(di Fabio Massa)
Non si può fondare una startup senza un’idea forte, o comunque ben raccontata. Questo vale per tutte le startup di successo, che di fatto iniziano tutte alla stessa maniera: raccogliendo massicce dosi di capitale. E’ il caso anche di Wallife, che si presenta così: “E’ la prima azienda al mondo in grado di fornire risposte sulla sicurezza e sulla protezione dell’individuo da rischi ancora sconosciuti, che ad oggi agisce su tre aree di ricerca (Biometrics, Genetics, Biohacking). L’obiettivo di Wallife è proteggere la persona per tutto l’arco temporale della sua esistenza ed oltre. Studiando il mutato panorama, in considerazione delle potenzialità incrementali della scienza e della tecnologia, Wallife indaga i nuovi rischi, i nuovi problemi e le inedite criticità a cui potrebbero – o potranno – essere esposti gli esseri umani. Tra le aree di forte interesse si annoverano la manipolazione genetica, il biohacking e l’uso dei digital data. Oltre ad approfondire i nuovi rischi emergenti, Wallife si pone anche l’obiettivo di ideare prodotti assicurativi innovativi per fronteggiare rischi già esistenti e noti, ma che non trovano copertura nelle offerte attualmente disponibili”.
Dunque, di fatto è una insurtech. Di successo, per quanto riguarda la raccolta nel 2022: 4,8 milioni di dollari. Ci hanno creduto in molti, ma come sta andando? Prima di rispondere alla domanda (spoiler: nell’ultimo anno ha perso 3 milioni di euro), è interessante vedere chi si è fidato e ha messo una fiche sul progetto.
Ecco chi sono gli investitori che stanno scommettendo su Wallife
Si parte con Massimiliano Ermolli, figlio del compianto Bruno, uno dei potenti veri di Milano sotto la presidenza del consiglio di Silvio Berlusconi. Lui ci ha messo una fiche leggerissima. Stesso discorso per Edwin Colella, comunicatore che ha lavorato per Avvenire, Poste, Lottomatica. Pesantissimo il nome, leggerissimo il capitale messo da Pierfrancesco Saviotti: già consigliere di Tod’s, presidente di Banco BPM, ex consigliere di Moncler, Stefanel, Brembo, Inter, direttore generale di Banca Intesa nei primi anni 2000. Da Mediobanca Giuseppe Baldelli, primo riporto di Alberto Nagel. Il grande vecchio Ernesto Pellegrini, ex presidente dell’Inter e a capo dell’omonima spa ci ha messo un millino circa. Ottomila euro li ha messi Azimut, Pankalos (che fa riferimento ad Angelomario Moratti) ci ha messo quasi 10mila euro. Alfredo Garibaldi partner in Deloitte, Simone Verri di Goldman Sachs (4,6 mila euro), Vito Cozzoli, presidente e ad di Sport e Salute, Paolo Sopranzetti (consulente finanziario e marito dell’attrice Anna Foglietta).
Dentro il bilancio di Wallife: l’iniziale crescita vertiginosa, poi…
Nomi eccellenti insomma, in buona parte legati al pianeta nerazzurro, molti al settore assicurativo o bancario. Come sta andando il loro investimento? A marzo 2023 i dipendenti della società sono 13, tutti a tempo pieno, con un terzo di dirigenti, un terzo di quadri e un terzo di impiegati. Dal bilancio 2021 al bilancio 2022 il costo per i dipendenti è schizzato da 235mila euro a un milione e 216mila euro. E’ cresciuta vertiginosamente – probabilmente per la necessità di sviluppare il settore ricerca anche l’acquisizione di servizi, che nel 2021 sono costati 267mila euro e nel 2022 un milione 821mila. Risultato finale? Nel 2021 la Wallife ha chiuso con una differenza tra produzione e costi di 335mila euro in negativo.
Nel 2022 invece è arrivata a quota tre milioni e 83mila euro di squilibrio. A livello di perdita di esercizio il 2022 si è chiuso con 212mila euro, il 2023 con meno 2 milioni 383mila euro. C’è di che preoccuparsi? Secondo le note integrative no. A bilancio infatti c’è scritto che “i soci hanno sottoscritto e versato un aumento di capitale sociale per complessivi 15 milioni e 727mila euro”. Inoltre si rende noto che dal 26 luglio la Wallife Spa ha sottoscritto “un importante accordo con la Uniqa Versicherung AG, uno dei più grandi gruppi assicurativi nell’Europa centrale e orientale”. Si conclude che “Wallife ha così raggiunto l’obiettivo prefissato di entrare nel mercato assicurativo divenendo una società abilitata allo svolgimento dell’attività di intermediazione”.
Non c’è solo questo, perché la Wallife, che è una startup innovativa (e dunque con tutti gli sgravi concessi dallo Stato), ha “figliato” il 24 febbraio 2022 la Wallife Insurance Srl della quale è socio unico, con 20mila euro di capitale sociale. Stando alla nota integrativa del bilancio della “figlia”, è lei ad aver sottoscritto “l’accordo di riassicurazione con Uniqa Versicherung”. Insomma, grandi cose si muovono per la startup innovativa che vorrebbe rivoluzionare il mondo dell’assicurazione. Per adesso i numeri sono da startup che brucia cassa, ma è qualcosa di assai comune. Delle due l’una: o nasce un gioiello, oppure il salotto buono della finanza interista di Milano potrebbe aver perso una scommessa.