“La Fed ha proseguito nella direzione dei tassi di interesse al rialzo del +0,25% per rallentare l’inflazione. Non è una dialettica falchi-colombe, pompieri-poliziotti. Anzi, le dichiarazioni sono più stringenti dei tassi: alcuni ulteriori rialzi dei tassi di interesse potrebbero essere appropriati e….Il sistema bancario americano è solido e resiliente… Si conferma la disponibilità degli Stati Uniti a intervenire per proteggere le banche piccole, seppure i recenti eventi peseranno sulla crescita”. Ad affermarlo è l’economista Vito Rotondi commentando il rialzo dei tassi deciso ieri dalla Fed.
Vito Rotondi sui rialzi della FED
“Il +0,25%, seppure sia una minima stretta determinazione per contrastare l’inflazione – sottolinea-, porta il costo del denaro tra il 4,75% e il 5% e induce a correggere in diminuzione le stime di crescita dell’economia Usa al +0,4% nel 2023 con un tasso atteso di disoccupazione del 4,5% e al +1,2% nel 2024. La chiusura del 2023 vede tassi di interesse al 5,1% e del 2024 potrebbe definirsi al 4,3%. Nelle tabelle dot-plot della Fed l’inflazione è alta con prezzi al consumo 2023 al +3,3% (+3,1% stima dicembre) Pce core +3,6% vs precedente +3,5%”.
Altro discorso, rileva, “è la percezione della volatilità e della fiducia nell’economia. Una pausa nei rialzi, avrebbe potuto suggerire una lettura negativa dei mercati con il rischio di ulteriori segnalazioni di problemi nelle banche. Del resto la politica monetaria della Fed si adatta agli sviluppi di incertezza con l’aggravio di tensioni. Ecco il prevalere nella tutela dei rischi delle considerazioni sui dati rispetto a pregiudizi sulle politiche…“.