Perché questo articolo potrebbe interessarti? Gli imprenditori di tutto il mondo, italiani compresi, attendono la completa riapertura della Cina. Dopo quasi tre anni di rigide misure anti Covid a Pechino si intravedono finalmente piccoli segnali di svolta. Attenzione però, perché se è vero che il governo cinese ha archiviato la “Zero Covid Policy” in favore della “convivenza con il virus”, la situazione resta comunque complicata. Soprattutto per le imprese e le aziende. Costrette a fare i conti con il ritorno di fiamma dei contagi.
“A breve termine, l’improvviso cambiamento nella politica sul Covid e l’aumento dei casi potrebbero continuare a interrompere la catena di approvvigionamento e le operazioni commerciali“. E ancora: “È importante che le aziende si preparino e riducano i rischi di diffusione del Covid con la loro forza lavoro”. L’analisi della società di consulenza Dezan Shira & Associates è emblematica. La Cina ha rivisto la sua politica sanitaria, rimuovendo la quarantena centralizzata obbligatoria, i test, altrettanto obbligatori, e i blocchi radicali. I gruppi imprenditoriali speravano che l’economia cinese potesse presto tornare a correre, proprio come nel periodo pre pandemico. Ma, a quanto pare, è ancora presto affinché le aziende possano tirare un sospiro di sollievo.
Possibili ripercussioni economiche e previsioni
La strada per convivere con il Covid in Cina non è così semplice come potrebbe sembrare. Ci sono diverse possibili ripercussioni da mettere in conto. In primis, come vedremo nel dettaglio, un forte aumento dei casi in una popolazione con bassi livelli di immunità. Anticamera per un comportamento dei consumatori più “timido” per la paura del contagio. Questo significa che nei prossimi mesi le attività che si affidano alle interazioni faccia a faccia e alle vendite di persona – uno dei settori più colpiti – potrebbero continuare a faticare.
Sebbene la revoca delle restrizioni possa in linea di principio consentire ai cittadini di dedicare più tempo e denaro a passatempi precedentemente vietati (ristoranti, intrattenimento, viaggi), potremmo non assistere a un aumento significativo della spesa dei consumatori. Almeno fino a quando i numeri dei contagi non si stabilizzeranno. A causa dei contagi, inoltre, diverse aziende potrebbero sperimentare carenze di manodopera. È probabile che un fenomeno del genere sia più diffuso tra i lavoratori che hanno un alto rischio di esposizione. Come le persone che lavorano nella vendita al dettaglio e nella ristorazione, il personale ospedaliero e i corrieri delle consegne.
Gli ostacoli da superare
Il 7 dicembre 2022 la National Health Commission cinese ha annunciato 10 misure che hanno effettivamente smantellato la Zero Covid Policy. Questa svolta improvvisa è stata accolta con favore dalle molte aziende. A maggior ragione da quelle che lottano da quasi tre anni contro severi blocchi e restrizioni di viaggio. Stiamo parlando di due ostacoli non da poco che hanno rallentato la loro crescita economica e quella della Cina.
Per due ostacoli rimossi ecco tuttavia altri tre inconvenienti da risolvere. Il primo coincide con la preoccupazione dei cittadini cinesi per l’imminente prospettiva di un’esplosione di infezioni. Anche se molte persone si stanno godendo la libertà, ricordiamo che la popolazione cinese era fin qui abituata a vivere in una società in gran parte priva di Covid. Ebbene, questo può portare ad un comportamento timido dei consumatori. E al rischio che le persone si tengano volontariamente lontane dalla ristorazione e dalla vendita al dettaglio, evitando assembramenti in luoghi pubblici e riducendo gli spostamenti.
La strada in salita della Cina
Arriviamo al secondo ostacolo. La Cina potrebbe ritrovarsi a fronteggiare una versione cinese del “Great American Sickout” risalente all’inizio del 2022. In quel periodo, un picco di casi Covid ha portato ad una carenza di manodopera negli Stati Uniti (e altrove). Il motivo? Milioni di dipendenti ammalati. Una prospettiva del genere ha teoricamente le potenzialità per portare una crisi del lavoro oltre la Muraglia. Mettendo ulteriormente sotto pressione le aziende e i loro dipendenti e rallentando la ripresa economica.
Allo stesso tempo – e questo è il terzo ostacolo – in Cina rimangono in vigore alcune restrizioni. E potrebbero passare ancora molti mesi prima che Pechino possa consentire nuovamente viaggi senza quarantena per gli arrivi nel Paese, e inizi a rilasciare visti a turisti e altri viaggiatori. Già, perché nonostante i progressi verso la riapertura il Dragone mantiene ancora molte restrizioni. Ad esempio, chi arriva in Cina deve ancora sottoporsi a cinque giorni di quarantena alberghiera (costo a carico del passeggero) e a tre giorni di autoisolamento. I prezzi dei biglietti restano poi notevolmente più alti del periodo pre pandemico. Last but not least, le autorità cinesi hanno iniziato a rilasciare visti ma per ricongiungimenti familiari, viaggi di lavoro o servizi diplomatici. Il turismo rimane ancora tecnicamente vietato.