Il caporedattore di Termometro politico Alessandro Faggiano commenta a True News il sondaggio di SkyTg24 che mostra come anche gli elettori di centrodestra italiani preferirebbero Harris a Trump: “Destra e sinistra sono diverse in America rispetto a qui. L’area dem Usa corrisponderebbe a un nostro centro liberale”. L’intervista
Al via le elezioni per eleggere il 47esimo Presidente degli Stati Uniti d’America. La gara tra Kamala Harris e Donald Trump sta per giungere al dunque, e la distanza tra i due rimane molto sottile. SkyTg24 ha pubblicato alcuni sondaggi commissionati all’istituto di ricerca Quorum/YouTrend che evidenziano una spiccata preferenza democratica tra i cittadini italiani. Il 57% voterebbe Harris, il 20% Trump, 8% non voterebbe e il restante 15% fa parte degli indecisi. Nel sondaggio sono stati infine coinvolti anche i principali partiti politici. Tranne per la Lega, i cui elettori preferiscono Donald Trump con il 50%, a spiazzare è la preferenza unanime da parte degli elettori dei restanti partiti per Kamala Harris. Gli elettori di Fratelli d’Italia preferirebbero Harris al 45%, contro il 39% per i neocon; Forza Italia al 60% per i dem, contro il 31% per i neocon; Pd al 91% per i dem e 2% neocon; M5s al 63% per i dem e 22% neocon. Infine, Avs simile al Pd, con il 91% per i dem e il 3% per i neocon.
Ne abbiamo parlato con Alessandro Faggiano, analista politico e caporedattore di Termometro Politico. «Tutti con Harris? Destra e sinistra sono diverse in America, il centrodestra si rivede nei democratici». L’intervista.
Faggiano, gli ettori di tutti i partiti italiani, tranne la Lega, preferiscono Kamala Harris a Donald Trump. Perché?
Credo che in realtà sia molto semplice. Il concetto di sinistra e destra per gli Stati Uniti è diverso rispetto a quello nostrano. Dal sondaggio che abbiamo fatto si è potuto vedere che anche tra gli elettori di Forza Italia c’è un grandissimo numero di persone che voterebbe per Kamala Harris. Parliamo di circa il 42-45%. Che significa questo? Che in realtà i democratici negli Stati Uniti possono corrispondere spesso e volentieri al centro liberale italiano. Infatti, osserviamo che, per esempio, Bernie Sanders viene visto come un comunista estremo, quando in realtà in Italia potrebbe essere visto come un semplice socialdemocratico. È chiaro che la politica di Donald Trump, che viene considerata di una destra forte ma non necessariamente radicale negli Stati Uniti, qua in Italia invece sarebbe molto marcata. Proprio perché c’è una visione neoliberista estremamente spinta che si rifà a dei dettami di comunicazione e di narrazione che sono tipici delle nuove destre mondiali.
Anche Fratelli d’Italia, che assume un ruolo più conservatore, preferisce Harris. Come mai?
Meloni rispetto alla Lega ha un ruolo un po’ diverso, ma questo lo stiamo vedendo da quando è Presidente del Consiglio, proprio perché ha dei ruoli istituzionali che la spingono necessariamente a cercare anche una maggior moderazione in alcuni casi. Questo si è visto anche nelle interlocuzioni che ha avuto in sede europea, dove spesso e volentieri c’è stata una maggiore aderenza dei dettami, più popolari che necessariamente ultraconservatori. In Europa c’è stato spesso questo contrasto con la Lega di Matteo Salvini. La Lega su questo punto è chiaramente a favore di Donald Trump nella maniera più assoluta possibile, perché rispecchia pienamente il ruolo che ha: rappresenta la parte più estrema, appunto a destra, del trittico di partiti che compongono questo Governo. In realtà se lo può anche permettere, perché non è il partito di spicco in questo senso. E poi c’è da dire che considerata la posizione di Fratelli d’Italia, che deve un po’ giocare con l’uno e con l’altro, è chiaro che ci può essere una maggior flessibilità in uno schieramento molto definito, come appunto quello della Lega a favore di Trump.
L’elettorato di Fratelli d’Italia rimane ancora quello più conservatore?
In realtà, l’elettorato di Fratelli d’Italia credo che sia ancora tendenzialmente quello della destra più forte, però poi ha preso moltissimo anche dall’elettorato liberale, specialmente dopo il calo di Forza Italia. Mentre la Lega ha tutta la via spianata per andare a destra e quindi non può fare altro che sostenere a spron battuto Donald Trump.
Che vincano i repubblicani o i democratici, come cambieranno i rapporti con Meloni?
Sono abbastanza scettico su un forte impatto della prossima presidenza degli Stati Uniti. Per noi, in realtà potrebbe cambiare ben poco. Sia che vinca Kamala Harris sia che vinca Donald Trump, la dinamica del rapporto tra i due Paesi per me rimarrà sostanzialmente la stessa. Si è visto anche durante la Presidenza di Donald Trump nel 2016, le cose cambiano di poco. Entrano in gioco interessi diversi, e tutta la dinamica della geopolitica mondiale. Fattori poco inclini ad essere scossi da un cambio di presidenza. Inoltre, Meloni si sta confermando comunque un soggetto ben capace di sedersi ai tavoli, che siano europei o internazionali e svolgere il ruolo classico che è svolto l’Italia, ovvero mantenere un senso di continuità sulla politica internazionale italiana senza tirare troppo la corda.