Perché leggere questo articolo? L’uovo di Pasqua quest’anno rischia di essere meno dolce (o più piccolo). La colpa è dei rincari del cacao. Una brutta sorpresa…
L’uovo di Pasqua quest’anno rischia di avere una sorpresa – ben poco dolce – al suo interno. Gli amanti del cioccolato, dopo le abbuffate di agnello, coniglio, uova e torta pasqualina, potrebbero non riuscire a “sciacquarsi” la bocca con il tradizionale uovo. La colpa è dell’aumento estremo del costo del cacao sui mercati internazionali. Dal primo gennaio c’è stato un rincaro del 40%, più del doppio rispetto all’inizio del 2023. Una tonnellata di cacao ha da poco superato il prezzo di 5.500 dollari, oltre 5mila euro: un record assoluto.
Perché nell’uovo di Pasqua c’è una sorpresa amara
I prezzi del cacao sono aumentati negli ultimi mesi a causa del maltempo e delle malattie che hanno colpito le colture dei principali produttori. Questo ha portato a raccolti molto meno prosperosi e un aumento dei prezzi. A questo si aggiunge il fatto che questo settore è uno dei meno equi e sostenibili al mondo, con i governi locali e le grandi multinazionali produttrici che sfruttano gli agricoltori.
Queste problematiche hanno reso il settore del cacao statico e soggetto a pochissimi investimenti. Le difficili procedure di lavorazione l’ha inoltre reso un settore difficile da industrializzare. I procedimenti molto lunghi e complessi hanno portano difficoltà nell’applicazione dell’automazione industriale.
I paesi avvantaggiati dalla crisi
Il cacao proviene da semi che crescono su alberi coltivati proprio in Africa. Originari del Sud America, oggi c’è una coltivazione intensiva in Africa. Quattro paesi africani producono quasi i tre quarti del cacao mondiale. La Costa d’Avorio e il Ghana da soli infatti producono il 60% della fornitura mondiale. Secondo alcune stime, la produzione di cacao dei due paesi maggiori esportatori al mondo diminuirà del 20% quest’anno, abbassando l’offerta globale totale dell’11%.
Questo porterà ad un aumento dei prezzi, ora già a 5.500 euro a tonnellata, ma che nella peggiore delle ipotesi potrebbe addirittura toccare i 10.000 euro a tonnellata. Da questa crisi africana del cacao, alcuni paesi però vogliono trarre alcuni vantaggi, in particolare dell’America Latina. In primis il Brasile sarebbe intento a rilanciare la sua produzione colpita diversi anni fa da malattie. D’altro canto l’Ecuador pare stia insidiando il Ghana come secondo esportatore di cacao entro i prossimi 5 anni.
Il fenomeno della “Shrinkflation”
L’irreversibile crisi del settore del cacao inevitabilmente si rifletterà anche sulle spese dei consumatori. Oltre all’aumento dei prezzi, quello che potrebbe manifestarsi è il cosiddetto fenomeno della “shrinkflation”. Il termine deriva dalla crasi del verbo “shrink” (“restringere”) e di “inflation” (“inflazione”) e indica una sorta di “trucchetto svuota-carrelli“, come è stato già definito le associazioni di consumatori. Dunque, il consumatore si trova il prodotto allo stesso prezzo, ma di dimensioni e quantità più ridotte per fare l’esempio di un supermercato, oppure in hotel stesso prezzo, sempre, ma meno servizi rispetto a prima.
Le aziende hanno adottato questa nuova strategia per combattere l’inflazione probabilmente derivante dalla guerra in Ucraina. Le conseguenze principali si avvertono soprattutto quando si va a fare la spesa. Ecco perché bisogna stare più attenti. Ad esempio, in una pacchetto di patatine, che sarà lo stesso, si troverà il numero di patatine all’interno di 5 o 10 in meno. La stessa tecnica vale per le bibite. Il consumatore potrà prendere dallo scaffale una lattina apparentemente identica, ma in realtà leggermente ridimensionata nel diametro o nell’altezza rispetto alla norma. I prodotti a base di cacao quindi potrebbero non solo aumentare di prezzo ma anche diminuire di quantità a parità dello stesso prezzo.
I produttori di uova di Pasqua corrono ai ripari
I più importanti produttori, Nestlé, l’inglese Cadbury e altri, devono trovare delle soluzioni al più presto. Il produttore svizzero di cioccolato Lindt & Sprungli aumenta nuovamente i prezzi nel 2024 e 2025, dopo averli gia’ aumentati in media del 10,1% nel 2023. “Per il 2024, il gruppo punta a un aumento medio di una cifra, ovvero di circa il 5%” ha dichiarato il suo amministratore delegato, Adalbert Lechner.