Nikki Haley ha speso 18 milioni per ognuna delle sue (rare) vittorie alle primarie repubblicane. Vincitrice in due Stati su venticinque, l’ex ambasciatrice all’Onu aveva raccolto oltre 36 milioni di dollari dall’autunno in avanti per la sua campagna elettorale contro Donald Trump. Ma alla fine ha finito per prevalere solo a Washington DC e in Vermont, Stato che alle presidenziali è roccaforte democratica.
Haley sconfitta su tutti i fronti
Non è stato abbastanza e Haley, alla fine, ha dovuto abbandonare la corsa dopo la scoppola del Super Tuesday, che l’ha vista sconfitta ovunque, dalla California all’Alabama, dal Maine al Texas, contro The Donald. I 36 milioni di dollari raccolti sono una stima al ribasso perché mostrano solo i finanziamenti dell’ultimo trimestre del 2023. Nell’anno pre-elettorale i candidati alle primarie raccolgono il fieno che mettono in cascina per la prima tornata delle primarie. Poi a inizio anno raccolgono i fondi che presumibilmente dovrebbero servire loro per la lunga corsa fino a novembre.
E Haley, a ben guardare, aveva un vero e proprio ottimismo sul tema: ”I documenti federali mostrano che la campagna di Haley ha raccolto 11,5 milioni di dollari a gennaio, sebbene tale importo non includesse il denaro che il suo comitato congiunto di raccolta fondi potrebbe aver raccolto”, racconta Usa Today, aggiungendo che Haley avrebbe potuto raccogliere nel primo mese del 2024 fino a 16 milioni di dollari, oltre a 12 a febbraio. Il totale fa una forbice tra 59,5 e 63,5 milioni di dollari. E in totale, contando i comitati politici non direttamente a sostegno di Haley che si sono mossi contro Trump il totale di risorse mobilitate per promuovere la corsa dell’ex Ambasciatrice all’Onu è stata quantificata da Usa Today in oltre 82,8 milioni di dollari.
Un risultato deludente
Insomma, un risultato tutt’altro che soddisfacente. Secondo la testata americana Haley è la candidata che ha raccolto più finanziatori “ seguita da Trump con 70,3 milioni di dollari e Biden con 55,8 milioni di dollari, secondo i dati compilati da OpenSecrets”. Molti volti noti dell’establishment finanziario Usa sono stati al suo fianco.
Il più discusso è stato il co-fondatore miliardario di LinkedIn e donatore democratico Reid Hoffman, che ha dato a Haley 250mila dollari. Attivo per Haley anche il finanziere Frank Laukien , che ha fondato per lei il comitato centrista “Independents Moving the Needle”.
Forbes nota poi che a favore di Haley si è speso uno storico centro conservatore storicamente pro-Trump, “il comitato Americans for Prosperity Action sostenuto da Charles Koch. Il quale “secondo quanto riferito ha raccolto 70 milioni di dollari nella prima metà dell’anno, inclusi 25 milioni di dollari dal miliardario Koch e dai suoi gruppi no-profit” e “ha appoggiato Haley”, così come altri big della finanza Usa, come gli investitori e “maghi” della borsa Ken Griffin e Ken Langone.
Cosa faranno i donatori di Haley
Ora che le primarie hanno di fatto incoronato Trump, il fenomeno Haley è tramontato. E con esso i finanziamenti massicci promossi da quei finanzieri e investitori ostili all’ex presidente. Ma che ora dovranno fare i conti con lui. Dove si indirizzeranno i fondi di queste figure del mondo conservatore? Una domanda di importanza pari alla destinazione del 25-30% di voti repubblicani raccolti da Haley in diversi Stati. Decideranno di riversarli sull’ex presidente puntandovi come alternativa preferibile ai democratici e a Biden? O, come si prevede possa fare Hoffmann, torneranno alla base della Casa Bianca? Anche nella partita per i finanziatori si gioca la corsa alla Casa Bianca. Ma non è questa l’unica sfida che conta. E Haley, suo malgrado, lo testimonia.