ricerca e competenze, e in modelli orientati alla gestione del rischio integrata ed inclusiva, condividendo, interagendo e valutando le criticità insieme, ovvero unendo il risk management aziendale alle funzioni operative e di sviluppo. Dal facility, all’operation, all’HR, alla gestione dello sviluppo immobiliare, fino ai sales e a tutti gli “addetti ai lavori”.
Ripensare ad una gestione del rischio più inclusiva, significa avviare percorsi di formazione estesa, diffusa e mirata a tutta l’organizzazione aziendale, creando tavoli di lavoro interfunzionali dove il processo di sviluppo del business è integrato con l’esigenza di garantirne flessibilità e resilienza.
Nella gestione del rischio “smart”, al di là dello sviluppo delle più moderne tecnologie e dell’implementazione di processi, modelli e procedure, tutti dovremmo diventare un po’ dei risk manager…ognuno nel proprio ambito.
Linda La Grotteria, Think Tank Rischi e Scenari Secursat